martedì 26 novembre 2024


22/05/2013 06:54:38 - Salento - Attualità

Si è avviato un percorso partecipativo che porterà alla definizione di una puntuale normativa per il contrasto alla violenza di genere. In Puglia esistono 15 Centri antiviolenza e 6 Case rifugio, resta il problema della presa in carico delle vittime

 
Da anni la Regione Puglia e l’assessorato regionale al Welfare sono impegnati nel mettere a punto strategie, programmi, piani e strumenti normativi per prevenire e contrastare il fenomeno della violenza di genere che spesso, come drammaticamente noto, sfocia nell’omicidio della donna per mano dell’uomo. Tuttavia nonostante la normativa esistente e gli sforzi compiuti in questi anni per erogare servizi adeguati e omogenei sul territorio regionale, quella della violenza di genere e del femminicidio resta una piaga ancora tutta da risolvere. “Questo fenomeno ha detto il presidente della Giunta regionale Nichi Vendolaè solo la punta di un iceberg di una violenza sistematica quotidiana, quindi non ce la possiamo cavare con la norma penale, non c'è recrudescenza che tenga, c’è da attrezzare culturalmente una società . Occorre la bonifica del vocabolario, delle relazioni tra maschile e femminile, delle relazioni affettive. Occorre soprattutto stringere un’alleanza di competenze tra le istituzioni per andare oltre l’unanimismo di facciata, perché sono le azioni puntuali, mirate e qualificate a rendere la politica una buona politica”.
“La nostra è stata una regione decisamente virtuosa, abbiamo attrezzato una rete di servizi unica nel Mezzogiorno d’Italia  – dice l’assessore regionale al welfare e alla Sanità Elena Gentile: a partire dal 2008 operiamo un intervento sistematico sulla violenza contro donne e minori, in primo luogo con il programma triennale di interventi 2009-2011 le cui azioni sono poi state confermate e rafforzate nel piano triennale delle politiche sociali. Nell’agosto 2010, sono state approvate le Linee guida regionali per la rete dei servizi per la prevenzione e il contrasto. Oggi registriamo la presenza in Puglia di  15 Centri antiviolenza e 6 Case rifugio, alcuni pubblici e altri privati”. Il piano triennale prevedeva che entro la fine del 2012 entrassero in funzione almeno due centri antiviolenza per territorio provinciale e almeno una casa rifugio per donne vittime di violenza. “Sia per i centri antiviolenza, sia per le case rifugio l’obiettivo è pienamente raggiunto – dice ancora Elena Gentile. Il problema è piuttosto quello delle équipe multidisciplinari integrate tra servizi sociali e sanitari per la presa in carico delle vittime oltre che quello di assicurare continuità a quanto avviato, valorizzando soprattutto il ruolo e le competenze espresse dai CAV e dalle associazioni di donne che in questi anni hanno operato nel silenzio, spesso in modo volontario.” Le disfunzioni sono nella mancata attuazione delle indicazioni previste all’interno delle stesse Linee guida regionali: “Il problema sta anche nella natura del provvedimento – afferma l’assessore Gentile – che  favorisce la nascita e la strutturazione dei centri antiviolenza; si tratta infatti di Linee guida e dunque di uno strumento normativo debole per rendere cogenti le indicazioni in esse contenute”. Da qui è nata l’esigenza di attivare un percorso che porti alla realizzazione di una legge regionale contro la violenza e i femminicidi in Puglia. La legge regionale, perciò, consentirà che l’azione della Regione Puglia divenga ancor più strutturata, integrata, vincolante, attraverso alcune tappe che – precisa ancora Elena Gentile – partono dalla “costituzione di un tavolo tecnico all’interno dell’Osservatorio sulla salute di genere che definisca sistemi di diagnosi precoce e sviluppo di programmi di sensibilizzazione e formazione del personale sanitario, che monitori e raccolga dati ed elabori un report annuale e preveda la formazione di tutti gli operatori del settore”. All’interno della legge “sarebbe necessario – conclude l’assessore Gentile – prevedere anche un sistema di monitoraggio puntuale sui dati del fenomeno che coinvolga tutti i soggetti pubblici e privati che a vario titolo si occupano di prevenzione e contrasto e che consenta la circolarità delle informazioni”. Questi i primi passi che porteranno alla definizione di una normativa puntuale al più presto, a partire da oggi.










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