Vendola punterebbe sull’Ue
Le voci si rincorrono nei corridoi del consiglio regionale: lo spauracchio di urne anticipate, magari con una mossa del governatore in carica proprio a ridosso delle primarie del centrosinistra, tra il 25 novembre e il 5 dicembre, spiazzerebbe tutti. Ma pochi sono pronti a scommettere che Nichi Vendola, in piena corsa ai gazebo contro Bersani e Renzi, sia deciso a mollare la «barca» della Regione già alla fine di quest’anno, cioé con largo anticipo rispetto alla scadenza naturale del 2015 della legislatura regionale, qualunque sia l’esito della sfida per la leadership del centrosinistra.
Tutto dipenderà dalla legge elettorale, ovvero dall’attesa riforma del «Porcellum» che, in realtà, rischia di rimanere impantanata nei meandri delle trattative romane. Qualora, infatti, dovesse passare l’emendamento alla bozza Malan che prevede l’incandidabilità per i governatori, Nichi - già nelle prossime settimane - sarebbe costretto a mollare le redini della Regione annunciando la sua candidatura al Parlamento per le Politiche della prossima primavera. Una scelta obbligata non tanto da obiettivi personali, quanto dalla necessità di traghettare nelle Camere nel 2013 quel pezzo della sinistra radicale che vi è rimasto fuori con le politiche del 2008. A quel punto, sarebbe un decreto del governo nazionale uscente a stabilire le date delle elezioni regionali in Puglia, con tutta probabilità un «election day» in coincidenza con le Politiche e con il probabile voto al Comune di Bari, dove il sindaco Michele Emiliano è già in corsa per la successione a Vendola.
L’ipotesi non è affatto remota e sono le parole espresse ieri dallo stesso governatore a dirlo: «È stata completata una fase, è finito il ciclo dei tecnici ed è difficile immaginare cos'altro possano fare. Per me - ha detto Vendola - mettere insieme la data delle elezioni regionali con le politiche è un’idea saggia. Perché sarebbe saggio riconsiderare le politiche dell’austerity».
Ma pur sempre di ipotesi si tratta e, come se non bastasse, ieri è arrivata la «doccia gelata» di Massimo D’Alema, che a Bari, pungolato a riguardo, ha chiarito la tempistica: «le elezioni politiche ci sono, quelle regionali ci saranno».
La seconda tappa dell’ipotetico cammino, su cui pure si ragiona nei corridoi di via Capruzzi, è a settembre 2013. Ovvero quando, a legge elettorale immutata e ad elezioni fatte, il leader di Sel sarà chiamato a decidere se optare per uno dei due rami del Parlamento o restare a Bari. Che, infatti, il governatore si candidi alle Politiche (a capo di una lista Sel o comunque di un listone concordato col Pd) è fuor di dubbio, qualunque sia l’esito delle primarie. I sondaggi oggi lo danno terzo ai gazebo, dopo Bersani e Renzi, ma non è detto che il campione delle primarie pugliesi non riesca a ribaltare la situazione. E, sia come sia, con l’attuale soglia di sbarramento e il trend di voto assegnato a Sel, alle urne «vere» comunque il governatore apparirà nel ruolo di traghettatore di una pattuglia per Camera e Senato. Ma, anche in questo caso, è dubbio che Vendola possa lasciare la Puglia e, sconfessando il suo «patto» con gli elettori pugliesi che lo confermarono alla guida della Regione appena due anni fa, optare per Roma.
Ed ecco affacciarsi la terza ipotesi, quella che, a riforma elettorale invariata, appare anche ai suoi fedelissimi la più accreditata. Ovvero, superare il varco elettorale delle Politiche del prossimo anno con una consolidata pattuglia in Parlamento e puntare, piuttosto, ad un ruolo di prestigio europeo nel prossimo consesso dell’Ue, dove si torna al voto nel 2014. Quanto basta, insomma, al leader di Sel per portare quasi a termine la legislatura pugliese - tenendo fedeltà al «patto» di cui sopra - e rilanciarsi in un contesto, quello di Strasburgo, dove l’intero arco della Socialdemocrazia europea già apprezza le scelte della Puglia (nonché del suo governatore, relatore del comitato delle Regioni) nelle materie ambientali.
Dal centrodestra, non a caso, il pressing a fare chiarezza è quotidiano. «In caso di sconfitta alle primarie (cosa quasi certa) si candiderà alle elezioni politiche del 2013? E in caso di elezione al Parlamento (cosa abbastanza probabile) vi resterà - chiede Sergio Silvestris, eurodeputato Pdl - oppure dopo 60 giorni lascerà il seggio a Roma e continuerà a fare il presidente della Regione? È giusto che gli elettori del centrosinistra che potrebbero votarlo alle primarie sappiano chiaramente se la sua candidatura è uno specchietto per le allodole per tirare voti al suo partito e regalare un seggio a qualcun altro, oppure se si tratta di una scelta seria che lo porterà a lasciare la Regione».
«Con le primarie del centrosinistra Vendola “sigla” la propria volontà di abbandonare in un futuro ormai prossimo la Regione. A questo punto - incalza Massimo Cassano, vicecapogruppo Pdl alla Regione - diventa necessario un patto di fine legislatura che impegni lui e la sua giunta ad affrontare, in questi ultimi mesi che ci separano dalle sempre più probabili elezioni, i temi caldi finora rinviati, sospesi, o mal affrontati: sanità, sviluppo, trasporti». Se si andrà ad un’«election day» in Puglia per governo, Regione e Comune di Bari «il futuro sindaco e il futuro presidente della Regione dovranno essere scelti con il metodo delle primarie. E lo stesso vale per i parlamentari - ammonisce Nicola Canonico, a capo dei Moderati e Popolari - se resterà questa assurda legge elettorale». «Una vittoria di Vendola alle primarie escluderebbe ogni possibilità di alleanza con l'Udc - avverte il coordinatore regionale dei centristi Angelo Sanza - e in più sarebbe un pessimo messaggio da mandare all'Europa. A dividerci dal leader di Sel ci sono innanzitutto i temi valoriali e le sue provocazioni per frenare il nascente e positivo rapporto tra Casini e Bersani».