Un doppio ricorso alla Commissione dei Garanti non ha prodotto alcuna risposta…
«Nelle ore successive alla chiusura dei seggi per le primarie, nella notte tra il 30 ed il 31 dicembre 2012, era tantissimo l’entusiasmo che animava me ed il mio gruppo, composto da tantissimi simpatizzanti del PD della Provincia di Taranto, quando appariva sempre più chiaro che risultavo essere la donna più votata dell’intera provincia; naturalmente al netto del risultato della Senatrice Anna Finocchiaro.
L’entusiasmo era giustificato: il Regolamento Nazionale infatti prevedeva che la rappresentanza femminile dovesse essere inserita nelle posizioni eleggibili delle liste su base provinciale (articolo 6 comma 4 del regolamento per le primarie dei parlamentari).
All’esito del voto delle primarie fece seguito, nei giorni successivi, un documento politico prodotto dal Coordinamento dei Circoli del Versante Orientale della Provincia di Taranto (da San Giorgio ad Avetrana), che rivendicava con forza il risultato e chiedeva alla Segreteria Provinciale del PD di farsi portavoce e sostenitore della mia candidatura in posizione utile, come unica candidatura che racchiude in sé il doppio principio (sancito anche questo dal regolamento) della rappresentatività territoriale e femminile. Quel documento fu sottoscritto, tra gli altri, dal Vicepresidente della Provincia Carrieri, dagli Assessori provinciali Mancarelli e Massaro, dal Consigliere provinciale Punzi, dal Sindaco di Faggiano, dal Presidente del consiglio comunale di San Giorgio Jonico, dal Capogruppo del PD presso l’Unione dei Comuni delle Terre del Mare e del Sole, dai Consiglieri comunali del PD di Maruggio, Avetrana e San Marzano, dai Segretari e dai componenti delle Segreterie di tantissimi circoli del Versante Orientale della Provincia, nonché dalla candidata Claudia Battafarano, dai componenti della segreteria provinciale Prontera e Mellone. Sanciva, insomma, che la mia candidatura era (ed è tuttora) espressione diretta e verace di un intero territorio.
Al documento fece seguito una presa d’atto da parte del Coordinatore Provinciale del PD, Massimo Serio, che, così come stabilito dai metodi di distribuzione dei seggi su base provinciale individuati dal Regolamento più volte sopra citato, si impegnava a rivendicare, per il nostro territorio provinciale, tre rappresentanti. Questo numero non è casuale, ma proviene da un quoziente prestabilito che attribuisce alle varie province un numero di seggi in base al risultato delle politiche del 2008 del PD alla Camera su base provinciale, e distribuisce i posizionamenti proporzionalmente tra le province stesse, tanto che è matematicamente incontrovertibile che alla Provincia di Taranto spettavano i posti 4, 11, 18, 24, 31 etc della graduatoria complessiva, da scorporare tra Camera e Senato, al netto del 10% delle nomine nazionali stabilite dal regolamento.
La Direzione Regionale del 6 gennaio ha però stabilito altri criteri, a tutt’oggi assolutamente inspiegati ed inspiegabili, che, rivoluzionando le graduatorie, assegnavano in posizione eleggibile solo due posizioni ai rappresentanti della Provincia di Taranto, senza che una sola voce (nemmeno quella del Coordinatore Provinciale Serio!) si levasse in difesa dei posti spettanti per diritto (perché sanciti dal regolamento) alla nostra Provincia.
Né si regge il ragionamento in base al quale la Senatrice Anna Finocchiaro, pur avendo partecipato alle primarie a Taranto, sarebbe la rappresentante femminile della provincia stessa, in quanto è chiaro e palese come una personalità di quel calibro non può che essere espressione diretta della volontà nazionale: tanto è vero che è stata immediatamente inserita come capolista per il Senato.
Vedi articolo sulla Gazzetta del Mezzogiorno di oggi di Bepi Martellotta.
Nel frattempo sono intervenuti altri fattori: le candidature fatte passare come espressione nazionale non sono altro che (in massima parte, fatta eccezione proprio per Anna Finocchiaro ed Ivan Scalfarotto), personalità provenienti dal territorio pugliese, e nella fattispecie: da Lecce, da Bari e da Brindisi.
Si viene così a creare un paradosso in base al quale Anna Finocchiaro, già Capogruppo del PD al Senato e personalità nazionale, viene considerata dal Segretario Regionale Sergio Blasi come espressione del territorio di Taranto, e “retrocessa”, mentre personaggi come Enzo Lavarra ed altri, diventano improvvisamente espressione del PD nazionale, pur essendo assolutamente autoctoni, e si ritrovano candidati in posizione eleggibile senza nemmeno essersi sottoposti alle primarie.
Ma il PD Nazionale può scegliersi chiunque per rappresentare quel 10%. Non è quello in discussione.
Noi discutiamo il metodo (e lo ripetiamo, assolutamente inspiegato né comprensibile) in base al quale la Provincia di Taranto viene defraudata di una rappresentante territoriale femminile, a tutto vantaggio di altre province che recuperano posizioni eleggibili, vuoi con persone “recuperate” dall’esito delle primarie, vuoi con persone fatte passare per quote nazionali ma assolutamente organiche alle rispettive province.
Per quale motivo il Coordinatore Provinciale di Taranto non si è levato in difesa di quella posizione utile mancante?
Per quale motivo il Segretario Regionale ha finto di dimettersi ma ha di fatto tradito l’esito delle Primarie a Taranto?
Per quale motivo i nostri ricorsi alle commissioni di garanzia regionale e nazionale restano senza risposta?
Il mio impegno verso il territorio della Provincia di Taranto continuerà in ogni caso, così come quello delle decine di Circoli del Territorio che mi hanno sostenuta, ma riteniamo che sia giunta l’ora di fornire qualche risposta a quei territori che alcuni pretendono pervicacemente di rappresentare, rifiutandosi però di prestare loro ascolto».
Gloria Saracino