«Se 14 posti letto di terapia intensiva, tanti quanti programmati in Fiera, fossero stati distribuiti nel numero di un posto letto per presidio ospedaliero già funzionante, avremmo avuto quei 14 posti letto già funzionanti da mesi?»
«Il momento di forte criticità con la recrudescenza della diffusione del virus e il conseguente impatto sui servizi sanitari ci ha indotti a restare in silenzio sull'ospedale della Fiera del Levante per rispetto a chi sta soffrendo in salute e sul piano economico, e per rispetto e gratitudine verso tutti coloro che stanno profondendo sforzi immani per poter assistere e comunque esercitare azioni di contrasto alla diffusione del virus.
Ma, a fronte di dichiarazioni esilaranti di componenti del cerchio magico di Michele Emiliano e di dichiarazioni dello stesso tendenti a giustificare l'ingiustificabile operazione Fiera del Levante, non vorremmo che il nostro silenzio sia interpretato come accondiscendenza ai giudizi che sull'ospedale della Fiera stanno propagandano.
Per noi l'Ospedale in Fiera è e resta un colossale monumento all'improvvisazione. E lo spieghiamo sollecitando la riflessione collettiva ponendo alcune domande mediante le quali chiunque, dando risposta ponderata, arriva alle nostre stesse conclusioni:
- se 14 posti letto di terapia intensiva, tanti quanti programmati in Fiera, fossero stati distribuiti nel numero di un posto letto per presidio ospedaliero già funzionante, avremmo avuto quei 14 posti letto già funzionanti da mesi?
- se quei restanti 140 posti letto di terapia semi-intensiva COVID previsti in Fiera li avessimo allocati in numero di tre-quattro per presidio ospedaliero già funzionante avremmo avuto la disponibilità di posti letto attivi da mesi rinforzando ciascun presidio con qualche unità di personale in più?
- se questo fosse stato fatto da maggio 2020, epoca in cui il Ministero ha stabilito questi standard di aumento di posti letto, avremmo evitato di stare oggi in piena recrudescenza epidemica a discutere di personale, di carenze di anestesisti ed infermieri, di confronti sindacali, di simulazione per il trasferimento di un paziente dal policlinico, di trasferimento di interi reparti con pazienti e con équipe di personale dal Policlinico alla Fiera investendo tempo prezioso e in forza lavoro distratta all'emergenza, di necessità di chiedere a tutte le Asl della Puglia di fornire personale di per sé carente nelle stesse ASL?
- si può pensare di costruire un ospedale in 45 giorni spendendo 20 milioni di euro senza aver pensato al personale per stare oggi in piena recrudescenza dell'epidemia a preoccuparsene?
- non sarebbe stato più utile investire quei 20 milioni di euro nel potenziamento dei tamponi e delle pratiche di contact tracing, nel fare tamponi antigenici a tappeto e nell'assistenza domiciliare?
- se quei 20 milioni fossero stati investiti nella telemedicina, nel telemonitoraggio dei parametri vitali dell'organismo nei soggetti positivi in isolamento domiciliare, nella ventilazione non invasiva a domicilio avremmo ridotto l'ospedalizzazione e assistito molto meglio a domicilio assicurando un supporto quanto mai necessario ai medici di famiglia?
- Infine, se avessimo fatto più tamponi più contact tracing, tamponi antigenici a tappeto e potenziato l'assistenza domiciliare con telemedicina, telemonitoraggio e ventilazione non invasiva (CPaP) avremmo avuto meno contagi e meno ospedalizzazione e, soprattutto, meno morti e potevamo essere in Zona gialla o addirittura Bianca con sollievo per la nostra economia, dell'istruzione dei nostri figli per la possibilità di didattica in presenza e delle nostre libertà?
A ciascun pugliese il compito di rispondere a queste domande e trarre le conclusioni senza lasciarsi abbindolare dalla propaganda di chi esercita il potere con il suo cerchio magico che vive e vegeta all'ombra del potere a spese della collettività»
Gruppo regionale Fratelli d’Italia Puglia