Da Crozza a Benigni, gli ex colleghi del leader a 5 Stelle usano battute e risate contro la sua politica da cabaret
Nei tempi grigi dei professori invece siamo al tutti contro tutti, o se si vuole al molti contro Grillo, comico divenuto politico e leader del secondo partito italiano (nei sondaggi). C'è Grillo che attacca Benigni, che sfotte Grillo, che è sfottuto da Gene Gnocchi (a sua volta ri-sfottuto da Grillo), ma anche da Crozza a Ballarò (a sua volta scomunicato da Grillo come «punto G» delle grilline), e pure da Fiorello. Una rissa tutta da ridere.
A farne le spese è l'(ex?) comico Grillo, per la dura legge del cabaret: se passi tra i comuni mortali, o peggio tra i politici, una risata ti seppellirà. Inevitabile per Grillo, passato da comico-distruttore dei politici (i socialisti che in Cina non sanno a chi rubare) a organizzatore di comiche (involontarie) «parlamentarie» dei candidati M5S, con video fatti in casa (o tinello), improbabili onorevoli esperti in pinoli fotovoltaici, colla di baccalà o scioglimento di ghiacciai nella parodia di Crozza, che ha già messo il guru Casaleggio tra le imitazioni del suo repertorio. O il candidato che dice «la libertà di informazione dev’essere libera», l’altro che «è ora di metterci la faccia» ma la sua, nel video sfuocato fatto con la webcam, non si vede, o il catastrofista che si congeda dall'elettore con un «è scontato che ci sarà il diluvio universale, buona vita a tutti» (e questi sono candidati veri non parodie).
Finora Grillo non ha dedicato comunicati politici a Crozza, solo un anatema su Ballarò. Il duello a sfottò c'è stato invece con Gene Gnocchi, reclutato dal Pd nel ballottagio a Parma, giocato anche sul registro comico. «Sono qui solo perché Bernazzoli (candidato sindaco Pd, ndr) mi ha promesso un assessorato. La sfida mia con Grillo? Macché. Siamo diversi, lui ha i grillini, io non mica gli “gnocchini”, al massimo gli gnocchetti che fa mio fratello in una trattoria qui vicino». Poi la stoccata: «Grillo è un populista, sulla giustizia la pensa come Berlusconi». Il leader Cinque stelle, dopo la vittoria clamorosa del suo Pizzarotti, non si era trattenuto a infilzare Gnocchi, contravvenendo alla regola della sottrazione del filosofo Casaleggio (meno appari, più ti votano): «A Parma è stato istituito un nuovo piatto cittadino: gli Gnocchi Fritti!» e giù boati dal suo popolo.
Le battute degli altri non fanno ridere, se ridono di te. Grillo si è legato al dito le risate provocate da Roberto Benigni alla Festa nazionale del Pd. «Ero sulla roulotte ho ricevuto un fax vi porto i saluti di Beppe Grillo, ve li leggo: “Cari elettori del Pd buonasera, vi volevo salutare e dirvi di andare tutti aff.. pezzi di m... piduisti falliti ma vaff... stro...”, è una cosa personale ve la leggo dopo».
Tempo 24 ore e Grillo ha lanciato il missile dal suo blog: «Le feste del pdmenoelle costano una cifra. E gli artisti invitati sul palco lo fanno per solidarietà verso il pdmenoelle o a fronte di un ricco cachet? E questo cachet a quanto ammonta? Domande perdute nel vento, blowing in the wind...».
E pensare che Benigni aveva evitato l’affondo diretto, per «non parlare male dei colleghi», e di Grillo, perché «io sono Pinocchio, non lo sento il grillo, non lo seguo». A Grillo ha controrisposto Lucio Presta («Benigni ha preso solo i soldi dei biglietti, Grillo parli dei suoi di cachet»), manager anche del fan grillino Celentano e già di Santoro, probabile simpatizzante. Anche Fiorello si è ritorto, da collega, contro il comico Grillo, quando aveva detto che la mafia chiede il pizzo ma non strangola nessuno. «Beppe non sa niente di mafia, ha detto una grande cazzata».
Ci vediamo in Parlamento, ci sarà da ridere.
Fonte: rete