Vendola si consola con il 7% in Puglia, per evitare di commentare il 3% a livello nazionale
Il centrosinistra, dopo le conquiste ininterrotte dei «Palazzi» dal 2004 in poi, si lecca le ferite e si interroga sui prossimi passi. Il centrodestra, sull’onda della vittoria e la rinascita dell’ex ministro Fitto, preme per andare subito al voto su Regione e Comune di Bari per la riconquista.
Nichi Vendola, seppur consolato dal risultato pugliese (poco sotto il 7% e ben oltre quel misero 3% raggiunto a livello nazionale, assai vicino ai risultati della defunta Sinistra Arcobaleno), prova a scaricare sull’alleato, il Pd, e sull’onda montante dei grillini anche in Puglia (attorno al 25%) le colpe del fallimento alle urne.
«Il Movimento cinque stelle ha drenato più voti da chi governa e in Puglia siamo noi» dice. Sottolineando che «il M5S ha mangiato dal centrosinistra», ma anche come il «Pd abbia tracollato, mentre Sel in Puglia prende più del doppio rispetto al resto d’Italia». Una difesa, la sua, dettata anche dalla necessità di prendere tempo rispetto al pressing che, da più parti, un po’ tutti stanno esercitando perché sciolga la riserva sulla chiusura anticipata della legislatura.
Le ipotesi, però, che fino a ieri erano in campo, tra l’altro suggerite dallo stesso Vendola (il voto alla Regione già a giugno, al massimo ottobre) potrebbero, a giorni, essere sconfessate e, visto l’esito delle Politiche, rinviate al 2014, quando il centrosinistra (e lo stesso Vendola) proverebbero a riprendersi con le Europee.
Se, dunque, il governatore - ragiona chi gli è più vicino - è pronto a rinviare di un anno l’addio a Bari per Roma, il Pd è costretto a fare i conti col pessimo risultato ottenuto in Puglia e l’ipoteca che, Pdl e grillini, hanno messo sulla principale forza di maggioranza alla Regione. Costretta, da queste urne, a rivedere completamente la corsa che, in anticipo, aveva già cominciato per l’avvicendamento del governatore.
Sergio Blasi, segretario regionale del Pd e da molti indicato come papabile «primarista» nella prossima sfida del centrosinistra per la successione a Vendola, è pronto a rimettere il mandato da leader del partito nella direzione regionale di domani. Riunione nella quale ritroverà i «trombati» eccellenti di queste urne, gli assessori regionali (Capone e Gentile) e i vincitori delle «parlamentarie» (Massa, Vico, Antonacci) che, insieme ai «catapultati» in lista (il rettore di Bari Petrocelli e l’ex europarlamentare Lavarra), sono stati beffati dalle urne.
Ma si ritroverà anche con Michele Emiliano (aspirante governatore nel dopo-Vendola) che, ora, spinge per un accordo a tutto campo (dunque anche in Puglia) con i grillini. Nel frattempo, il «fuoco amico» è evidente nel partito.
«Non capisco perché le “ricette” per il futuro - attacca su facebook Fabiano Amati - pensano di darle i “cuochi” che hanno fatto scuocere la pasta. La cucina non è una vocazione, soprattutto se la sala stenta a riempirsi».
E Guglielmo Minervini (con la rete «Open» già in corsa per la successione di Vendola) invita tutti a leggere la lezione delle urne: «o si accoglie la radicale domanda di cambiamento o quella se ne va per i fatti suoi vestita di rabbia. Semplice e dura. E non ammette bluff».
Parla di «risultato poco lusinghiero in Puglia» anche Dario Ginefra, rieletto alla Camera. «Occorre riflettere sull'intera campagna elettorale del partito nazionale, ma anche sui risultati nelle realtà da noi guidate e dove da troppo tempo ci eravamo concentrati su obiettivi altri che non quelli per i quali i cittadini ci avevano affidato la responsabilità di Governo».