Dal 2001 al 2009 176 diagnosi di anomalie congenite rilevate nel primo mese di vita, in bambini
Nel 2011 nulla è cambiato: continuano a nascere bimbi affetti da malformazioni congenite cardiovascolari. Un dato analogo, valutato poi un eccesso, è stato denunciato qualche mese fa, a seguito di uno studio (da poco pubblicato) eseguito dai ricercatori del Cnr.
I dati oggetto di indagini erano relativi al periodo che va dal 2001 al 2009: 176 diagnosi di anomalie congenite rilevate nel primo mese di vita, in bambini, nati da madri residenti a Brindisi che abbiano partorito in ospedali italiani. Il risultato tendenziale ottenuto superava del 18% il dato del registro europeo di sorveglianza relativo a tali patologie.
Non è possibile al momento affermare con precisione l’esito e dunque l’eventuale superamento del livello di guardia dettato dal registro europeo (fino al 2009 lo superava del 68%): il motivo è che l’indagine non è stata ancora ultimata. Ma il trend è già intuibile.
Le malformazioni, però, continuano ad essere presenti e non diminuiscono. Si deve andare oltre, è doveroso. E istituire un Registro delle malformazioni congenite (che si aspetta a farlo?) per favorire l’approfondimento delle cause e porre in essere misure di prevenzione.
Non è improbabile, lasciano intendere gli esperti, che vi sia un aumento, lieve o meno, sarà da vedere. Si attende la conferma ufficiale, che non dovrebbe tardare.
Maurizio Portaluri, direttore dell’Unità di radioterapia dell’ospedale “Perrino” davanti al risultato del primo studio lo aveva dichiarato senza troppi preamboli: «Le malformazioni congenite sono una spia molto precoce e molto sensibile di sostanze nocive nell’ambiente e negli organismi animali». Ipotizzando, nemmeno tanto velatamente, che esisterebbe una relazione tra l’inquinamento e le patologie riscontrate nei neonati. Una denuncia che si aggiunge al lungo elenco di quelle che il medico brindisino, da anni ormai, non si fa scrupoli di porre, con ogni mezzo possibile, all’attenzione dei cittadini. Come lui Giuseppe Latini, direttore dell’Utin (Unità di terapia intensiva neonatale) dell’ospedale «Perrino» (ora anche unico italiano componente del pool di consulenti scientifici sulla valutazione dei rischi della Commissione europea della salute). Dai suoi sospetti è, infatti, partito l’input ad approfondire il fenomeno. Un osservatorio privilegiato il suo, la terapia intensiva neonatale, nel corso degli anni, aveva rilevato un crescente numero di neonati affetti da anomalie congenite.
Fonte: rete