martedì 26 novembre 2024


05/10/2012 11:44:15 - Salento - Attualità

E’ separata dal marito, che non le passa nemmeno un centesimo         

 
Separata, con cinque figli, il marito, militare, non le passa nemmeno un centesimo e la donna è costretta a prostituirsi per dare un piatto ai propri figli.
Questa è la storia triste di Marta (naturalmente il nome è di fantasia), una donna disperata che non sa più a quale santo votarsi per tirare avanti, assicurando pranzo, cena, studi e medicine per i propri figli, che sono cinque.
Marta pensava di aver fatto un matrimonio d’amore, lui bello e “gentiluomo” come dovrebbe maggiormente essere chi indossa una divisa, tanto da escludere totalmente l’idea di trovarsi un qualche lavoro, piuttosto allevare con serenità i figli seguendoli a casa in tutti i loro bisogni. Marta sognava la famiglia perfetta, ma ben presto il suo bel militare si è rivelato tutt’altro. Innanzitutto offese e umiliazioni e poi quello «stramaledetto vizio», il gioco, macchinette mangiasoldi, poker, salvo a far pagare i debiti di gioco proprio a lei, con qualche “prestazione” particolare per questo o quell’amico. Un inferno.
 
Da qui alla separazione il passo è stato breve, ma anche un altro salto nel buio laddove Marta malgrado le varie denunce ai carabinieri, all’amministrazione da cui dipende il militare, alla Procura, ancora non riesce a far valere i suoi diritti di mamma che deve portare avanti cinque figli. Niente, e se prima, attraverso l’amministrazione del militare, la donna riusciva a percepire almeno gli assegni familiari, da più di un anno, ovvero dopo la sentenza del giudice che ingiungeva all’uomo di versare 1.200 euro alla famiglia, Marta non riceve proprio più nulla. Ma all’inizio non si arrende. Ed è così che fa richiesta al sindaco di Gallipoli, proprio nello scorso agosto; spiega la situazione e chiede di essere inserita nelle liste delle ‘forze lavoro’, allegando tanto di curriculum, niente, nessuna risposta. Allora scrive un’accorata lettera alla Caritas diocesana, illustra tutta la sua situazione, racconta i problemi legati alla sua solitudine, al fatto di avere a carico dei figli, due dei quali bisognevoli di cure. Racconta di avere il bagno rotto e non sapere come fare a chiamare un idraulico. Dice di essersi rivolta all’Inps per vedere se a fronte di una sua menomazione potesse riscuotere una pensione e che le è stato risposto picche anche lì, racconta di essere stata costretta a prostituirsi e di avere la morte nel cuore e di non volerlo fare più. Ma anche dalla Caritas silenzio assoluto, eppure aveva chiesto solo qualche busta di spesa o qualche pagamento di bollette. Il silenzio. «E poi dicono di andare in Chiesa a pregare», dice la donna. Lei bussa, bussa, ma le porte le si chiudono in faccia. Ricorda quella poesia di Rodari, ‘Oste del Moro c’è posto qui per me?’. Allora comincia a vendere quei pochi gioielli che ha in casa, persino le collanine di oro dei figli, ma finiscono anche quelle. Non ci si spiega come malgrado una sentenza, relativa anche a un sicuro stipendio, nulla si muova, mentre l’Amministrazione dell’uomo dice di non essere tenuta ad estrapolare lei le somme dovute in quanto ciò non è scritto nella sentenza.
 
Certo la battaglia della donna e del suo legale («Come lo pagherò?», ripete spesso Marta) continua, ma lo stato dei fatti racconta che questa donna da oltre un anno non percepisce nemmeno un centesimo.
«Mentre lui - dice - il padre dei miei figli, continua a sperperare i soldi al gioco e alle macchinette, insieme ad altri suoi colleghi. Sono disperata cosa altro mi resta da fare? Mi rimane solo la possibilità di vendere il mio corpo, è l’ultima spiaggia. Voglio che si sappia, vorrei che nessuna altra donna viva ciò che sto vivendo io, abbandonata a me stessa, eppure ho chiesto solo quello che penso essere un mio diritto: riuscire a crescere i miei figli».
 
(fonte: dalla rete)










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