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07/04/2013 08:28:40 - Provincia di Taranto - Cultura

Le lunette del Chiostro del Convento di San Francesco di Paola raccontano la vita del Santo

 
di Pierfranco Bruni
 
      Avanzeremo, come Centro Studi e Ricerche “Francesco Grisi” e Sindacato Libero Scrittori Italiani, la proposta di candidare il Convento e soprattutto il Chiostro di San Francesco di Paola di Grottaglie a Patrimonio Unesco. Un impegno per un progetto di valorizzazione che dovrà vedere coinvolto il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e la Commissione Nazionale Unesco. Tutto questo perché?
È chiaro che la contestualizzazione è quella “rupestre” ma, in modo particolare, è il monumento del chiostro che presenta delle particolari caratteristiche. Il Convento di Grottaglie è un esempio emblematico di una struttura i cui connotati sono certamente religiosi ma questa religiosità è un patrimonio sia spirituale che monumentale.
      Il suo chiostro è un percorso nel tempo. La rotondità o la semi circolarità delle arcate, l'arco delle finestre, l'allineamento delle colonne, lo spazio centrale sono immagini profuse di classicità. In quelle forme traspira, nelle cosiddette mezze lune, un'atmosfera quasi orientaleggiante. Non è un fatto unico.
      Un bene culturale è sempre una spiritualità che attraversa esistenza e memoria. Nel bene culturale si cerca sempre un approccio con i simboli, pur in una visione laica, che si dichiarano nel racconto del mistero.
      Il Convento dei Paolotti non è altro che una testimonianza che si protrae nel tempo. Come la stessa immagine e la figura di San Francesco di Paola. Chi ideò o fabbricò il Convento di Grottaglie? Certamente non si può pensare ad un solo architetto che abbia lavorato alla struttura. Ci fu certamente un gruppo di lavoro che operò intorno a tutta l'impalcatura. Si parla di una data. Il 1550. Ma questa data, sottolinea Padre Stea, "più che il termine, potrebbe segnare l'inizio della costruzione" (“Francesco di Paola Prospettive letterarie” del 1995).
      E' naturale che in contesti strutturali del genere c'era una logica nelle fasi della costruzione dei vari edifici. Veniva prima la costruzione della chiesa e successivamente i Conventi e i chiostri. I chiostri rappresentavano, in termini architettonici, il biglietto da visita dell'intera struttura. Il Patrimonio Unesco potrà avvalersi di un presenza che diventa riferimento di una civiltà mediterranea. Di questo ne avevamo già discusso negli 1996 – 1999 e in testi come: “Il Chiostro come metafora della grotta. San Francesco di Paola a Grottaglie”, CSR, 2001; e “San Francesco di Paola. Il Chiostro isola mediterranea”, Iral, 2004, 2006).
      Quello di Grottaglie è un esemplare. E qui ritorna la concezione orientaleggiante soprattutto nella definizione delle cosiddette lunette che costituiscono degli elementi decorativi di estrema importanza anche dal punto di vista culturale. Un punto dal quale non si potrà prescindere.
      Le lunette che accompagnano il viaggio lungo il chiostro sono trentadue. Quattro sono già all'ingresso. Una visibile a metà e l'altra non recuperabile. Il primo incontro lo si fa con l'albero geneologico dell'Ordine dei Minimi. Poi si prosegue con la vita di San Francesco e il racconto si snoda narrando per immagini la storia degli incontri del Santo e i miracoli.
      I medaglioni che raffigurano la vita di importanti personaggi sono situati tra le lunette. Tra una lunetta e l'altra il cui angolo (o i cui angoli) forma (o formano) una vela. Le lunette raccontano la vita del Santo grazie anche ad un immaginario popolare suggestivo. I medaglioni sono la recita di personaggi rappresentativi.
      Questo percorso è ben definito da Padre Stea in un suo decisivo studio: "… re, regine, duchi, arcivescovi, vescovi, benefattori insigni, terziari dell'Ordine con i loro stemmi e blasoni: una ventina di medaglioni in tutto. (…) Interessantissimi i due medaglioni della madre e del padre di S. Francesco di Paola: Vienna di Fuscaldo e Giacomo d'Alessio; al di sotto è la scritta, semplice e spontanea nel suo vigore latino, 'mater carnalis et pater carnalis'. Vienna appare felice per la sua lungamente impetrata maternità, che la doveva distinguere tra le altre madri paolane; Giacomo d'Alessio, il padre fortunato, è raffigurato umile e dismesso nelle sacre lane dei religiosi fondati dal figlio". 
      I martiri hanno, tra le lunette, un posto importante. tra questi vanno ricordati il francese padre Eustachio Apuril e il frate Tommaso Felton. Il racconto di San Francesco è suggestivo. La sua vita viene rappresentata attraverso i più significativi episodi. Dall'uscita del deserto all'incontro con l'Arcangelo S. Michele. Dagli episodi dove sono impressi i segni dei miracoli alle immagini che raccontano la canonizzazione. Il viaggio ha una sua logica spirituale ma anche storica. Scene che trascrivono incontri. Ecco un breve percorso.
 
L'incontro con ciechi, storti e sofferenti.
Il miracolo della fornace.
Martinello restituisce i ferri all'avaro ferraio.
Il Santo miracola un frate che si era fatto male ad un piede.
La cattura del Santo da parte di alcuni soldati.
Miracola un bambino nato deforme.
Richiama in vita un agnellino che era stato divorato.
Il nipote Nicola viene resuscitato.
Comincia il viaggio del Santo verso la Francia.
Difesa del capriolo.
Il passaggio per lo Stretto di Messina.
L'incontro con il guerriero miscredente.
Il rimedio delle erbe miracolose.
L'uscita dal deserto.
La nascita di Francesco.
Segni premonitori prima della nascita del Santo.
Il Santo guarisce due lebbrosi.
La visita del Santo a Roma.
Salva pazzi e furiosi.
La regina di Francia, Anna, scioglie il voto.
La regina di Francia, Claudia, ottiene il tanto atteso delfino.
Canonizzazione di San Francesco.
Riceve le insegne dell'Ordine.
Dopo aver ricevuto i doni il Santo li offre come opere di bene.
Le tre corone. Visione.
Otranto. La cacciata dei Turchi.
La devozione di tre monarchi.
Un morto assiderato viene resuscitato dal Santo. 
     
      Nell'Albero Geneologico, comunque, sono menzionati: i frati Andrea Pepoli, Tommaso Felton, Sante Ingarsia, i padri Simone Garcia, Antonio Finet, Francesco Binet, Giovanni da Fiumefreddo, Antonio de Los Reyes, Antonio sa S. Vedasto, Diego Moreno, Diego Verdier, Desiderio della Motte, Francesco Humblot, Francesco Du Croiset, il frate Giovanni da Napoli, il padre Ambrogio di Gesù, il frate Nicola d'Amalfi, i padri Giuseppe Le Tellier, Girolamo Hernandez de Molina, Baldassarre Spino, Bernardino Otranto da Cropalati.
      Interessanti, anche per una ricostruzione dei rapporti tra il Convento e i devoti ed arche per una lettura più locale del "paesaggio" ardaldico grottagliese sono i nomi dei committenti che hanno contribuito a realizzare ad affrescare il Convento.
      In realtà queste lunette non sono altro che un racconto per immagini nell'attraversamento dell'avventura del paolano. Le immagini che sono a forma di mezzaluna sono accompagnate da versi che recitano  i fatti e "spiegano" ciò che è dipinto nelle lunette.
      L'immagine si intreccia, dunque, con la parola. Un fatto di estremo interesse perché, immagine e parola, formano un unico linguaggio nel circuito del raccontare. L'icona non è rappresentata soltanto dalla fissazione delle ombre, dei chiaro scuri, delle forme dei personaggi ma anche da un linguaggio meno immediato quale può essere la parola. Quindi anche se non si ha chiaro l'episodio rappresentato subentra la parola a specificare il tutto. Una integrazione dunque che arricchisce il narrato della vita del Santo.
      Nell'episodio, per fare un solo esempio, del Santo mentre attraversa lo Stretto di Messina si può leggere: "Stupì Cariddi allor, che vidde il Santo/Su 'l manto navigar l'onda sicana,/Frenò Scilla i latrati a stupor tanto".
      Sono versi che bloccano l'immagine in un immediato che diventa il sempre.  Questi versi pur dando l'impressione che siano stati scritti da un'unica mano si pensa che gli autori, invece, sia più di uno. La stessa cosa la si potrebbe dedurre per ciò che riguarda la pittura e l'itinerario iconico anche se le interpretazioni sono diverse nonostante la non omogeneità di alcuni importanti passaggi di immagini.
      Comunque, un nome esalta all'interno di alcune pieghe decorative ed è quello di "Bernardinus Graeucus …Pertinensis" A.D. MDCCXXIII". Ovvero Bernardino Greco …Pertinese. Il nome e la data (1723) dovrebbero far pensare che siano la firma del pittore e la data di ultimazione dell'opera. Da dove venisse questo nome è ancora incerto. Non certo da Grottaglie ci dice Padre Stea. Addirittura sostiene che "poiché uno spazio vuoto prima del 'Pertinensis' lascia intravedere qualche lettera non venuta fuori e rimasta illeggibile dopo il restauro, la ricostruzione più facile, e forse, anche la più logica è COPERINENSIS, quindi 'Bernardino Greco Copertinese'". 
      Interessante questa minuzia della ricerca di Stea sul nome. E poi precisa che a Copertino risulta un Bernardino Greco nato il 17 ottobre 1648. Ogni altra deduzione o ogni ulteriore accostamento storico è ben deducibile soprattutto se si tiene conto della data del 1723 come ultimazione del chiostro per il quale ci sarebbero voluti oltre cinquant'anni di lavoro.
      Il chiostro venne affrescato nel corso dei lavori della costruzione stessa. Ma le supposizioni non mancano e le interpretazioni lasciano spazio a più di una riflessione o di una deduzione. Un complesso monumentale (Convento o Santuario) che oltre ad assumere una forte connotazione storica diventa sempre più l'espressione epocale di un attraversamento religioso. La struttura in sé è anche una chiave di lettura simbolica che si manifesta con  le forme e, appunto, con gli spazi che restano a cielo nudo.
            Tra il Convento di Grottaglie e quello di Paola c'è una forte similitudine anche se, come si diceva, gli sbalzi dell'eterogeneità non mancano. Ciò che li accomuna maggiormente sono le pitture. Ovvero l'attraversamento nella vita del Santo. Le raffigurazioni rappresentano, in un gioco reale e simbolico, il racconto che cesella testimonianza spirituale e storia. Qui si incentra la metafora del sacro che il pellegrinaggio francescano - paolano ha focalizzato nel sentimento della charitas.
      Il chiostro di Grottaglie è un documento che si presenta con un suo linguaggio ed è questo linguaggio che ha impresso un tracciato singolare nella vita dei Minimi.
      Ma tutto il complesso monumentale di Grottaglie è una lezione di esistenzialità sacrale. La vita di San Francesco di Paola è il racconto dei miracoli. Una pagina di ontologia che non può che occupare il nostro quotidiano.
      Una candidata a Patrimonio Unesco che ha tutto gli elementi per essere discussa e accettata.










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