Un esposto di Carrieri: «La situazione è ormai insostenibile»
«Intervenga la Guardia di Finanza per stabilire a chi spetta il compito di dragare il porto di Campomarino».
Stanco del perdurare della grave situazione igienico-sanitaria derivante dall’inquinamento dello specchio d’acqua interno del porticciolo turistico-peschereccio di questa bella località sullo Jonio (come d’altronde lo sono migliaia di cittadini che la frequentano, anche d’inverno), Mimmo Carrieri si rivolge anche alla Guardia di Finanza.
«I mesi trascorrono inutilmente e il contenzioso tra il Comune di Maruggio e la società “Torre Moline” continua ad andare avanti con il metodo dello “scarica barile”: ci si rimbalza le responsabilità e le competenze su chi deve intervenire per porre rimedio al dilagante pericolo per la pubblica e privata incolumità nonché al degrado ambientale e igienico sanitario» è la premessa di Carrieri. «Intanto, però, l’inquinamento nel porto cresce sempre di più».
Paradossalmente, l’esatta fotografia della triste realtà del porto è contenuta in una recente ordinanza del sindaco di Maruggio, Alberto Chimienti, che Carrieri richiama nel suo esposto.
«Nell’ottobre del 2012 il sindaco Chimienti “riesumava” una nota della Capitaneria di Porto di Taranto del 17 aprile dello stesso anno, con la quale, tra l’altro, si evidenziava “lo stato di pericolo per la sicurezza e la salute pubblica determinato dalla presenza di grossi quantitativi di alghe in avanzato stato di decomposizione che sprigionano un cattivo odore che si espande in tutta l’area portuale”, decidendo di emettere una ordinanza attraverso la quale ha interdetto l’accesso allo scalo d’alaggio. Nell’ordinanza tra l’altro si legge: “si rende necessario evitare immediatamente di mettere in grave pericolo gli operatori marittimi in caso di caduta in mare, in quanto le predette alghe si sono trasformate in vere e proprie sabbie mobili”.
Tali affermazioni sono di una gravità inaudita poiché il sindaco riveste anche la carica di commissario di governo e nelle sue funzioni ha la responsabilità in materia di sanità, igiene e incolumità pubblica e, pertanto, non può limitarsi solo a far posizionare un guardrail in prossimità dello scalo d’alaggio dei diportisti e consentire ai pescherecci di continuare ad usufruire del porto nonostante il dichiarato pericolo!».
Carrieri ricorda come «lo scalo di alaggio del porto di Campomarino è ricoperto da uno strato consistente di fanghi misti ad oli marini rinvenienti dalle alghe in putrefazione, che, soprattutto in giornate di sole, rendono l’aria irrespirabile. Lo specchio d’acqua è diventato una “discarica a cielo aperto”, dove da anni sono parcheggiate vecchie barche in disuso abbandonate e a mala pena galleggianti che andrebbero smaltite in discariche autorizzate. Lungo il perimetro dell’insenatura, vi sono cumuli di rifiuti di diverso genere tra i quali anche una “ vecchia barca”. Cosa si aspetta, allora, ad intervenire?».