sabato 23 novembre 2024


08/03/2013 07:40:01 - Manduria - Politica

«Si impone un cambio di rotta e di strategia politica che guardi ai contenuti prima ancora che all’aritmetica dei numeri, mettendo al centro i problemi del territorio»

 
«Nessun GRAZIE
La campagna elettorale è alle spalle e cominciano a far capolino i manifesti di ringraziamento a quanti hanno votato questo o quell’altro partito. Io sono tra quelli che non deve essere ringraziato per almeno due ordini di motivi: primo perché ritengo l’esercizio del voto un mio preciso diritto e altrettanto dovere, secondo perché ho esercitato il mio diritto/dovere fermamente convinto di votare per un partito e un’idea fortemente condivisa.
Insomma il mio è stato un contributo, piccolo quanto si voglia, che insieme a tanti ha voluto affermare che questo nostro Paese è una Repubblica Democratica e che l’esercizio del voto non è oggetto di ringraziamento in quanto esso non esprime  nessun omaggio verso taluno, ne pretende alcuna riconoscenza e/o gratitudine per la condivisione di un’idea di organizzazione della società e di progetto governativo che s’intende applicare.
Io penso che chi, partito o movimento che sia, riceve il consenso popolare, invece di ringraziare del successo ottenuto ha il dovere di mettere in pratica le proposte presentate al corpo elettorale e che quindi, il rapporto con i cittadini non può risolversi con un GRAZIE.
Ma tant’è , basta un grazie per far finta di nulla e andare avanti senza interrogarsi fino in fondo sulle ragioni che hanno determinato la situazione politica venuta fuori dalla tornata elettorale.
Io credo che il risultato del movimento cinque stelle, se pure inaspettato perfino dagli stessi militanti, meriti il rispetto che si deve a quanti hanno creduto di votare sostenendo le tesi di Grillo ma penso e credo che, specialmente la sinistra, debba confrontarsi con quelle istanze poste.
Occorre che la sinistra, quella che si identifica nei valori messi in campo dalla stessa lista INGROIA, prenda atto del suo arretramento elettorale dovuto fondamentalmente alla mancata opposizione in termini di lotta politica nel territorio al governo dei tecnici, al pauroso vuoto di iniziativa politica sui problemi generati dal governo Berlusconi e indotti dalla crisi politico-istituzionale.
In presenza di un centrosinistra abbarbicato alla logica politicista della ricerca del consenso moderato con alleanze , tese essenzialmente alla conquista di maggioranze attraverso una sorta di assemblaggio di liste elettorali camuffata  dalle primarie, che, lungi dall’essere state un fatto democratico, sono state uno strumento di grande visibilità del PD privo di contenuti progettuali politici comprensibili alla maggior parte della gente.
È mancata la nostra capacità di mobilitazione e di battaglia politica per rilanciare interi settori importanti dell’economia e del vivere quotidiano come l’agricoltura, l’ambiente, la sanità, il sistema dei trasporti, e perfino un diverso piano di sviluppo economico del territorio capace di dare risposte alla disoccupazione e dignità al lavoro.
Certamente, l’oscuramento mediatico operato scientificamente dai mezzi d’informazione, non ha giovato alla visibilità della sinistra e dei partiti che hanno dato vita alla lista INGROIA.
Ma questo è comunque un fatto che attiene anche alla responsabilità degli stessi partiti che non hanno saputo ritagliarsi spazi di comunicazione e di rappresentanza politica nel territorio.
Le piazze sono diventate appannaggio del M5S che ha potuto fare la sua battaglia senza contraddittorio e conquistando spazi importanti sui media anche e soprattutto perche è venuto meno il coraggio e la determinazione di interi gruppi dirigenti locali e periferici   che hanno mostrato la loro l’inadeguatezza e perfino sottovalutazione dello scontro in atto nel Paese, infatti dove si è sviluppato il confronto e l’iniziativa politica su un retroterra di lavoro politico permanente, la lista INGROIA raggiunge risultati superiori ad ogni aspettativa.
Un esempio per tutti valga la situazione determinatasi a Manduria, comune commissariato, dove hanno fallito amministrazioni di centrosinistra e di centrodestra, il PDL diventa il primo partito col 30,78% dei consensi, nonostante il fallimento dell’ultima giunta a direzione PDL, contro il 4,41% della lista Ingroia formata da IDV, PdCI e Verdi, mentre M5S si attesta al 22,67%.
Nella situazione data, non v’è dubbio alcuno che se si mettono a confronto i dati attuali di Camera e Senato con quelli dell’ultima tornata amministrativa, dove vi è una frammentazione fortissima del voto, dovuta al sistema delle preferenze, il risultato elettorale della sinistra è oltremodo preoccupante, perché la maggior parte dei voti confluiti in M5S mancano alla sinistra.
Se quella sinistra di cui una buona parte era all’opposizione della giunta di centrodestra, le cui vicissitudini sono noti a tutti, perde così sonoramente consenso, cosa e chi non ha funzionato non solo durante la campagna elettorale? Quali responsabilità hanno le classi dirigenti dei partiti e che tipo di credibilità politica esse esprimono rispetto al territorio?
Aldilà delle considerazioni e delle valutazioni che saranno oggetto di discussione e di analisi, quello che è certo è che si impone un cambio di rotta e di strategia politica che guardi ai contenuti prima ancora che all’aritmetica dei numeri, mettendo al centro i problemi del territorio e indicando la loro soluzione ricercando intese politiche realistiche per affermare un nuovo modo di concepire l’azione politica e amministrativa che non si fermi al contingente ma riesca a proporre alla gente prima e quindi alle istituzioni soluzioni alternative al modello fin qui seguito.
Occorre uno scatto in avanti, saper osare anche con proposte nuove per superare il politicismo di alleanze forzate, avendo l’obbiettivo di fare sul serio una rivoluzione civile non solo perché aperta alle competenze della società ma soprattutto al cambiamento della stessa cultura politica a del potere.
Quanti anche in questi giorni, continuano a lavorare per tessere eventuali alleanze anomale pensando solo alla logica dei numeri, guardando al proprio particolare interesse, sono fuori dalla storia e tutta la sinistra deve isolare questi faccendieri del politichese.
La lezione, prima ancora che dal risultato elettorale ultimo, viene dalle crisi che hanno interessato le ultime amministrazioni comunali, la cui instabilità con le sue disastrose ricadute è sotto gli occhi di tutti».
 
Salvatore Fanuli










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