martedì 26 novembre 2024


14/11/2013 08:39:37 - Salento - Attualità

L’interessante studio di alcuni ricercatori brindisini sarà pubblicato dalla rivista scientifica statunitense Environmental Research

Le malformazioni congenite rappresentano una delle prime cause di ricovero tra i bambini nei primi anni di vita. Si stima, infatti, che in Italia siano circa 50.000 i ricoveri annui in età pediatrica a causa di un’anomalia congenita (Fonte: Ministero della Salute, Relazione sullo stato sanitario del Paese 2009-2010).
Le anomalie congenite sono malattie presenti già alla nascita, possono colpire diversi organi, presentarsi con gravità differente e le loro cause, per lo più ancora sconosciute, possono essere di natura genetica, ambientale oppure riconducibili a complesse interazioni geni-ambiente.
Tra i possibili fattori ambientali vi è anche l’esposizione materna ad inquinanti atmosferici. Una metanalisi di studi epidemiologici pubblicata nel 2011 da un gruppo di ricerca internazionale (Ambient air pollution and risk of congenital anomalies: a systematic review and meta-analysis. Martine Vrijheid e colleghi) aveva sostenuto l’esistenza di qualche evidenza di associazione tra inquinanti atmosferici ed anomalie congenite del cuore. In letteratura, inoltre, sono stati ipotizzati anche possibili meccanismi di teratogenicità, tra questi lo stress ossidativo e l’infiammazione della placenta. Vi sono, infine, studi condotti su roditori in cui si è osservato che l’esposizione materna ad alcuni inquinanti presenti in atmosfera produce effetti embriotossici e teratogeni.
A Brindisi, un precedente studio pubblicato nel dicembre 2012 aveva evidenziato un incremento di anomalie congenite, in particolare del cuore, sia rispetto alla media dei registri europei sia con riferimento ai comuni limitrofi.
Lo studio appena accettato per la pubblicazione dalla rivista scientifica statunitense Environmental Research ha un disegno di tipo caso-controllo. Ad ogni neonato dimesso entro i 28 giorni di vita con una diagnosi di anomalia congenita in base ad un protocollo di registrazione condiviso a livello europeo (EUROCAT) sono stati associati 4 neonati senza tale diagnosi ed estratti casualmente dall’archivio delle dimissioni ospedaliere. I casi e i controlli così definiti sono stati appaiati tenendo conto dello stato di deprivazione socio-economica delle madri. Tale accorgimento è adottato negli studi epidemiologici per tenere sotto controllo l’influenza di possibili fattori di rischio, quali nel caso specifico, il fumo di sigaretta della madre durante la gravidanza.
A ciascun neonato incluso nella ricerca sono stati associati i valori di concentrazione degli inquinanti durante il periodo di maggiore suscettibilità del feto ad insulti ambientali: dalla III alla VIII settimana di gestazione. Gli inquinanti considerati sono l’anidride solforosa (SO2) e le polveri totali sospese (PTS) misurati dalle centraline della rete di monitoraggio di ENEL.
Seguendo indicazioni presenti nella letteratura scientifica internazionale si è valutato sia il ruolo dell’esposizione a concentrazioni medie di inquinanti sia il ruolo dei picchi delle concentrazioni. Nel primo caso, l’esposizione all’inquinamento ambientale è stata considerata come il valore medio della concentrazione di inquinante nell’aria respirata dalla madre; nel secondo caso, si è scelto uno dei valori più alti di concentrazione media giornaliera (tecnicamente, il 90simo percentile della distribuzione), ipotizzando che l’evenienza di pochissime giornate particolarmente inquinate rappresentino esse stesse un fattore di rischio.
I risultati indicano che a Brindisi le anomalie congenite sono associate ad incrementi nella concentrazione in aria di SO2, nonostante che le concentrazioni di questa sostanza siano state nei limiti di legge, nel periodo esaminato. Una plausibile spiegazione di questo risultato sta nel fatto che gli incrementi di concentrazione di SO2 sono indicatori della presenza di una mistura di sostanze emesse dalle medesime fonti della SO2, sostanze che singolarmente e tutte insieme contribuiscono ad elevare il rischio di danni alla salute.
In conclusione, gli autori ritengono che la ricerca avviata dal CNR in collaborazione con il reparto di neonatologia dell’Ospedale Perrino di Brindisi debba proseguire e che vi siano diversi aspetti da affinare. Allo stesso tempo, poiché le malformazioni congenite rappresentano uno dei più precoci indicatori biologici per la tossicità di insulti ambientali, gli autori ritengono necessaria una sorveglianza epidemiologica del fenomeno.
Lo studio appena accettato per la pubblicazione dalla rivista americana Environmental Research:
Autori dello studio: Emilio A.L. Gianicolo; Cristina Mangia; Marco Cervino; Antonella Bruni; Maria Grazia Andreassi; Giuseppe Latini










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