«Lettera “aperta” intorno alla “chiusa”(?) Regionale 8»
«È proprio vero, l’Italia è il Paese dei balocchi o … dei vigliacchi.
Tutti quanti, dal governo centrale alle amministrazioni periferiche, si affannano ad autodefinirsi di centro, di sinistra, di destra, supertecnici, superprofessori, supersaggi; di fatto stanno sempre tutti là, insieme, comodamente seduti, come in una giostra dell’adesso gioco io, dopo tocca a te, in una spirale apparentemente senza fine. Così dalla Val Susa alla Sicilia, quando si tratta di argomenti come alta velocità e cementificazione del territorio, inceneritori e discariche, cosiddetta energia pulita-verde-rinnovabile, sfruttamento selvaggio delle risorse, ricatti occupazionali e diritti calpestati con ripercussioni gravissime sulla salute umana e sull’ambiente intero, annichilimento di culture ed economie autoctone … tutti d’amore e d’accordo.
L’ennesimo esempio in Puglia. L’ufficio VIA regionale, con grande soddisfazione per molte comunità jonico-salentine, dà parere negativo al progetto della super-mega-strada Regionale 8, altrimenti conosciuta come litoranea interna Talsano-Avetrana.
Subito, sindaci tarantini interessati dall’opera e decurtati della propria fetta, consiglieri regionali, tutti quanti insieme, si scagliano contro questo ufficio, come bestie fameliche, siano essi di destra o di sinistra ... si sa quando la torta è grande ce n’è sempre per tutti! Tra questi chiaramente spicca, come al solito, la figura di Amati, meglio conosciuto come Odiati in tutti gli ambienti post-referendari pugliesi, visto che rappresenta uno degli artefici principali della incompleta ripubblicizzazione dell’AQP.
Costui, ferito nell’orgoglio regionale N° 8, cerca di organizzare commissioni regionali, allargate ai sindaci dei Comuni jonici interessati al progetto, per cercare di respingere la bocciatura dell’ufficio VIA: come dire, quando conviene questo è un ufficio importante, quando sta scomodo diventa di serie B. Così si continuano a ripetere le solite canzonette che non incantano ormai nessuno, soprattutto in un periodo storico-economico-sociale come quello odierno ed in particolare in terra jonica.
Tra le tante Amati dice “… un’opera che concilia esigenze di sicurezza e tutela della vita umana, di sviluppo turistico, economico e di collegamento dei territori interessati e di reddito e lavoro per numerose famiglie che si avvantaggerebbero con la realizzazione dell'opera.”
Innanzitutto, farebbe bene ad indicarle queste “famiglie che si avvantaggerebbero”; in effetti come Comitato Cittadino Antinucleare di Maruggio avevamo già scritto nelle nostre Osservazioni ufficiali di settembre 2011, che per quanto riguarda la valorizzazione delle produzioni locali, del turismo, dello sviluppo economico in genere: “In realtà codesti settori sono in affanno da immemorabile tempo, e non certamente per la mancanza della strada Reg. 8, ma perché i rappresentanti politici hanno deciso che la provincia di Taranto non deve seguire le sue vocazioni naturali, agricole e turistiche. Testimonianza è la presenza su tale territorio di innumerevoli realtà industriali fra le più impattanti sull’ambiente e sulla salute, gravata dalla colonizzazione di questi ultimi tempi di mega-impianti speculativi eolici e fotovoltaici su terreni agricoli”.
Ci sembra doveroso sottolineare le differenze, nella stessa amministrazione regionale, tra un Amati, che si fa paladino dell’appello dei sindaci dell’Unione dei Comuni delle Terre del Sole e del Mare, ed una Barbanente che, al contrario, ha discusso e progettato le aree destinate a Riserve e Parchi regionali direttamente con la gente e le comunità dei territori interessati. Questa stridente contraddizione, tra il progetto Parchi e la super-mega-strada Regionale 8, ha sempre condizionato facili contestazioni alla Barbanente, che ne diventava, anche involontariamente, un capro espiatorio di un pool amministrativo “perennemente contraddittorio”.
Che venissero gli Ama(n)ti della Regionale 8 (più che Regionali, forse, Legionari n. 8) a Maruggio, paese che ricopre una certa posizione in quella “fantascientifica nonché fatiscente” Unione dei Comuni. Assisterebbero allo spettacolo di quelle dune che la Barbanente voleva trasformare in Riserva naturale, a cui l’amministrazione comunale maruggese, prima favorevole, si era fermamente opposta successivamente; dune che già avevano fruito di sperperi pubblici, attraverso i soliti fantomatici progetti comunitari che consentirono la realizzazione di opere di ingegneria naturalistica su quelle stesse zone SIC oggi degradate.
Le troveranno, queste dune, come aree di sequestro dei carabinieri del NOE di Lecce.
Intere aree usate come deposito temporaneo (discarica abusiva?), con potenziali danni alla falda acquifera, di materiale composto da alghe e fanghi provenienti dalla pulizia di quel tanto discusso porto di Campomarino, praticamente regalato dall’amministrazione pubblica al privato, l’unico beneficiario della suddetta struttura a discapito dell’intera collettività maruggese … questo a proposito di quale sviluppo porterebbe la Regionale 8 nel nostro territorio, e magari anche quali “famiglie si avvantaggerebbero”!!!
Consigliamo di venire a Maruggio passando per Taranto, si potrebbe godere così l’intero spettacolo della provincia jonica orientale, compreso quello della città.
Nonostante l’assenza della Regionale 8, percorrendo la già notevole rete viaria esistente, purtroppo o volutamente abbandonata a se stessa, consigliamo di procedere comunque velocemente e di fare molta attenzione.
Per l’enorme RST (Rischio Sanitario Tarantino), la probabilità di ammalarsi precocemente attraversando questi territori è diventata elevatissima, con scarse possibilità tra l’altro di curarsi in zona, vista la fine fatta fare agli ospedali jonici, da scelte politiche ben precise.
Si sa, in questi ultimi tempi, nel tarantino, se non si è un po’ “liberi e pensanti”, si corre facilmente il rischio di essere incriminati per disastri ambientali, con possibilità di arresti domiciliari.
E poi, lo sanno bene anche i rettili rimasti ancora liberi di strisciare, che, pecore e pecoroni si tengono a debita distanza da Diossina & Co…. perché sanno molto bene il rischio che corrono».
Comitato Cittadino Antinucleare Maruggio