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08/08/2013 19:28:00 - Manduria - Cultura

 Le opere di Antonella Miccoli si possono ammirare presso “Libri e Zafferano” sino all’11 agosto

In questo caldo pomeriggio d’agosto incontriamo a Manduria, nella saletta di “Libri e Zafferano”,  in compagnia dei proff.ri Enrico Castrovilli (docente di Lettere e psicologo analista) e Teresa Gentile (docente e giornalista), e della operatrice culturale Giulia Selvaggi che gestisce la saletta, la pittrice Antonella Miccoli, originaria di Francavilla Fontana e attualmente residente a San Michele Salentino.

La Miccoli si cimenta, da qualche anno, con la pittura astratta, che è possibile apprezzare a Manduria, sempre presso “LIbri e Zafferano” (piazza Commestibilli), dal 3 all’11 agosto, dalle 19 alle 24. Attratti dalla sua pittura, facciamo alla Miccoli alcune domande.

Arriva all’astrazione dopo essere partita dal figurativo, oppure il suo percorso è sempre stato nel segno dell’astrazione? Nella brochure informativa si parla della sua passione per la pittura simbolista, ma nelle sue opere ci pare esplicita una vicinanza alle opere di Joan Mirò. Che ne pensa?

“Parto da una pittura figurativa, di tipo impressionista. Soggetti principali della mia pittura sono stati all’inizio i paesaggi. Agli albori della mia esperienza di pittrice, sono stata facilitata dalla mia professoressa di Arte, ad iniziare addirittura dalle elementari. Avevo un punto di riferimento preciso nelle mie ricerche: mi ispiravo a Claude Monet, ma anche a  Van Gogh.

Alle scuole medie e alle superiori sperimento ancora il figurativo. Intorno al 2007, la svolta: incontro il prof. Enrico Castrovilli alla pinacoteca di San Michele Salentino e, stimolata dalla lettura delle sue opere e dai suoi suggerimenti, mi “converto”, in modo estremamente libero, all’astrazione figurativa.

Il professor Castrovilli è entusiasta delle mie opere e decide di seguirmi nel mio percorso. Entro, su sua proposta, nel Movimento Lettrario Salentino. Tuttora sostengo graficamente il professore nelle serate di presentazione dei suoi libri”.

L’astrazione (lo dicono anche i manuali di storia dell’arte) rimanda esplicitamente all’interiorità dell’artista. Se dovessimo giudicare dalle tonalità cromatiche usate, calde e accese, la sua sembrerebbe un’interiorità positiva, gioiosa e pacificata. La nostra impressione è corretta?

“Si, l’impressione è giusta. Sono una persona “solare”.

Quale è stata la reazione del pubblico di fronte alle sue opere, nel contesto in cui prevalentemente opera? L’astrazione ha provocato il consueto disorientamento nello spettatore?

“Il pubblico ha accolto favorevolmente la mia pittura. Forse all’inizio c’e stata qualche reticenza, ma in seguito, la mia pittura ha trovato espliciti estimatori. Il mio pubblico è composto sia da pittori affermati, che dalla gente del paese. E, sembra paradossale, ma in realtà lo sprone a continuare è dato essenzialmente proprio dai miei compaesani. C’e da tenere presente, comunque, che sono l’unica, nel  paese, a cimentarmi con la  pittura astratta”.

Quali sono i pittori, noti e meno noti, cui si ispira preferibilmente?

“Mi piacciono Gustave Moreau ed Edward Munch”.

Dal momento che nelle sue tele il tema non è immediatamente percepibile, quale modalità sceglie per attribuire un titolo ad una sua opera?

“Non è semplice spiegarlo. Quando mi metto davanti alla tela, realizzo un’idea (la mia pittura astratta ha sempre una base grafica) e poi, assegno un titolo al soggetto rappresentato. Ci tengo a sottolineare che la mia pittura ha lo scopo dichiarato di sottrarre per un attimo lo spettatore alla (dura) realtà, e di metterlo in una condizione di sogno.

La pittura mi permette, e deve permettere allo spettatore, di rifugiarsi in una dimensione diversa da quella che sperimenta nella realtà quotidiana, con cui è sempre difficile confrontarsi”.

Le sue opere sono, romanticamente, il libero e subitaneo sfogo della sua ispirazione, oppure usa meditare profondamente sulle tonalità cromatiche che sceglie?

“Non medito a lungo sui colori da usare nel quadro. Niente calcoli. Nel momento dell’ispirazione, mente, mano e pennello sono tutt’uno. Mantengo comunque, mentre dipingo, il controllo delle mie sensazioni”.

Che rapporto ha la sua pittura con la dimensione onirica? I sogni rappresentano per lei una fonte d’ispirazione?

“I sogni non costituiscono una mia particolare fonte di ispirazione”.

Quanta importanza ha la pittura nella dimensione del suo vivere quotidiano? Quanto è intenzionata a scommettere sulla sua vocazione artistica? Nel paese in cui vive esiste un mercato delle opere d’arte?

“Dipingo spesso, quando mi è possibile. Inizierò, su suggerimento del prof. Castrovilli, uno studio sull’opera di Leopardi, utilizzando le sue liriche, se possibile, come fonte di ispirazione per i miei quadri.
Sempre con un occhio particolare al dato interiore, alla profondità del sentire umano. Attualmente, dipingo su commissione per i locali pubblici del mio paese, ma i miei dipinti arredano anche case di privati cittadini. Preciso, a questo proposito, che i committenti mi lasciano sempre la massima libertà nella ideazione e nella realizzazione dell’opera.

Per quanto riguarda l’ultima domanda, devo dire che nel mio paese esiste un mercato delle opere d’arte. I dipinti si riescono in qualche modo a vendere”.

Nicola Morrone











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