Psicologa e psicoterapeuta, Gloria Saracino è alla prima esperienza politica
Qual è il significato della sua candidatura?
«La mia candidatura non ha significati particolari, ne palesi ne tantomeno nascosti.
Ho semplicemente accettato la proposta che mi è pervenuta dai rappresentanti di Circolo dell’area orientale della Provincia di Taranto, che hanno richiesto il mio impegno. Per questo li ringrazio.
Da sempre sono stata sensibile alle richieste dei più deboli, dei bisognosi, di coloro che non hanno voce per farsi ascoltare. Quotidianamente, per lavoro, mi occupo della sofferenza psichica di adolescenti e famiglie, pertanto le problematiche che affronto insieme a loro, sono le più svariate.
Dal mio osservatorio, posso affermare che nel nostro territorio si sente molto la crisi.
La crisi della persona si interseca con la crisi della morale, dell’etica, della Famiglia, del lavoro, delle relazioni, in una sola parola della Politica.
Non nego un pizzico di orgoglio, che voglio condividere con tutti coloro che mi appoggeranno, insieme possiamo essere forti. Insieme possiamo riscoprire il piacere dell’appartenenza, ritrovare la voglia di essere protagonisti nel nostro territorio, di non essere più conquistati da coloro che sono sempre stati prodighi di promesse ma avari di fatti. Siamo, come direbbe Don Tonino Bello, uomini e donne della Speranza.
Vogliamo andare avanti per costruire tutti insieme una realtà sociale in cui tutti abbiamo dignità; in cui vengano riconosciuti i diritti di tutti; in cui si possa sentire più forte il senso dello Stato; in cui i giovani possano trovare lavoro, in cui l’ambiente viene rispettato».
Un suo giudizio sulla candidatura della Finocchiaro a Taranto.
«Non nego di essere rimasta sorpresa quando ho letto della candidatura a Taranto della sen. Finocchiaro.
Da donna la ringrazio: mettere a disposizione del nostro territorio la sua esperienza politica ci fa un grande piacere. Taranto e la sua provincia hanno bisogno di attenzione particolare, siamo in gravi difficoltà, la povertà sta dilagando, la disoccupazione giovanile ha raggiunto livelli preoccupanti, l’inquinamento semina morte, lo stato sociale non esiste quasi più. La sanità segue logiche politiche che non sempre intercettano le logiche del cittadino-utente. Ogni giorno muore un’attività lavorativa.
Mi auguro come donna di questo territorio, di impegnarmi con lei, per avviare in questa area Orientale di Taranto, un processo di risanamento. Confido molto in lei, so che non ci abbandonerà. Una donna è un valore aggiunto per la Politica, lei potrebbe essere, il valore aggiunto per la nostra gente».
La sua posizione sul caso Ilva.
«Migliaia di famiglie dipendono dall’ILVA per la loro sopravvivenza. Migliaia di persone piangono un congiunto, un conoscente, un compagno di lavoro a causa dell’ILVA.
Non può esistere il binomio lavoro morte. Il lavoro porta dignità, benessere, crescita. Il lavoro che porta dolore, morte non lo vogliamo.
La famiglia Riva deve, se vuole continuare a mantenere la più grande acciaieria europea, bonificare l’impianto, fare investimenti al fine di lavorare e vivere in sicurezza. Noi cittadini di questa terra dobbiamo vigilare al fine di far rispettare le direttive A.I.A».
Se fosse eletta, cosa farebbe per il rilancio della sanità nella zona?
«La Sanità è un problema che coinvolge a macchia di leopardo tutte le Regioni, dal Nord al Sud del nostro Paese. Bisognerebbe cambiare prospettiva: invece che guardare i bacini elettorali dei vari politici per fare le scelte rispetto a tagli e accorpamenti, privilegerei i cittadini/utenti, i loro bisogni, terrei presente le caratteristiche del territorio. Farei una seria e oculata programmazione territoriale. Non aprirei altri Consultori, come stanno decidendo in Regione. Il territorio non ne ha bisogno. Ci vuole altro per gli anziani, per i minori. C’è bisogno di interventi mirati e concreti alle famiglie multi problematiche, a coloro che soffrono di gravi o rare malattie. Non investirei fondi e risorse su strutture che poi dovranno essere chiuse. Avvierei una forte opera di moralizzazione, eliminerei le logiche di lottizzazione, che hanno ridotto la nostra sanità a un gigantesco cola brodo. Rivedrei il sistema delle nomine dei D.G., la nomina politica non è sempre garanzia di autonomia ed efficienza. Mi augurerei un processo di umanizzazione a carico di tutti coloro che a qualsiasi titolo si occupano di sanità».