martedì 26 novembre 2024


17/10/2012 07:28:38 - Salento - Attualità

La sentenza del Tribunale di Roma ha posto fine ad una lunga e umiliante contesa giudiziaria. Il militare aveva appena 26 anni  

            
Andrea Antonaci è stato ucciso dall’uranio impoverito: lo ha sentenziato il Tribunale Civile di Roma che con la pronuncia di qualche giorno fa ha dato ragione alla battaglia ingaggiata dalla famiglia del giovane sergente di Martano e ha aperto la strada verso una verità scomoda e dolorosa che ha coinvolto, negli anni, migliaia di militari italiani. Andrea Antonaci morì il 12 dicembre del 2000 nell’ospedale di Firenze a 26 anni: la diagnosi dei medici era “linfoma non Hodgkin”. Alle spalle una carriera nel Genio militare e una missione nel contingente Nato nei paesi dell’ex Jugoslavia. Poco prima di morire Andrea aveva chiesto alla famiglia che la verità sulla sua morte e su quella di altri militari che come lui erano stati colpiti da tumori di ritorno dalle missioni all’estero venisse alla luce. Un appello che coraggiosamente, aveva lanciato anche da “Striscia la notizia” pochi giorni prima che le sue condizioni si aggravassero senza dargli scampo.
 
L’allora Ministro della Difesa Sergio Mattarella smentì le dichiarazioni del ragazzo affermando che “l’Italia non era mai stata informata dell’uso dell’uranio impoverito nei Balcani” ma fu contraddetto pochi giorni dopo dalla stessa Nato che dimostrò con documenti ufficiali che il nostro Paese conosceva l’esistenza di quei proiettili di artiglieria pesante utilizzati non solo nella ex Jugoslavia, ma anche nei poligoni di addestramento.
 
Ora, dopo 12 anni di battaglie giudiziarie a colpi di perizie e dopo ben tre commissioni d’inchiesta al Senato (una ancora in corso), la denuncia di Andrea ha trovato fondamento nella pronuncia del Tribunale che ha sentenziato che il Ministero della Difesa dovrà risarcire la famiglia di Andrea Antonaci con quasi un milione di euro. «Si ritiene l’esistenza di un nesso causale tra la patologia contratta e l’esposizione all’uranio impoverito in occasione del servizio prestato in Bosnia», recita la sentenza che è destinata a fare giurisprudenza.










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