Secondo la minoranza il provvedimento non rispetterebbe totalmente le disposizioni normative
I consiglieri di minoranza chiedono al sindaco Mario De Marco, al Prefetto di Taranto e alla Regione Puglia la revoca urgente della delibera di Consiglio Comunale dell’8 maggio scorso relativa all’impianto per il recupero e il trattamento di materiali inerti.
I quattro consiglieri (Antonio Lanzo, Emanuele Micelli, Luigi Conte e Rosaria Petracca) hanno da sempre espresso notevoli perplessità riguarda questo progetto che, sulla carta, dovrebbe poi essere una discarica per il trattamento di inerti provenienti dalle attività di costruzione e demolizione, ad esclusione di materiali qualificati dalla legge di riferimento come pericolosi. Progetto che, a dir la verità, non ha convinto neppure due consiglieri della maggioranza, che, al momento della votazione della delibera, hanno preferito astenersi o, addirittura, esprimere un voto contrario.
Secondo i quattro consiglieri della minoranza, «la bozza della delibera, inserita negli atti alla convocazione del Consiglio, era palesemente difforme da quella esibita ed approvata dal consesso elettivo, tutta emendata (compreso anche l’oggetto della delibera), con ben 12 emendamenti presentati dall’assessore relatore Daniele Petarra».
L’opposizione motiva la propria richiesta di revoca anche perché la delibera «non ha il parere né dell’Ufficio Urbanistica, né dell’Ufficio Ecologia del Comune di Avetrana».
Inoltre, pur citando il Piano Gestione Rifiuti Regione Puglia, «non lo rispetta in quanto la stessa prevede la localizzazione di impianti in zona di “verde agricolo di tipo B” del vigente P. R. G., che invece non è consentita».
Inoltre, sempre secondo i consiglieri Lanzo, Micelli, Conte e Petracca, «la delibera non rispetta il P.R.G. del Comune di Avetrana, e nello specifico le norme tecniche di attuazione. La zona agricola di tipo B (ex A5) “deve essere mantenuta inalterata nel suo carattere, essendo consentite esclusivamente le costruzioni a servizio delle aziende agricole; inoltre le cave spente esistenti nella zona indicata possono essere destinate a standard”».
Per tutte queste motivazioni, la minoranza giunge alla conclusione che la delibera avente per oggetto l’impianto per il trattamento di inerti «si configura come una vera e propria variante al P.R.G. vigente senza aver seguito l’iter amministrativo previsto» e «sulla deliberazione dovrebbe esserci anche il parere dell’Autorità di bacino, poiché gli interventi in cava potrebbero compromettere sia l’assetto geomorfologico che quello idrogeologico».
Ecco dunque motivata la richiesta di revoca agli organi amministrativi e politici locali competenti. Agli organi tecnici locali e regionali viene chiesto di esprimere per iscritto il parere sulla delibera e, ove occorra, di indicare se l’interpretazione della minoranza sia giusta o errata.