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28/04/2013 11:08:46 - Manduria - Politica

«Cinque punti per ritrovare la fiducia»

 
PREMESSA
Uscire dalle emergenze che attanagliano la nostra città:  economica, morale, culturale, ambientale, sociale
Trovare autonomamente una “via per lo sviluppo” che segua l’indirizzo delle nostre vocazioni territoriali
Recuperare il tempo perduto
 
1. LOTTA AGLI SPRECHI
La politica rispetti le istituzioni
“Spending review”non vuol dire solo “menospesa”, ma “migliorespesa”,  eliminare ciò che non è efficace o non ha ragioni di essere mantenuto e creare spazi per la spesa che produce crescita.
I problemi che attanagliano la pubblica amministrazione hanno origini antiche e ne riconoscono la causa principale nel fatto che nel nostro paese si è andata creando una pletora di politici di professione o comunque ampiamente dipendenti dalla politica, che per il loro sostentamento hanno necessità di trattare le istituzioni come oggetti per la costruzione del proprio consenso.  Quando la politica non rispetta le istituzioni che occupa temporaneamente e ne fa un oggetto di comunicazione, di costruzione del consenso, di manipolazione, fa un danno enorme alla società che richiederà poi molto tempo per essere ricomposto. Gli “incidenti di percorso” su cui sono naufragate le ultime due amministrazioni costituiscono esempio lampante dei danni provocati dalla “personalizzazione” delle cariche, cioè dalla identificazione della carica con la persona e non con le sue capacità.
 
Gli assessorati non rappresentino moltiplicatori di spesa
Il modello istituzionale sinora utilizzato da tutte le amministrazioni che si sono succedute, basato sulla attribuzione di deleghe assessorili, rappresenta un potentissimo incentivo negativo alla capacità di fare squadra e focalizzare su poche azioni chiave le proprie strategie di intervento, favorendo invece la polverizzazione e la dispersione degli interventi in micro iniziative non utili a risolvere i problemi collettivi, ma molto funzionali alla costruzione del consenso individuale.
Occorre superare questo modello di suddivisione per deleghe (assessorati) e introdurre una logica più vicina ai modelli di funzionamento dei consigli di amministrazione delle società di pubblica utilità. Riteniamo che il miglior modo di raggiungere questo obiettivo sia quello di individuare gli assessori in base alla competenza svincolandoli dalla necessità di ricercare il consenso personale come viatico per ottenere la nomina.
 
 
 
Trasparenza nell’impiego delle risorse
Pubblicazione in rete, in tempo reale, dei movimenti finanziari del Comune
Proviamo solo ad immaginare gli effetti positivi e di moralizzazione che si avrebbero dando la possibilità ad ogni cittadino, con un semplice “clic” in internet, di visualizzare quali incentivi si sono pagati e a chi, quali mandati di pagamento sono stati liquidati e per acquistare che cosa, quali stati di avanzamento o varianti in corso d’opera e per quale opera pubblica, quali entrate sono confluite nelle casse dell’ente e a che titolo.
Non crediamo si possa immaginare un’operazione di legittimazione della spesa pubblica più trasparente ed incisiva, ed allo stesso tempo semplice ed a costo zero: necessiterebbe solo di un po’ di buona volontà da parte dei funzionari dell’Ufficio Ragioneria, che assumerebbero un ruolo di vero e proprio “Ragioniere Civico” e di una rete interna di fattivo scambio di informazioni tra i vari centri di costo.
 
2. MORALIZZAZIONE DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
Garantire l’integrità morale dei propri candidati
Non poche sono le occasioni di spreco dovute non solo a cattiva gestione, bensì ad azioni ben più gravi di incuria, illegittimità e illegalità. Tali patologie investono la magistratura e in quell’ambito devono essere trattate con tutte le conseguenze e le responsabilità del caso. Ma la politica a Manduria non può continuare a far finta che il problema non esista ed ogni raggruppamento che decida di presentarsi al giudizio degli elettori deve garantire l’integrità morale dei propri candidati. Non si tratta solo di allontanare coloro che siano stati condannati per gravi reati, cosa peraltro sinora non scontata, ma di “prevenire” il possibile ripetersi di situazioni irregolari, quali quelle che hanno portato alle indagini per sospetta infiltrazione mafiosa nel nostro Comune.
In quest’ottica, che non vuole in alcun modo apparire giustizialista, riteniamo equilibrato rispettare l’operato e il giudizio della magistratura, per cui escluderemo dalla rosa dei nostri candidati coloro che hanno subito condanne o sono stati rinviati a giudizio per reati contro la pubblica amministrazione.
 
Rinnovamento della classe dirigente: meno “casta”, meno “costi”
Riteniamo che questo elemento costituisca un ottimo “vaccino” contro la corruttela, che attecchisce molto più facilmente quando la pubblica amministrazione viene occupata in pianta stabile sempre dagli stessi personaggi. Ciò si può ottenere attraverso:
·       la non ricandidabilità oltre i 2 mandati consecutivi dei consiglieri comunali
·       il coinvolgimento più ampio possibile nella gestione pubblica di esponenti della società civile prestati solo temporaneamente alla politica
·       un’adeguata rappresentanza di tutte le fasce d’età, in particolari i giovani, e di entrambi i generi
 
I cittadini facciano la loro parte
Anche i cittadini devono fare la loro parte, dimostrando al momento del voto tolleranza zeroverso la cattiva politica ed i comportamenti non virtuosi di coloro che hanno responsabilità politiche a tutti i livelli.
 
 
Favorire la partecipazione diretta dei cittadini alla vita pubblica
Lo statuto comunale già prevede la costituzioni di organismi di rappresentanza popolare, primi tra tutti i comitati di quartiere. Grazie al lavoro meritorio di cittadini volenterosi alcuni di questi funzionano e sono una risorsa che troppo spesso non viene valorizzata. Così come negli ultimi anni sono sorti nella nostra città comitati di lotta su specifiche tematiche che hanno cercato di supplire alla scarsa incisività della politica tradizionale. Una delle ragioni per le quali le idee e proposte che giungono dal basso raramente si traducono in decisioni operative, è l’assenza di momenti istituzionali che consentano ai cittadini di interagire in modo “ufficiale” con gli amministratori. Compito del prossimo Consiglio Comunale sarà quello di rendere possibile la partecipazione attiva di rappresentanti dei comitati di cittadini ai lavori consiliari, con diritto di tribuna anche se non di voto, almeno quando si discutono argomenti di specifico interesse per uno o più di essi.
 
 
3. PROPOSTE PER LA CRESCITA ECONOMICA DEL NOSTRO TERRITORIO
 
Pieno accesso ed utilizzazione dei contributi disponibili
Pur essendo chiaro che la pubblica amministrazione, in particolare quella comunale, non crea né distribuisce posti di lavoro, è indubbio che riuscire ad individuare nel meandro di leggi che regolano l’erogazione dei finanziamenti quelle che possono aprire nuove e concrete opportunità di sviluppo deve rientrare nei compiti della classe dirigente. Occorre mettere in campo tutti gli sforzi possibili per incrementare la capacità dell’amministrazione di promuovere progetti finanziabili, in particolare dai fondi strutturali dell’UE, con un obiettivo preciso: l’utilizzazione totale dei contributi disponibili
Snellire l’iter burocratico
Un’amministrazione pubblica più moderna e più agile è la chiave per migliorare la vita dei cittadini. La semplificazione tra la pubblica amministrazione e i cittadini e le imprese deve essere al centro dell’azione politica della nuova giunta; indichiamo i seguenti strumenti per realizzarla:
·       eliminazione di adempimenti inutili per infrastrutture ed edilizia
·       completa digitalizzazione degli uffici comunali
 
Prepararsi a far fronte agli effetti della crisi dell’”ILVA”
Pur rispettando e per molti versi condividendo le posizioni delle popolazioni che sono vittima dell’inquinamento, nonché degli ambientalisti e degli organi giudiziari che, di fronte all’immobilismo delle istituzioni, si sono assunti l’onere di intervenire, riteniamo che la fuoriuscita dalla “monocultura dell’acciaio” non possa essere immediata. Se così fosse, il nostro territorio subirebbe un collasso economico dalle conseguenze difficilmente prevedibili.
Ciò nondimeno, per quanto riguarda il lungo periodo, occorre pensare ad una progressiva “strategia di uscita” che non può prescindere dal recupero e potenziamento della attività produttive che rappresentano la vocazione del territorio, cioè, nel caso di Manduria, agricoltura e turismo.
 
Agricoltura
·       Per aiutare la crescita sostenibile del settore agroalimentare occorre fermare la cementificazione e limitare il consumo di superficie agricola
·       Prendere misure per assicurare che agli agricoltori non rimanga una quota troppo bassa del valore aggiunto generato lungo le filiere agroalimentari, favorendo una maggiore aggregazione dell’offerta che dia loro un’adeguata forza contrattuale sul mercato ed eliminando intermediazioni inutili e parassitarie che sottraggono reddito
·       Incoraggiare e favorire la vendita diretta del prodotto (es. virtuoso delle aziende vitivinicole)
·       Maggiore protezione agli agricoltori dalle crisi, climatiche o di mercato
·       Assicurare un miglior accesso al credito agrario specializzato
·       Tenere la guardia alta sulla tutela delle produzioni con marchio di origine controllata o protetta
·       Intervenire, per quanto possibile, a sostegno del marketing (es. organizzazione nella nostra città, una o due volte all’anno, di convegni e/o forum dedicati al vino primitivo)
·       Vigilare affinché vengano efficacemente combattute le attività illecite di agro-pirateria e contraffazione
Turismo
Il turismo è stato sempre al centro di tutti i programmi dei partiti e dei candidati sindaci. Le ragioni sono intuitive, prima fra tutte i 18 chilometri di coste tra le più belle d’Italia che insistono sul nostro territorio. Ma un vero e proprio boom delle attività economiche collegate al turismo non c’è mai stato.
Noi riteniamo che un piano di rilancio del turismo, nel periodo medio-lungo, sia ancora possibile, per restituire a Manduria il suo ruolo di città della bellezza, della storia, della cultura e delle tradizioni, valorizzando finalmente un patrimonio che non ha eguali in Puglia: dal mare ai palazzi del centro, dalla enogastronomia al parco archeologico, alla Fiera Pessima, la nostra città possiede una ricchezza non delocalizzabile, non riproducibile altrove ed è dunque una scelta strategica “naturale” puntare sulla cultura, integrando arte e paesaggio, turismo e ambiente, agricoltura e artigianato, all’insegna della sostenibilità e della valorizzazione delle nostre eccellenze:
·       far sì che musei, aree archeologiche, biblioteche siano accessibili ai cittadini e ai turisti in modo più agevole
·       migliorare la qualità dell’offerta, in particolare nella zona costiera, ove gran parte delle abitazioni sono sprovviste di acqua corrente, nessuna ha la fogna, pressoché inesistenti locali e ritrovi per giovani e meno giovani, prezzi spesso sproporzionati
·       mettere a punto un vero e proprio Piano strategico per il turismo, che coinvolga tecnici, amministratori, operatori turistici, associazioni del volontariato e che definisca chi deve fare cosa, in che tempi, con quali risorse.
 
Prendere sul serio l’istruzione: investire in capitale umano
   Manduria è da sempre, un importante centro scolastico ove confluiscono migliaia di ragazzi provenienti da tutto il circondario. Bisogna dare di più alla scuola, ma pretendere anche di più, in termini di qualità e di progettualità per il territorio. Investire in capitale umano è la strada che può consentire ai nostri giovani di sfuggire alla morsa della competizione al ribasso cui è soggiogata la manodopera non qualificata. A livello individuale, avere un grado di istruzione adeguato e competenze appropriate è una carta fondamentale per trovare lavoro e realizzare le proprie aspirazioni. Spetta in primo luogo alla scuola, oltre che alla famiglia, stimolare, motivare ed, in ultimo,  convincere i nostri figli che nella vita conta non chi conosci, ma cosa conosci.
 
Garantire la sicurezza dei cittadini
Manduria ha la fortuna di ospitare tutte le Forze dell’Ordine. Esse svolgono un’opera meritoria, che non sempre, però, viene percepita come tale dai cittadini. Ciò che principalmente spaventa è la microcriminalità, i furti nelle case, nella propria intimità e nelle campagne, mentre si lavora, gli atti vandalici, il bullismo nelle scuole, le violenze per strada, di notte, non solo in periferia: il tutto genera una generale sensazione di insicurezza e di paura, che certo non trasmette quella fiducia necessaria alla ripresa delle attività economiche.
Quello che la gente chiede è un controllo capillare del territorio, una presenza discreta, ma visibile delle istituzioni e delle forze dell’ordine in centro e nelle periferie. In tal senso è senz’altro auspicabile un maggiore coordinamento tra i vari Corpi, ma occorre anche che l’Amministrazione Comunale ascolti i suggerimenti che vengono dai Comandi delle Forze dell’Ordine e si impegni a fornire i supporti necessari, dotando i punti sensibili di sistemi di videosorveglianza, che potrebbe essere d’aiuto anche a proteggere scuole, monumenti, chiese, uffici pubblici da atti vandalici e di sfregio. Non escludiamo l’apporto che potrebbe venire, in un’ottica di puro servizio alla comunità, dall’utilizzo, concordato con le loro associazioni e sindacati, di gruppi di pensionati (specie se già militari) nell’opera di vigilanza in prossimità di scuole e altri luoghi pubblici.
 
Investimenti in opere pubbliche
Oggi la possibilità di spesa si è molto ristretta e non si può contare su finanziamenti a pioggia, per cui è necessario essere molto accorti nella programmazione e, soprattutto, concentrare gli sforzi per cercare di portare a termine con successo pochi, ma qualificanti interventi. Per entrare nel merito bisognerebbe conoscere in dettaglio lo stato di avanzamento dei lavori in corso e quali siano le opere per le quali siano già disponibili i finanziamenti e privilegiare quelle di maggior impatto sociale ed occupazionale: ad esempio il completamento razionale ed ordinato della rete idrica e fognaria.
La mancanza di impianti sportivi fruibili da tutti i cittadini è una delle negatività più evidenti nella nostra città. Nonostante da decenni sia presente in tutti i programmi elettorali, la costruzione di un Palazzetto dello Sport non si è mai concretizzata. Le poche opere che sono state, in toto o in parte, realizzate giacciono abbandonate o sottoutilizzate, come è il caso degli impianti di via per Francavilla o del Centro Polivalente di Uggiano Montefusco. Anche il tentativo di un gruppo di privati di costruire impianti sportivi nell’area del Parco dei Padri Passionisti è abortito sul nascere.
La strada di una collaborazione tra pubblico e privati ci appare, comunque, da perseguire, in quanto consentirebbe l’accesso a fondi europei che non sarebbero altrimenti disponibili.
Resta prioritario l’impegno di rendere pienamente agibile gli impianti già esistenti, dotandoli di un regolamento che ne consenta a tutti un utilizzo ordinato e rispettoso.
 
 Incoraggiare e sostenere il settore dell’edilizia
Il drastico ridimensionamento del mercato immobiliare è forse il fattore che maggiormente frena la crescita economica del nostro paese. Le cause sono note: crollo del potere d’acquisto di stipendi e salari, disoccupazione crescente soprattutto tra i giovani, difficoltà di accesso al credito e ai mutui. Nel settore dell’edilizia privata non si comprano più case e di conseguenza non se ne costruiscono di nuove, così come la mancanza di fondi e i ritardi nei pagamenti bloccano la realizzazione di nuove opere pubbliche.
Tecnici e artigiani aspettano da anni un nuovo Piano Urbanistico Generale (PUG), cui affidano le ultime speranze di rilancio di un settore in agonia, purtroppo non solo a Manduria, anche se immaginare che una sostanziosa boccata d’ossigeno possa venire solo o soprattutto da un allargamento delle aree edificabili o dall’allentamento degli attuali vincoli è pura illusione.
Ciò nonostante viene sottolineato dai tecnici che, in mancanza di un piano edilizio aggiornato, che tenga conto della situazione consolidata e regolarizzata da sanatorie e condoni, non è possibile costruire anche in lotti inseriti in aree ormai densamente edificate. Condividiamo questa impostazione, ritenendola in grado di “liberare” risorse che ridiano fiato al settore senza compromettere ulteriormente l’assetto del territorio.
Noi pensiamo, infatti, che Manduria sia già sin troppo estesa e così carente di servizi anche in zone non proprio periferiche da non dover auspicare un ulteriore espansione della cementificazione. Pertanto proponiamo:
·       recupero delle case disabitate e abbandonate del centro e della cosiddetta zona B
·       incentivi fiscali e risparmio sugli oneri per i cittadini che decidessero di ristrutturare e rendere abitabili suddette abitazioni (ad es. esenzione per un certo numero di anni dal pagamento dell’IMU e/o degli oneri di urbanizzazione)
Fondamentale in questo, come anche nel settore del Commercio, è comunque il confronto con le categorie professionali interessate, da cui attendiamo suggerimenti e indicazioni che solo i tecnici possono fornire.
 
4. AMBIENTE
 
Lavoro e salute non possono e non devono essere alternativi, ma complementari
L’economia “verde” non può essere altro dall’economia, è parte integrante dell’economia
Spesso l’uomo considera l’ambiente naturale un “ingombro” che limita il progresso, come se la Terra fosse una fonte illimitata di risorse da sfruttare senza criterio; invece è un “circuito chiuso” in cui nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma, spesso in qualcosa di inutile e dannoso. Noi abbiamo grandi responsabilità in tutto questo e se non saremo capaci, ognuno nel nostro piccolo, ad invertire la tendenza, lasceremo ai nostri figli e nipoti un luogo molto diverso dal “pianeta verde” in cui abbiamo avuto la fortuna di nascere, crescere e prosperare.
 
 
Ridurre e differenziare la produzione di rifiuti
·       Allinearsi con i migliori esempi europei ed anche italiani ed azzerare lo smaltimento “tal quale” in discarica.
·       Ottimizzare i sistemi di raccolta, con particolare riferimento a quello “porta a porta” che si è rivelato l’unico veramente efficace ed in grado di consentire un riutilizzo e riciclaggio di una quota significativa dei rifiuti
·       Raggiungere al più presto (entro la prima metà del mandato) una quota di differenziazione superiore al 60%.
·       Ottenere la piena collaborazione dei cittadini che andrà ricercata attraverso strumenti di sensibilizzazione, di vigilanza sul rispetto delle regole e, soprattutto, di incentivazione, legando il raggiungimento dell’obiettivo ad una riduzione o quantomeno una stabilizzazione dei costi e quindi delle tasse.
 
Il comune di Manduria deve ritornare ad avere un ruolo guida in sede di ATO TA/3
 
Depuratore
Il problema del depuratore è stato ampiamente discusso negli ultimi mesi, senza che si siano registrati sostanziali passi in avanti nel senso auspicato dalla popolazione residente. Allo stato attuale lo scarico a mare, così come previsto nel progetto sostenuto dal Governo Regionale, appare la prospettiva più probabile. In realtà si tratta dell’ennesima soluzione semplicistica con la quale la politica cerca di risolvere problemi reali creandone altri più gravi e, soprattutto, scaricandone il costo sulle generazioni future. Le acque reflue, soprattutto in una regione storicamente “assetata” come la Puglia, potrebbero e dovrebbero rappresentare una risorsa, non un fardello da cui sbarazzarsi nel modo più sbrigativo possibile. Ecco perché noi sosteniamo la battaglia dei cittadini a favore del recupero e riutilizzo ad uso irriguo delle acque depurate. Se toccherà a noi amministrare la città, ci impegneremo con tutte le energie ed i mezzi disponibili per indurre la Regione Puglia ad accettare il miglior progetto alternativo allo scarico a mare che gli esperti del settore metteranno sul tappeto, basando la scelta su criteri oggettivi di fattibilità, economicità e, soprattutto, eco compatibilità.
 
 
La produzione di energia da fonti rinnovabili
Il sole ed il vento rappresentano risorse inesauribili e la Puglia, per la sua collocazione geografica, è forse la regione d’Italia che meglio può sfruttarle ed infatti è qui che vi è la maggiore produzione nazionale di “energia pulita”. Anche se desta non poche perplessità il modo con cui tale risultato è stato raggiunto, ricoprendo di pannelli fotovoltaici ettari di terreno ad elevata vocazione agricola, quando invece si potevano e si possono utilizzare i tetti dei capannoni industriali e dei grandi edifici pubblici (v. le scuole) e disseminando “mulini” eolici un po’ ovunque, tra poco anche a Manduria.
   La nostra comunità, da un anno priva di guida politica, è chiamata dunque a confrontarsi con l’ennesima “tegola” ambientale che le è piovuta addosso, sembrerebbe all’improvviso, senza che si sia saputo nulla di tutto il lavorio che normalmente precede la progettazione e la realizzazione di un investimento cospicuo come quello di un parco eolico di grandi dimensioni. Questo metodo non è accettabile; alla luce di come il Presidente Vendola si spende in favore dell’autodeterminazione delle popolazioni, quando si tratta della Val di Susa, ed ignora sistematicamente ogni richiesta della gente di Manduria e dintorni, verrebbe voglia di chiedere l’annessione alla provincia Torino, altro che di Lecce!!!
 
Manduria non deve più essere costretta a difendersi dalle minacce che incombono sul suo territorio
Non possiamo essere tacciati di schierarci sempre e soltanto sul fronte del “no” e di opporre motivazioni strumentali e campanilistiche a scelte che vengono spacciate come di “progresso”, e che in realtà sono frutto di una serie di provvedimenti scellerati che configurano una vera aggressione “a mano armata” ai danni del nostro territorio, dai cui effetti distruttivi potremmo non risollevarci più. Una megadiscarica che si vuole sopraelevare, a dominare, con i rifiuti di ben quindici comuni, distese di uliveti e vigneti della “nostra” terra; un depuratore che non servirà le abitazioni costiere, che continueranno ad essere prive di fogna, e verserà a mare le acque reflue provenienti dall’entroterra; una strada, la Bradanico-Salentina, per la cui traccia si sono già distrutti decine e decine di ettari, che non viene mai completata e, viceversa un nuovo “ecomostro”, la regionale 8, che deturperà, insieme al resto, il Parco delle Saline, istituito proprio per tutelare il delicato equilibrio naturale di una delle poche zone umide ancora intatte, o quasi; un ospedale che viene depotenziato contro ogni logica economica, geografica e professionale e, presto, un tribunale cui toccherà la stessa sorte.
Rispetto a tutti questi problemi i cittadini di Manduria devono poter esprimere un parere “vincolante”.
 
Problemi del traffico e dell’inquinamento cittadino
Siamo tutti consapevoli che il numero di veicoli circolanti per le nostre strade, in particolare su Corso XX Settembre, ma anche sulle direttrici per il mare, per Oria-Francavilla, per Uggiano Montefusco e per Avetrana, ha saturato ogni possibilità di scorrimento e quindi è indispensabile ridurre tale numero e rendere più scorrevole e meno nocivo l’attraversamento della città.
Il primo provvedimento, a costo zero o quasi, sarà intraprendere una campagna di sensibilizzazione incentrata sullo slogan “Camminare fa bene alla salute e al portafoglio”:
·       Il movimento allunga la vita, abbassa la pressione ed il colesterolo, riduce il consumo di farmaci e le visite mediche, rilassa, è socializzante (“facciamoci una vasca”, si diceva un tempo).
·       Consente spostamenti veloci in centro, senza problemi di parcheggio, non inquina e farebbe risparmiare centinaia di euro ad ogni famiglia.
Detto questo, la nuova amministrazione dovrà farsi carico di trovare una soluzione al problema che vada oltre l’annosa controversia con i commercianti del centro. Non siamo in grado di valutare se effettivamente una limitazione alla circolazione dei veicoli a motore arrecherebbe danni o benefici economici a questa categoria; si tratta, comunque di lavoratori che rischiano in proprio e, specie in un momento di grave crisi economica come quello che stiamo attraversando, non è pensabile adottare provvedimenti che essi non condividano, anche se troverebbero il favore della maggior parte dei cittadini.
Siamo però convinti che se si sgombrasse il campo dalle posizioni estreme, sarebbe possibile trovare soluzioni soddisfacenti per i commercianti, per i loro clienti e per tutti gli altri cittadini, che vorrebbero vivere il centro in tranquillità e sicurezza. Iniziando, ad esempio, con l’individuare delle aree periferiche da destinare a parcheggio ed impiegando i bus urbani come navette, anziché continuare a farli girare a vuoto, con spreco di centinaia di migliaia di euro all’anno.
 
5. TUTELA DELLA PERSONA E SOSTEGNO ALLE FAMIGLIE
 
Un welfare per il nostro tempo
Perseguire obiettivi di equità e lotta alle diseguaglianze senza una crescita illimitata del debito
 
La crisi economica, la spending review, le riforme strutturali imposte dall’Europa impongono un’attenta riflessione sul nostro modello di stato sociale. Occorrerà disegnare un welfare per il nostro tempo per perseguire obiettivi di equità e lotta contro le diseguaglianze senza che per finanziarli si debba ricorrere ad una crescita illimitata del debito. Cercare di conservare il welfare così com’è significa rassegnarsi a tagli e riduzioni di servizi per far fronte ad una spesa sempre crescente. È quanto accaduto nella nostra Regione, in cui la scelta populista compiuta nei primi anni del governo Vendola di abolire i ticket per tutti e di riaprire i piccoli ospedali già chiusi dal governatore Fitto, ha portato alla violazione del patto di stabilità con la conseguente necessità di adottare un piano di rientro dalla spesa di lacrime e sangue, con introduzione di ticket e addizionali IRPEF tra i più alti d’Italia.
 
Assistenza domiciliare agli anziani e alle persone non autosufficienti
Le problematiche connesse con l’assistenza domiciliare agli anziani e alle persone non autosufficienti rappresentano un vera e propria emergenza sociale. In una realtà come quella di Manduria il cuore pulsante del sistema assistenziale resta ancora la famiglia.
Ma la tenuta del “welfare familiare” tipico della nostra società è oggi sempre più a rischio: si dovrà necessariamente fare i conti con un crescente numero di anziani, spesso parzialmente o totalmente non autosufficienti, cui occorrerà garantire un’assistenza più capillare e meno onerosa per le risorse pubbliche. Soprattutto, più a dimensione umana per l’assistito, che si trova, suo malgrado, troppo spesso costretto alla triste alternativa tra l’affidamento ad una badante estranea per di più straniera ed il ricovero in una casa di riposo o struttura sanitaria assistenziale (RSA).
Su questo, forse, si può intervenire, favorendo la cooperazione familiare, più famiglie che si mettono insieme e collaborano tra loro per l’assistenza ai loro congiunti: se parzialmente autonomi, trovando dei momenti e luoghi di aggregazione diurna, in modo da rendere possibile ad un solo assistente di farsi carico a turno della sorveglianza di più persone; se non autonomi, allettati, condividendo le spese per le badanti. All’ente pubblico spetterebbe il compito fondamentale dell’organizzazione, di tenere l’anagrafe degli assistiti e delle famiglie coinvolte e di fornire, con le poche risorse a disposizione, l’assistenza infermieristica e sociale. Ed anche quello di farsi carico delle persone sole, senza una famiglia che le accudisca: è per loro che occorre liberare più risorse.
 
Assistenza agli indigenti, ai disoccupati, agli emarginati
Tra tutti i problemi che ci troveremo ad affrontare, quello dell’erogazione dei contributi alle categorie sociali meno fortunate ci appare il più drammatico. Certamente vi è uno storico cui far riferimento ed il personale che se ne occupa ha una conoscenza della realtà che nessun amministratore potrà avere se non dopo anni. Ciò non di meno aumentano sempre più le persone che non ce la fanno più a vivere dignitosamente; tra i “nuovi poveri” si annoverano, oltre a coloro che sono rimasti schiacciati dalla crisi economica, figure che solo pochi anni fa non esistevano: pensiamo agli uomini separati o divorziati, rimasti soli, senza casa e con l’obbligo degli alimenti.
Confessiamo che tutto questo ci angoscia: sappiamo già che non riusciremo a soddisfare che in minima parte le richieste, che, anzi, le risorse saranno inferiori a quelle disponibili in precedenza. Ma mentre se non hai i soldi per coprire una buca, puoi sperare che gli automobilisti facciano attenzione e la scansino per un po’, se qualcuno non ha i soldi per mangiare non puoi riempirgli la pancia di speranza.
Per questo, anche se ad oggi non sappiamo molto della situazione finanziaria in cui versa il nostro Comune, anche alla luce delle continue tegole che gli piovono addosso (vedi debiti fuori bilancio, decreti ingiuntivi, sentenze su espropri, parcelle, risarcimenti e quant’altro), riteniamo di poterci impegnare a destinare alla lotta alla povertà ed al disagio sociale ogni euro che riusciremo a risparmiare riducendo gli sprechi della pubblica amministrazione.
 
Difendere il diritto alla salute
Impedire con ogni mezzo a nostra disposizione il depotenziamento dell’Ospedale “Giannuzzi”
Su questo argomento rimando ai numerosi documenti che sono stati pubblicati a mia firma negli ultimi 12 mesi ed in particolare all’ultimo del 30 marzo u.s., che riprendo integralmente.
 
“Il problema della Pediatria e del ridimensionamento del nostro ospedale non può più essere risolto con una “contrattazione” tra Manduria e la Regione Puglia, secondo logiche di campanile o, peggio, di puro stampo elettoralistico. Tale strada è stata già tentata quando era possibile e ne siamo usciti con le ossa rotte, non perché non avessimo motivazioni valide, semplicemente eravamo (e siamo) politicamente più deboli, meno rappresentati.
Se si vuole invertire la tendenza, occorre volare alto e andare al nocciolo della questione, all’origine di tutti i mali, il Piano di Riordino Ospedaliero voluto dal Governo Vendola, il cui completo fallimento è sotto gli occhi di tutti. Non potendomi per ovvie ragioni dilungare sui contenuti tecnici del suddetto Piano, mi limito a sottolineare due aspetti, frutto, a mio avviso, di scelte politiche sbagliate, di cui adesso, a Manduria, piangiamo le conseguenze.
Il primo aspetto riguarda la collocazione dei punti nascita sulla base dei soli dati numerici (numero di parti per anno) e non su parametri integrati che mettessero al primo posto la sicurezza delle mamme e dei loro piccoli. Così ci ritroviamo l’Ostetricia a Grottaglie, dove non vi è reparto di Cardiologia né altro reparto di Terapia Intensiva, quando a Manduria vi è già operante una Unità di Terapia Intensiva Coronarica e a giorni (a quel che si dice) aprirà la Rianimazione. Ai politici responsabili di tali “scelleratezza”, ricordo quanto affermato dal Presidente della Regione Emilia Romagna, on. Errani, nella corso dell’ultima puntata di “Presa Diretta” su Rai3: “Nel 2013 non è concepibile effettuare un intervento chirurgico, anche il più banale, in un ospedale che non sia dotato di Rianimazione”. Visto che il Presidente Vendola dice di ispirarsi ai criteri delle regioni storiche della sinistra italiana, Toscana ed Emilia Romagna, noi chiediamo che anche in Puglia i pazienti, ed in particolare le partorienti, abbiano le stesse garanzie assistenziali dei connazionali che vivono in quelle regioni, per cui i Punti nascita devono essere collocati nei Presidi Ospedalieri dotati di Terapia Intensiva/Rianimazione. In questo modo, come è facilmente intuibile, verrebbe automaticamente risolto anche il problema della Pediatria.
Il secondo aspetto riguarda la scelta di destinare tutte le risorse disponibili alla costruzione del nuovo megaospedale a Taranto. Costo complessivo previsto non inferiore a 250 milioni di euro. Per fare che cosa? Se gli obiettivi sono l’altissima specializzazione, il miglioramento complessivo della qualità delle prestazioni e la riduzione della mobilità passiva extraregionale, non si potranno certo raggiungere con una struttura nuova e uomini e attrezzature vecchie. È inutile nascondersi che in medicina la differenza la fanno gli operatori e le tecnologie, per cui per raggiungere uno standard di eccellenza sono questi che bisogna cambiare e potenziare, non i muri e i pavimenti. Se si spendessero nella nostra provincia 25 milioni di euro l’anno per 10 anni (cifra complessiva sempre 250 milioni) metà in acquisto di attrezzature e ristrutturazioni degli stabili esistenti e metà per l’assunzione di nuovo e qualificato personale medico, infermieristico e amministrativo, si otterrebbero una qualità assistenziale maggiore a costi inferiori, oltre che verificabili in tempo reale. Non è bastata l’esperienza del “Moscati” (c.d. “Ospedale Nord”), in procinto di essere chiuso senza mai essere stato veramente aperto?
Convergendo su questi temi, a mio parere, si potrebbe costruire una piattaforma rivendicativa unitaria, di prospettiva e non contingente, tantomeno elettoralistica e di campanile, per il rilancio del “Giannuzzi” e, più in generale, dell’offerta di salute nella provincia di Taranto”.
 
Il candidato sindaco
Roberto Massafra










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