«Veramente siamo convinti che modificare l’assetto amministrativo delle province possa influire positivamente o negativamente sul destino di Manduria?»
«Gli interventi e i commenti sul nuovo assetto delle province e sulla collocazione di Manduria si susseguono incalzanti. Abbiamo seguito il dibattito con attenzione, senza però appassionarcene. E non capivamo perché, in fin dei conti si discute della storia, delle nostre radici, e del futuro, della speranza che Manduria possa avvantaggiarsi dal rimescolamento territoriale.
Stabilire se ci sentiamo più discendenti dei greci o dei messapi, interrogarsi sulle affinità culturali e linguistiche con il Salento e la Terra d’Otranto o su quelle economiche con Taranto e Brindisi, rappresentano senza dubbio spunti per discussioni affascinanti, non solo astratte.
Ma tutto questo che c’entra? Perché, a pensarci bene, non riesciamo a liberarci dal dubbio che spostando l’attenzione su argomenti di “alto profilo” si faccia per l’ennesima volta il gioco della casta, che proprio questo va cercando: distoglierci dal vero problema, l’abolizione tout-court delle province.
L’irrompere sulla scena politica dello scandalo di “Batman” e degli sprechi delle Regioni dovrebbe farci sentire la puzza di bruciato che proviene da un pastrocchio che per l’ennesima volta elude la richiesta dei cittadini di abbattere i costi della politica. Infatti, ricordiamo a noi stessi, la proposta di eliminare le province, attribuendone le competenze ai Comuni e alle Regioni, era una promessa elettorale, come sempre disattesa, di tutti i principali partiti, Lega Nord esclusa. Ed anche uno dei primi impegni che aveva assunto il Presidente Monti al momento del suo insediamento.
Poi, come tutte le altre buone proposte per tagliare le spese della politica, vedi riduzione delle indennità ai parlamentari e ai consiglieri regionali, riduzione del loro numero, abolizione dei privilegi previdenziali e dei bonus e prebende di cui godono, anche quella di eliminare le province è stata annacquata da una serie di “ma” di “se” e di “però” che finiranno per annullare l’effetto che si voleva ottenere, e cioè un risparmio di soldi pubblici.
Ai sostenitori della “superprovincia”, come a quelli che vogliono unirsi a Lecce oppure entrare nella Taranto-Brindisi, che pure motivano la loro preferenza con argomenti di buon senso, vorremmo chiedere se veramente siano convinti che modificare l’assetto amministrativo delle province possa influire positivamente o negativamente sul destino di Manduria. Noi non lo crediamo, continueremo comunque ad avere un animo ed un dialetto salentini ed interessi economici che, nel bene e nel male, attraverso l’ILVA, ci legano a Taranto. E, se non cambieremo la classe politica “indigena”, rimarremo comunque ai margini, perché non riusciamo proprio ad immaginare come potremmo migliorare se l’assessore provinciale espresso da Manduria stesse a Lecce o a Brindisi anziché a Taranto.
La Regione Puglia paga il proprio Governatore con lo stipendio più alto d’Italia, Vendola guadagna più di Obama. Se sommiamo ministri e sottosegretari, parlamentari, consiglieri regionali e provinciali, presidenti, sindaci, assessori regionali, provinciali e comunali, il nostro Paese ha un numero di persone che “campano” di politica che non ha eguali al mondo. Per noi, in questo momento, questo è il problema dei problemi. Perché la gente è stufa di fare sacrifici per mantenere costoro, che sperperano in ostriche e champagne il frutto del nostro lavoro e ricambiano i nostri sacrifici con chiusure di ospedali e ingrandimento di discariche».
ITALIAFUTURA MANDURIA