Rosario Giuliani e Rick Margitza le guest stars dell’evento
La seconda edizione dell’”Oria Jazz Festival” ha registrato il tutto esaurito.
Questa prestigiosa rassegna è stata ardentemente voluta dal direttore artistico oritano e presidente dell’associazione “Oria in Jazz”, Francesco Desiato, nonché uno dei più interessanti flautisti jazz italiani. Grazie alla sua competenza e caparbietà, unitamente allo straordinario patrocinio del comune di Oria e all’apporto fondamentale di numerosissimi sponsor, è stato possibile replicare l’evento che, con grande successo, fu inaugurato la scorsa estate.
A dare il via al Jazz Festival ci ha pensato il “Rosario Giuliani 4et”, quartetto formato da: Rosario Giuliani (sax), Roberto Tarenzi (pianoforte), Dario Deidda (basso), Marco Valeri (batteria). Questo Line-up ha eseguito alcuni brani contenuti nell’ultimo disco di Giuliani, intitolato “Images”, all’interno del quale si possono ascoltare tutte composizioni originali firmate dall’altosassofonista terracinese. Rosario Giuliani, uno tra i più autorevoli sassofonisti jazz presenti sulla scena internazionale, ha sbalordito gli astanti per la maturità del suo suono, per la sua poetica espressività, ma soprattutto per il suo penetrante fraseggio da hard bopper consumato.
Geniale quando sul solo di “Paese di sabbia” (contenuto nell’album “Images”), sua perla compositiva, ha “citato” “Footprints” di Wayne Shorter, spostando gli accenti. Roberto Tarenzi, talento luminosissimo del piano jazz, si è contraddistinto per il suo pianismo di stampo “jamaliano”, percepibile dall’attenzione per determinati aspetti ritmici. Nei suoi soli, invece, sovente ha utilizzato delle articolate progressioni armoniche assai interessanti. Dario Deidda, con ogni probabilità il miglior bassista elettrico italiano, ha sempre sostenuto irreprensibilmente il quartet, con la sua ritmica intensamente propulsiva. Altrettanto lodevole quando ha costruito dei soli in cui ha palesato tutto il suo invidiabile virtuosismo. Marco Valeri, giovane batterista jazz ricco di talento, ha posto in rilievo un drumming incisivo ed una rullata fluida. Ma si è fatto notare particolarmente quando, a tratti, ha fatto venire in mente lo stile batteristico dell’immenso Elvin Jones, distribuendo il beat su tutti i componenti della batteria.
Nel quartetto di Rosario Giuliani è stato invitato a suonare Francesco Desiato (flauti), in qualche brano. Il musicista maddalonese d’adozione sì è distinto su “Woods” (Giuliani), in cui ha tirato fuori uno scorrevolissimo fraseggio, ma in particolare su “Paese di sabbia”, dove ha sviscerato un originalissimo e sorprendente solo “bifonico”, utilizzando voce e armonici simultaneamente.
L’incantevole cattedrale di Oria ha ospitato anche la serata conclusiva dell’”Oria Jazz Festival”, che è terminato con il “Rick Margitza 4et”, formato da: Rick Margitza (sax), Domenico Sanna (pianoforte), Giuseppe Bassi (contrabbasso), Roberto Gatto (batteria). Rick Margitza, uno dei più grandi sassofonisti jazz a livello mondiale, ha ammaliato gli spettatori con la sua costante e sopraffina ricerca armonica, accompagnata da un linguaggio ed una pronuncia che ostenta con una naturalezza disarmante.
Domenico Sanna, tra i più brillanti e promettenti pianisti jazz della nuova generazione, si è segnalato, in particolar modo, quando sul solo di “Cry me a river” ha messo in bella mostra tutta la sobrietà del suo fraseggio cristallino. Giuseppe Bassi, eccellente contrabbassista barese, ha evidenziato il suo suono poderoso e scuro, tipicamente Bop, un po’ sullo stile del leggendario Ray Brown, oltre a costruire dei soli densi di un’intensissima forza espressiva. Roberto Gatto, uno dei più rappresentativi batteristi jazz nel panorama musicale mondiale, ha dato sfoggio di tutta la sua eclatante creatività, soprattutto negli spart-four.
Profondo conoscitore del linguaggio e della tradizione jazzistica, ha incantato quando ha alternato un drumming leggiadro e delicato vicino allo stile batteristico di Paul Motian, ad una pulsazione ritmica vigorosa e “croccante” simile a quella di Philly Joe Jones.
Anche nel concerto di chiusura della seconda edizione dell’”Oria Jazz Festival” è stato chiamato sul palco, per due tunes, il flautista jazz oritano Francesco Desiato, nonché direttore artistico del festival. Il jazzista “campano” ha tirato fuori dal suo ottavino un entusiasmante “bluesy mood” nel solo di “Blue Monk” (Thelonious Monk), oltre alla sua peculiare musicalità. Con questo standard, si è chiuso il “sipario” sulla seconda edizione dell’”Oria Jazz Festival” che, anche per il secondo anno successivo, si è rivelato un successone.
Due giorni di arte allo stato puro, proprio grazie all’encomiabile impegno di Francesco Desiato, squisito flautista jazz, direttore artistico del festival e presidente dell’associazione “Oria in Jazz”.
Tutto ciò si è potuto realizzare anche grazie all’indispensabile sostegno del comune di Oria e al generosissimo contributo di svariati sponsor.
Stefano Dentice