Il regista Colella: «Lo scopo dell'esistenza non sta nell'immolarsi a un dio assetato di sacrifici ma nel percorrere fino in fondo la strada verso la consapevolezza di sé e della propria solitudine»
Intoccabili, sacri e soli. Per “Periferie”, la rassegna di teatro e danza del Crest, sabato 23 marzo, alle ore 21 al teatro TaTÀ, in via Grazia Deledda a Taranto, va in scena “L’agnello”, testo Francesco Ghiaccio, regia Gaetano Colella, con Catia Caramia, Gaetano Colella, Anna Maria De Giorgio, Roberto Marinelli, Damiano Nirchio, spazio scenico e disegno luci Michelangelo Campanale, elementi scenici Pancrazio De Padova, costumi Cristina Bari, cura del movimento Maristella Tanzi, produzione Crest-Teatri Abitati. Biglietto intero 13 euro, ridotto 10 euro (più diritti di prevendita per chi acquista tramite circuito BookingShow). Info: 099.4707948 - 366.3473430.
Un agnello, chiuso in una stalla: non vede l'ora di essere sacrificato. E' il suo destino, lo sa e ne è contento. Ogni essere vivente ha un destino, il suo è di essere sacrificato a Dio. Ma nella stalla in cui vive si manifestano strane ombre, visioni di un mondo sconosciuto sembrano volergli comunicare qualcosa. Dapprima incuriosito e poi via via più turbato, l’agnello percepisce che queste ombre vogliono dissuaderlo dal compiere il gesto da lui tanto desiderato. Le visioni, sempre più nitide, sono uomini e donne che, nel sacrificarsi a Dio, hanno perduto tutto, ricavandone unicamente disperazione e morte. La gioiosa determinazione dell'agnello lascia il posto all'indecisione. La vittima, per la prima volta, mette in dubbio il suo destino, s’interroga sul senso che potrebbe avere la sua vita senza il sacrificio. Soprattutto si spinge fino alla domanda che lo tormenta: "Chi mi ha convinto che il sacrificio era per me l'unica via?".
«Perché proprio le figure del sacro? Perché loro si sono confrontate quotidianamente con il sacrificio e in nome di tale ordine hanno speso la propria esistenza. La nostra cultura ci ha insegnato a leggere in chiave positiva questo sacrificio, ma se lo vedessimo in chiave opposta? Se, ad esempio, le esistenze di Maria o di Noè non fossero state esaltate ma distrutte, condotte irrimediabilmente verso il fallimento? Ecco allora che il sacro può essere riletto e figure a tutti note come quelle di Caino, Giuda, Lazzaro, Maddalena, Noè, Maria, Abramo vengono a narrarci le loro particolari vicende sotto una nuova luce. Tutte le storie che si materializzano nella stalla finiranno per fare cambiare idea all’agnello. Lo scopo dell'esistenza non sta nell'immolarsi a un dio assetato di sacrifici ma nel percorrere fino in fondo la strada verso la consapevolezza di sé e della propria solitudine. E' questo il destino dell'uomo d'oggi, forse più amaro dello spargimento di sangue sacrificale. L'incomunicabilità ci rende veramente intoccabili, sacri. E soli», annota il regista e interprete Gaetano Colella.
La rassegna “Periferie” è un’attività programmata dal Crest nell’ambito della residenza teatrale di Taranto finanziata dalla Regione Puglia con fondi europei (Fesr 2007/2013), attuata con il Teatro Pubblico Pugliese.