Ma l’iter non è affatto facile
Questa settimana potrebbero iniziare i lavori di realizzazione delle recinzioni del porto turistico di Campomarino, opera propedeutica all’esecuzione degli interventi per il dragaggio delle acque.
Il Comune di Maruggio ha infatti autorizzato la società mista Torre Moline (composta dal partner privato Cavallo e dallo stesso Comune), ad avviare questi lavori.
«Si tratta di un’autorizzazione di tipo urbanistico, che la società Torre Moline ci ha chiesto» afferma l’assessore al Turismo di Maruggio, Alfredo Longo. «Non abbiamo esitato a rilasciarla, anche perché è nostro interesse che i lavori di dragaggio e di rimozione delle alghe e degli altri sedimenti possano essere effettuati prima dell’estate. In tal senso, il 20 febbraio abbiamo notificato alla Torre Moline una diffida, intimandole di eseguire i lavori entro sessanta giorni e minacciando, in caso di mancato adempimento, la revoca della concessione demaniale».
Il Comune di Maruggio è partner di minoranza in questa società. Partito con il 45% delle quote, ora ne avrebbe in possesso solo l’8%. Delibera della società, quest’ultima, disconosciuta però dall’Amministrazione Comunale, in quanto il regolamento regionale prevede che la parte pubblica non possa detenere una quota inferiore al 20%. Facile ad intuirsi come i rapporti fra i due soggetti della società siano, insomma, tutt’altro che idilliaci.
«E’ nostro interesse che i lavori di dragaggio siano eseguiti al più presto e comunque prima dell’estate» prosegue Longo, figlio dell’ex sindaco Vanni Longo, che, una quindicina di anni fa, tagliò il nastro del porto (dopo i lavori di ampliamento), insieme all’allora governatore della Regione, Raffaele Fitto. «Non solo la perfetta funzionalità del porto risulta ora compromessa dalla presenza di una grande quantità di sabbia sui fondali interni al porto (rendendo così difficoltosa il passaggio delle imbarcazioni più grandi), ma c’è anche da tenere presente la questione igienico-sanitaria, derivante dai cattivi odori che i sedimenti di poseidonia e altri rifiuti di vario genere provocano. Da tempo stiamo incalzando l’altro socio della Torre Moline. Speriamo che questa sia la volta buona».
A dir la verità, però, la strada verso il dragaggio del porto non può definirsi ancora in discesa. Per varie ragioni. Innanzitutto la società Torre Moline dovrà richiedere (ma potrebbe averlo già fatto) ed ottenere altre autorizzazioni, fra cui quella della Capitaneria, che dovrebbe poi emettere l’ordinanza di sgombero delle imbarcazioni. La burocrazia, si sa, allunga a dismisura ogni iter.
Occorre poi individuare una discarica in cui conferire i rifiuti definiti speciali che si otterranno dal dragaggio del porto.
Un altro aspetto di non poco conto è quello legato proprio all’esecuzione dei lavori. Tempo fa il Comune, in un altro documento, aveva chiesto alla società Torre Moline (di fatto, quindi, al socio privato), di indire una gara ad evidenza pubblica per assegnare i lavori. Al momento, da quel che ci risulta, ciò non è stato fatto e, pertanto, si potrebbe ipotizzare la scelta del partner privato di eseguire in proprio questi interventi.
L’ultima questione, di non poco conto, è quella economica. La società non avrebbe in cassa la somma necessaria per queste opere. Potrebbe, allora, realizzarle il partner privato, per poi rivalersi sul socio pubblico. Dal Comune si è però fatto riferimento, spesso, a presunti crediti maturati nei confronti della società e, pertanto, una delle ipotesi esistenti è quella della compensazione.
Intanto gli operatori turistici, i villeggianti e gli stessi proprietari delle imbarcazioni sono stanchi della situazione di degrado del porto, spesso oggetto di esposti da parte dell’ambientalista Mimmo Carrieri.