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22/11/2012 09:57:05 - Salento - Attualità

Primo sì del Senato al “contrasto d’interesse”: il cittadino è invogliato a esigerli per poter avere le detrazioni

 
Va avanti con qualche sorpresa l’esame parlamentare della delega fiscale, che ieri ha avuto il via libera dalla Commissione Finanze del Senato. Tra le novità quella forse più significativa è l’approvazione di un emendamento presentato dal Pd che introduce il contrasto d’interesse fra contribuenti.
Per molti il contrasto d’interessi è la panacea risolutiva per limitare l’evasione fiscale. A parte pochi casi in cui la documentazione fiscale è necessaria per altre ragioni, oggi non c’è un vantaggio nel chiedere scontrino o ricevuta fiscale quando si paga un bene o un servizio. Soprattutto se il venditore propone uno sconto. Con il nuovo principio si cambia: gli scontrini diventano merce preziosa che, presentata allo Stato, si trasforma in sconti sulle tasse da pagare. A quel punto gli italiani, c’è da giurarci, diventeranno esattori inflessibili delle ricevute. Il sistema funziona già in molti paesi del mondo - ad esempio negli Usa -, dove i consumatori chiedono senza eccezioni le ricevute: grazie a quelle, infatti, hanno la possibilità di scaricare dalle tasse una parte delle spese regolarmente fatturate. Nello Stato di San Paolo, in Brasile, si è andati oltre: sugli scontrini fiscali c’è una specie di «gratta e vinci» che offre premi ai consumatori, finanziati con il maggior gettito Iva. 
Nello schema contenuto nell’emendamento, presentato dal relatore, il Pd Giuliano Barbolini, si affida al governo con una delega legislativa il compito di fissare le regole del contrasto d’interessi all’italiana, disciplinando la misura prevedendo le «opportune fasi applicative» e le «eventuali misure di copertura». Il contrasto d’interessi, comunque, dovrà essere «selettivo», ed essere concentrato «con particolare riguardo nelle aree maggiormente esposte al mancato rispetto dell’obbligazione tributaria».
Un’altra novità che riguarda i contribuenti è il via libera sempre della Commissione Finanze di Palazzo Madama a un disegno di legge sulle cosiddette «cartelle pazze», norma approvata all’unanimità che permette l’annullamento automatico in autotutela delle cartelle esattoriali palesemente erronee in caso di mancata risposta da parte degli enti preposti. Il testo passa ora quindi all’esame dell’aula del Senato. «È stato fatto un lavoro molto meritevole e molto buono», ha commentato il sottosegretario all’Economia Vieri Ceriani, che ha ricordato come l’iniziativa sia partita dal senatore dell’Idv Elio Lannutti anni fa.
Tornando alla delega fiscale, il governo spera che venga approvata definitivamente entro Natale, considerando che servirà in ogni caso una terza lettura alla Camera. È probabile che a Palazzo Madama l’Esecutivo ricorrerà al voto di fiducia. Un voto imposto da una nuova sconfitta subita ieri in Commissione Finanze sulla questione dell’accorpamento delle Agenzie fiscali. Nonostante il parere contrario del governo, i senatori della «Finanze» hanno all’unanimità approvato l’emendamento di Adriano Musi (Pd) che fa slittare al giugno del 2013 l’accorpamento fra l’Agenzia del Territorio e quella delle Entrate, motivandolo con la necessità di non rallentare l’approvazione della riforma del Catasto «con inutili forzature sui tempi di accorpamento delle agenzie». Già alla Camera in prima lettura era stato votato un emendamento simile, eliminato dal governo con un maxiemendamento e il voto di fiducia. Pare proprio che lo stesso scenario si ripeterà anche a Palazzo Madama: l’Esecutivo riproporrà l’accorpamento da dicembre 2012, e porrà la fiducia. 
Infine, l’Imu a carico della Chiesa: il sottosegretario Ceriani assicura che il governo intende definire «quanto prima» regole e criteri per la tassazione delle parti degli immobili degli enti no profit che hanno un utilizzo commerciale.










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