Le tanti novità dell’edizione 2013
Due settimane fa siamo tornati a Novoli. C’era la festa religiosa di Sant’Antonio Abate, ma soprattutto c’era la Focara.
Chi non l’ha mai vista, può facilmente immaginarne l’aspetto, ma trovarsi di fronte a questo monumento contadino dall’indiscutibile fascino è altra cosa. Posizionata, per ragioni di sicurezza, alla fine di un lungo percorso che si snoda a partire dalla piazza principale attraverso le vie del paese, costituita da centinaia di fascine di tralci di Negramaro, deve il suo fascino, innanzitutto, all’essere segno arcaico e popolare. Arcaico per la semplicità estrema della sua forma, schematica, quasi geometrica, popolare perchè in essa l’occhio vi riconosce subito l’aspetto del trullo, sintesi della sapienza costruttiva dei contadini pugliesi.
Dall’anno scorso, in particolare, la Focara è al tempo stesso uguale e diversa. Uguale nella sostanza della sua struttura, frutto dell’operosità di una piccola ma attivissima parte della popolazione novolese.
Diversa, per il fatto di essere diventata, a partire dall’edizione 2012, anche una vera e propria installazione d’arte contemporanea. Questa ulteriore funzione, la Focara la deve alla trovata, recente, di un gruppo di cittadini che, sotto la direzione del noto critico d’arte Toti Carpentieri, hanno deciso di ridisegnare la forma e la sostanza dell’evento folklorico, affiancandogli anche una serie di iniziative culturali collaterali, tra cui si segnalano in particolare una mostra d’arte e una mostra fotografica.
Tutto questo ha prodotto un risultato indiscutibile: la consacrazione della Focara di Novoli come uno degli eventi più significativi del’attuale proposta turistico-culturale salentina.
L’anno scorso, la grande piramide di tralci di Negramaro è stata valorizzata ed identificata dalla presenza dei grandi cavalli in cartapesta realizzati dall’artigiana leccese Carmen Rampino su stampi originali di Mimmo Paladino. Quest’anno, invece, a caratterizzare la Focara c’erano i grandi numeri multicolori del noto artista Ugo Nespolo. Immancabilmente, il nuovo aspetto assunto dalla Focara con le installazioni è stato oggetto di polemiche tra i cittadini, alcuni dei quali, scontenti della insolita veste, dicevano di preferire che l’icona della tradizione popolare paesana rimanesse fedele all’aspetto di sempre, senza l’intromissione di scomodi segni di contemporaneità, quand’anche di indiscusso valore artistico. E’ questo l’effetto immancabile di ogni vera novità culturale introdotta in un contesto di massa: o la si partecipa entusiasticamente, o la si avversa con forza, a seconda dell’intima risonanza che essa produce, per i più svariati motivi, negli occhi e nell’animo dell’osservatore. Noi, forestieri (e, come tali, privi dell’inevitabile condizionamento che la consuetudine con un’icona folklorica produce nell’occhio come nel cuore degli autoctoni), abbiamo avuto invece la netta impressione che il “nuovo”non abbia esercitato nessuna violenza sul “noto”: sia i cavalli di Paladino nell’edizione 2012 che i numeri di Nespolo nell’edizione 2013, sapientemente posizionati sul trullo di fascine, sono state presenze discrete, per nulla invasive della riconoscibilissima architettura storica della Focara.
Questi vivaci inserti di colore hanno spezzato la severa monocromia della piramide di tralci, che ha nondimeno conservato intatta la sua austerità di monumento contadino. Si è prodotta insomma sul piano estetico una felice coesistenza, se non proprio una fusione, tra l’elemento arcaico e quello contemporaneo, cioè, in questo caso, tra ciò che è permanente e ciò che è transeunte.
Un altro elemento di novità, senza dubbio positivo, è stata l’apertura dell’evento novolese al gemellaggio con un’altra città, precisamente Oria, presente con le autorità civili e religiose, gli sbandieratori e il corteo storico medievale. Questo apparentamento, destinato a rinnovarsi ogni anno con la partecipazione di una diversa città, sottrarrà ulteriormente la Focara alla tentazione di chiudersi tra le mura paesane: anche in virtù delle iniziative precedentemente illustrate, il destino di questa manifestazione è ormai infatti chiaramente proiettato in un dimensione transcittadina.
In questo senso, ciò che è stato costruito a Novoli dovrebbe essere da esempio per tutti le piccole e grandi feste paesane di Puglia.
Nicola Morrone