martedì 26 novembre 2024


04/03/2013 11:13:19 - Salento - Politica

Gli assessori ridotti da 14 a 11

 
Riduzione dei costi della politica, rinnovamento e parità di genere: sono i tre «segnali» che il governatore Nichi Vendola - al termine delle consultazioni con parti sociali, partiti e rappresentanza del comitato «50 e 50», convocate in presidenza mercoledì e giovedì prossimi - manderà alla Puglia con il rimpasto di governo. L’indicazione del presidente della Regione e leader di Sel, alle prese con le infuocate trattative per l’avvio del nuovo governo nazionale, lascia presagire qualcosa di più chiaro anche rispetto ai tempi della legislatura regionale.
 
Vendola resterà in sella, al «timone» della sua Puglia (come aveva sottolineato in un’intervista alla «Gazzetta» nei giorni scorsi), e rilancerà l’azione del suo governo sino alla scadenza «naturale» che si troverà di fronte: non il 2015, quando appunto scadrebbe la legislatura regionale attuale, ma sinché durerà la legislatura nazionale in procinto di partire. Il ventaglio di ipotesi in campo a Roma, in queste ore, non sono molte: o, d’intesa coi grillini, si avvia una legislatura nazionale costituente, il tempo di fare le riforme, e si torna al voto al più tardi tra un anno, in coincidenza con le Europee e le amministrative del 2014; o il nuovo governo - a causa dei veti di Grillo, che non appaiono indietreggiare - non decolla e si torni al voto al più tardi nel prossimo ottobre. In entrambi i casi, qualche certezza nella testa del governatore: in Puglia si andrà all’election day, ovvero al duplice voto per Regionale e Politiche; il leader di Sel non opterà ora - dopo l’insedia - mento del 15 marzo - per il Parlamento, rinunciando all’elezione alla Camera e rimanendo in Puglia, in attesa delle nuove urne che, presto o tra un anno, verranno. È in quest’ottica che nasce l’idea di un ricambio (inevitabile, viste l’elezione in Parlamento di 3 assessori) nel governo regionale.
 
Il primo punto (la riduzione dei costi della politica) avrà due effetti: dare un’indicazione «politica» al mondo dei grillini (che di questo tema ne hanno fatto una battaglia nazionale); indicare la rotta sulla riforma già approvata in consiglio regionale ma applicabile solo dalla prossima legislatura (quando, cioé, i consiglieri saranno ridotti da 70 a 50 e la giunta da 14 a 10 componenti, di cui massimo 2 esterni). L’idea, dunque, è di portare, tramite gli accorpamenti delle deleghe assessorili, dall’attuale 14 a massimo 11 il numero degli assessori. A cominciare dagli eletti: Michele Pelillo (Bilancio), Nicola Fratoianni (Attuazione del programma) e Dario Stefàno (Agricoltura). Nel primo caso, la delega - già «svuotata» da tempo di alcune partite, tra cui i fondi comunitari - viene ritenuta agevolmente accorpabile e dunque sparirà la «titolarità» del Bilancio, assorbita in altro assessorato.
 
Anche per la seconda (che, invece, prevede la delicata partita dei fondi comunitari), proprio perché interessata da una programmazione pesante (ultimare il settennio comunitario 2007-2013 e avviare quello 2014-2020), l’ipotesi è di avocarla alla stessa presidenza, in modo da consentire allo stesso governatore di tenerne le fila per il tramite del capo di gabinetto (Davide Pellegrino), da tempo già impegnato su quel fronte. Solo per la terza, l’agricoltura, verrebbe previsto un subentro (e qui, Vendola, potrebbe rivendicare dinanzi agli alleati l’appartenenza politica di quella casella ai suoi partiti, Sel e Puglia per Vendola, di cui l’uscente Stefàno è rappresentante). Nello stesso tema, quello della riduzione dei costi, rientra il discorso delle sostituzioni di alcuni assessori esterni (cioé non eletti): per Maria Campese, titolare dello Sport, l’abolizione dell’assessorato e l’assorbimento della delega viene data per scontata. E qui rientra il fattore politico: Campese, legata al Prc, si è candidata con la lista Ingroia («Rivoluzione civile») in Piemonte, schierandosi con i più diretti avversari del leader di Sel alle urne. Ed eccoci arrivati a quota 11, una quota che potrebbe ulteriormente scendere qualora altri assessorati esterni vengano ritenuti accorpabili.
 
Il secondo punto: il rinnovamento. In questo caso, il governatore intende attingere dal consiglio regionale (ne riferiamo a parte) e, magari, sostituire un esterno con un consigliere eletto, ottenendo ulteriori riduzioni di costi. Infine il terzo criterio: la parità di genere. A conti fatti, ovvero con una riduzione a 11 e sulla base delle ipotesi sin qui fatte, la giunta resterebbe composta da 5 uomini e 6 donne. Le proporzioni potrebbero essere invertite con altre sostituzioni, ma il fattore non cambia: Vendola non intende recedere di un millimetro dal tema e, soprattutto, mandare un segnale chiaro al Consiglio che si appresta a ridiscutere, in sede di riforma elettorale, la doppia preferenza alle urne e la parità nelle liste delle prossime Regionali.










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