Difficilmente il quadro di maggio sarà simile a quello delle Politiche: ecco le incognite e le varianti
Quanto valgono i risultati delle Politiche di domenica e lunedì in proiezione delle vicine elezioni Comunali di fine maggio?
Archiviati i dati dell’ultima tornata elettorale, peraltro in tendenza con quelli dell’intera provincia (le differenze non sono sostanziali, ma possono variare al massimo di un paio di punti), i partiti si calano in un’altra dimensione, che fa sicuramente più presa in città: dopo oltre un anno di commissariamento, prima dell’estate Manduria avrà un’altra Amministrazione democraticamente eletta.
In questa prospettiva, è molto probabile che i risultati dell’ultimo scrutinio si differenzieranno in modo sensibile rispetto a quelli delle Comunali. Tante le ragioni che inducono ad essere prudenti nelle valutazioni del voto delle Politiche. La prima riguarda sicuramente la presenza, alle Comunali, dei candidati locali, che possono determinare, a seconda del loro seguito, la fortuna di un partito anziché dell’altro. La seconda, poi, è legata al fatto che, probabilmente, a maggio si vivrà un momento politico nazionale differente, che quindi non condizionerà nello stesso modo gli elettori.
I partiti per i quali non sarà facile confermare l’exploit delle Politiche sono il PdL, che ha ottenuto il 32,65% al Senato e il 30.78% alla Camera, e il movimento 5 Stelle, che ha ottenuto il 21,87% al Senato e il 22,67% alla Camera.
Per quel che riguarda il PdL, benché a Manduria ci sia storicamente un’ampia fetta di elettorato di centrodestra, non si potrà ripetere l’effetto-traino di Berlusconi che c’è stato nell’ultima campagna elettorale. Per toccare nuovamente quelle percentuali, dopo che l’ultima coalizione di centrodestra si era caratterizzata da continue turbolenze, ci sarà bisogno di riunire il partito e di elaborare una lista rinnovata, con candidati nuovi in grado di far presa nella gente.
Lo stesso discorso vale anche per il movimento 5 Stelle: senza lo “tsunami-Grillo” a far da guida, parte di quel consenso potrebbe … evaporare.
C’è quindi da tener presente l’incognita delle liste civiche. Al momento, in città, i movimenti civici proliferano. Allo stato attuale, è difficile capire a quali partiti hanno rivolto il proprio consenso alle Politiche e, soprattutto, qual è il loro reale peso elettorale.
L’altro importante fattore è legato alla scelta, più o meno azzeccata, dei candidati a sindaco e delle alleanze.
Per la scelta dei candidati a sindaco, non c’è molto tempo per organizzare, eventualmente, le primarie, il metodo più democratico per coinvolgere la base nella scelta del “timoniere” della coalizione. Entro metà aprile, infatti, bisognerà depositare le liste e, quindi, occorre iniziare a muoversi già da adesso.
Con il quadro attuale, l’ago della bilancia potrebbero farlo i centristi, che a Manduria hanno ottenuto il 13,53% alla Camera (sommando i voti della lista Monti, dell’Udc e di Fli) e il 10,6% al Senato.
Decideranno di correre da soli, oppure si alleeranno con uno dei due grandi poli?
L’ultima incognita riguarda il centrosinistra, sceso ai livelli minimi a Manduria: il Pd ha ottenuto il 19% al Senato e il 17,5%alla Camera; Sel ha ottenuto il 4,1% al Senato e il 4.4% alla Camera. Ciò nonostante la presenza di candidati manduriani nei due partiti.
Sull’esito del voto di domenica e lunedì potrebbero aver influito una serie di decisioni adottate dalla Regione e vissute dai cittadini-elettori come antipatiche e non condivise imposizioni. I riferimenti sono al depotenziamento del “Giannuzzi” (varato dopo il noto blitz di un gruppo di politici del Pd jonico a Bari), alla mancata individuazione di una alternativa allo scarico a mare del depuratore (Vendola, a differenza dell’assessore regionale Amato, ha evitato ogni confronto) e alla decisione di sopraelevare la discarica di contrada “Chianca”.