Mentre si attende di capire a chi spetta l’onore di dragare il porto, il problema si acuisce
La località turistica di Campomarino nuovamente investita dal cattivo odore delle alghe in putrefazione che galleggiano nelle acque del porto e che, da qualche giorno, la corrente trasporta anche all’esterno dell’insenatura.
A Campomarino si ripropone ormai con cadenza ciclica questo problema di ordine igienico-sanitario, alla base del quale vi è il conflitto, annoso, fra i due partner della società “Torre Moline”: l’impresa Cavallo e il Comune di Maruggio. Da tempo è in atto un rimpallarsi dalla titolarità della spesa occorrente al dragaggio della struttura, per la quale il sindaco Alberto Chimienti, nell’ottobre scorso, ha emanato un’ordinanza per interdire l’accesso allo scalo d’alaggio.
A ripuntare i riflettori su questa situazione intollerabile per chi abita nell’area e per gli operatori turistici è l’ambientalista savese Mimmo Carrieri.
«Già nell’agosto del 2011 avevo auspicato un intervento urgente mirato a rimuovere il pericolo derivante dalle alghe che si ergono dal fondale per circa cinque metri e che, soprattutto durante il periodo estivo, sprigionano odori insopportabili che impregnano l’aria» ricorda Carrieri. «Anche in questi ultimi giorni, ciò che in particolar modo colpisce, a parte l’aspetto ambientale, sono le esalazioni maleodoranti che dall’insenatura del porto si propagano sino al centro della zona balneare, rendendo l’aria irrespirabile e danneggiando in modo particolare chi è affetto da patologie polmonari. Lungo il tratto perimetrale sinistro interno al porto, evidenti cumuli di rifiuti di diversa natura sono bagnati dal mare e, al centro dell’insenatura, a fare da cornice paesaggistica, sono pneumatici, chiazze di olio e alghe che affiorano in superficie. La muraglia in cemento che cinge il porto ha imprigionato le correnti marine e modificato irreparabilmente il fondale e gli ambienti originali del mare. La sabbia ora è stata sostituita da alghe limacciose che non offrono interstizi, e l’acqua e l’ossigeno in esse disciolti non riescono a penetrare in profondità, anzi si bloccano nei primissimi centimetri del fondo frenando di fatto lo sviluppo della fauna interstiziale e quindi di tutta la catena biologica».
Carrieri ricorda altresì come alla base della “querelle” vi l’attività di rimozione delle alghe e di pulizia dello specchio acque del porto peschereccio.
«Stando alle carte esaminate presso il Comune di Maruggio, le competenze e le relative spese per la rimozione e la pulizia rientrano nel capitolato di concessione della società Torre Moline, mentre, per la stessa società, tali spese e incombenze amministrative inerenti le varie concessioni a rimuovere le alghe e i fanghi depositatesi in tutti questi anni sul fondale marino devono essere a carico dell’Amministrazione Comunale di Maruggio».