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04/12/2013 19:28:58 - Provincia di Taranto - Cultura

La meravigliosa esortazione del vescovo-poeta, testimone e maestro: don Tonino Bello

“Mettiamoci in cammino, senza paura, per trovare Gesù e, con lui, il bandolo della nostra esistenza redenta, la festa di vivere, il gusto dell’essenziale, il sapore delle cose semplici, la fontana della pace, la gioia del dialogo, il piacere della collaborazione, la voglia dell’impegno storico, lo stupore della vera libertà, la tenerezza della preghiera”.
Questa meravigliosa esortazione è di un vescovo-poeta, testimone e maestro: don Tonino Bello.
Non l’ho urlata a Manduria presso una delle sue tante, meravigliose Chiese, bensì presso la sua più importante Cantina, che ospita inter alia il Museo della Civiltà del Vino Primitivo, nel corso della Conferenza “Fare Strada sulle Orme di don Tonino Bello”, organizzata dal Consorzio Produttori Vini di Manduria, con il patrocinio dell’Associazione “Le Donne del Vino della Puglia” e dell’Associazione Regionale Pugliesi di Milano.
 
Perché   l’ho urlata in una Cantina anziché in una Chiesa? È presto detto, perché ho accolto un’altra esortazione di don Tonino Bello.
 
“Aprite le porte perché Gesù Cristo esca dalla Chiesa. L’avete costretto, l’avete sequestrato, avete messo anche lui in un recinto. Aprite le porte perché lui esca, affinché cammini a piede libero su tutta la terra”.
 
Chiarisce don Tonino. “Non si addice ai credenti la chiusura nel blocco rassicurante delle loro chiese, nel perimetro dei loro templi, nell’area gratificante delle suggestioni teologiche, delle accademie, delle biblioteche, delle riviste, delle raffinatezze culturali. Dobbiamo muoverci! E, quando ci saremo mossi alla ricerca dell’uomo, andremo a porgergli l’annuncio di Dio”. Con le opere, i gesti e un sorriso, mi permetto di aggiungere.
 
“Il mio sogno”, diceva don Tonino Bello, “è portare il sorriso, il coraggio e la speranza a tutti coloro che incontro”.
 
Che sogno meraviglioso quello di don Tonino Bello, difficilissimo da realizzare, ma che don Tonino è riuscito tante volte, durante la sua vita terrena, a tramutare in realtà.
 
Sono passati vent’anni dal giorno (20 aprile 1993) in cui il vescovo don Tonino Bello ha dato l’ultimo colpo d’ala su questa terra in direzione del cielo. Eppure, don Tonino Bello riesce tuttora a realizzare il sogno di portare il sorriso, il coraggio e la speranza.
 
È ciò che possono testimoniare gli uomini, le donne, le ragazze e i ragazzi che hanno ascoltato la Conferenza. E anche chi ha fatto i saluti e gli interventi: Fulvio Filo Schiavoni, Presidente Consorzio Produttori Vini di Manduria, Sabrina Soloperto, Presidente Delegazione Pugliese dell’Associazione Nazionale “Le Donne del Vino”, Annamaria De Valerio, Assessore alle attività produttive del Comune di Manduria, Anna Gennari, PR Consorzio Produttori Vini di Manduria, don Franco Dinoi, Arciprete di Manduria, un ragazzo e una ragazza del Gruppo Scout “Agesci Manduria” e il Cantautore Maurizio Nazzaro.
 
Quantunque nel 2013 (un tempo in cui l’umanità ha di fronte a sé la prospettiva ravvicinata di una catastrofe ecologica, economica e psichica; un anno in cui il lavoro non c’è per tantissimi giovani e non c’è più per tanti uomini e donne), ho visto i loro volti illuminarsi quando ho raccontato che, secondo don Tonino Bello, i gravi problemi del mondo non vanno risolti con l’assistenzialismo, ma stimolando tutti, soprattutto i giovani, a essere protagonisti del loro futuro e del loro sviluppo.
 
Come ne veniamo fuori da un mondo in cui gli antichi valori sono andati giù, in cui il mare ha inghiottito le boe, sicure e galleggianti, cui attraccavamo le imbarcazioni in pericolo? Secondo don Tonino Bello non basta più enunciare la speranza: occorre organizzarla.
Organizzare la speranza è ciò che fa il Consorzio Produttori Vini, disponendo di 900 ettari di vigna coltivata perlopiù con il tradizionale sistema ad alberello, creando valore aggiunto dal lavoro di 400 piccoli artigiani del vino, poeti delle loro vigne, gli unici a potersi fregiare dell’appellativo di “Maestri in Primitivo”.
Organizzare la speranza è ciò che fanno Le Donne del Vino della Puglia (produttrici, enotecarie, ristoratrici, sommelier, giornaliste). A Milano, il 24 maggio 2013, l’Associazione Regionale Pugliesi di Milano ha consegnato loro il prestigioso Premio “Ambasciatore di Terre di Puglia” con la seguente motivazione: “Per aver saputo promuovere la cultura del vino con una vivacità ed una tendenza alla comunicazione moderna e anticipatrice, tale da costituire un autentico fenomeno associativo dell’imprenditorialità femminile capace di creare Valore da una delle tipicità delle Terre di Puglia”.
Grazie, soprattutto, all’esempio e ai numeri del Consorzio Produttori Vini e di alcune Donne del Vino della Puglia, Manduria è diventata una delle capitali del grande vino, vale a dire di quel vino capace, grazie al suo equilibrio e alla sua freschezza, di donare al bevitore avveduto un’emozione di intima soddisfazione e di intensa felicità.
Se ciò è vero, è altrettanto vero che, a seguito della crisi finanziaria e economica viviamo in un’epoca in cui si è avverato ciò che un timido ed eccentrico docente di matematica pura aveva previsto nel 1896, nel libro “Attraverso lo specchio”. In precedenza aveva scritto “Alice nel Paese delle Meraviglie”. Il suo nome è Lewis Carroll.
“Nel Regno della Regina Rossa per mantenere il proprio posto, occorreva . . . . come adesso . . . . correre a più non posso; per andare da qualche altra parte, occorreva . . . . come adesso . . . . correre almeno il doppio”.
Quando. . . . a Manduria, per mantenere il vantaggio competitivo di essere capaci di produrre un vino impareggiabile come il Primitivo di Manduria . . . . occorre correre almeno il doppio?
Adesso. . . . starsene freddi e morti, ad esempio con riguardo all’assurdo progetto di impiantare a Manduria dei parchi eolici, è inconcepibile! Adesso. . . . non crescere è un errore! Adesso. . . . non sognare è un errore blu!
Ne sono più che convinto: se non si sogna . . . . non si progetta; e se non si progetta . . . . non si realizza.
La valenza di questi concetti aumenta a dismisura se, a supportarli, è un grande profeta, prossimo Santo: don Tonino Bello.
L’esortazione di don Tonino Bello ad organizzare la speranza non ha tentennamenti.
“Chi spera . . . .cammina . . . .corre . . . .danza la vita. Non fugge.
Cambia la storia, non la subisce.
Costruisce il futuro, non lo attende soltanto.
Ha la grinta del lottatore, non la rassegnazione di chi disarma.
Ha la passione del veggente, non l’aria avvilita di chi si lascia andare.
Ricerca la solidarietà con gli altri viandanti, non la gloria del navigatore solitario”.
 
A chi ha capacità imprenditoriali don Tonino Bello indica chiaramente che, per organizzare la speranza, è necessario pagare un caro prezzo (occorre istruirsi, occorre sapere, occorre saper fare, occorre far sapere, occorre innovare. . . . ) e pregare. La preghiera di don Tonino Bello alla Madonna, che ha fatto commuovere tanti presso la Cantina, declina le sopra citate variabili.
 
“Santa Maria,
non farci tremare la voce quando,
a dispetto di tante cattiverie e di tanti peccati che invecchiano il mondo,
osiamo annunciare che verranno tempi migliori.
 
Non permettere
che sulle nostre labbra il lamento prevalga mai sullo stupore,
che lo sconforto sovrasti l’operosità,
che lo scetticismo schiacci l’entusiasmo,
e che la pesantezza del passato ci impedisca di far credito sul futuro”.
 
Le richieste di don Tonino Bello al Signore chiariscono ancor di più qual è il cammino da percorrere.
 
“Signore, dai a questi miei amici e fratelli
la forza di osare di più,
la capacità di inventarsi,
la gioia di prendere il largo,
il fremito di speranze nuove.
 
Stimola in tutti, nei giovani in particolare,
una creatività più fresca, una fantasia più liberante
e la gioia turbinosa dell’iniziativa
che li ponga al riparo da ogni prostituzione.
 
Fa provare a questa gente l’ebbrezza di camminare insieme.
Donale una solidarietà nuova, una comunione profonda,
una cospirazione tenace.
 
Falle sentire che per crescere insieme
non basta tirar fuori dall’armadio del passato
i ricordi splendidi e fastosi di un tempo,
ma occorre spalancare la finestra del futuro,
progettando insieme, osando insieme,
sacrificandosi insieme”.
 
La parabola di don Tonino Bello, che non mi stancherò mai di raccontare, induce a proseguire fiduciosi il cammino.
 
“Un giorno Noè prese una colomba e la fece volare, sperando che tornasse da chissà dove con qualche avvisaglia di terra liberata dalle acque. E un giorno tornò. . . .con un ramo d’ulivo.
Ecco, noi dovremmo essere come quelli che sulla tolda della nave scrutano l’arrivo della colomba, che non elevano lamentele su questo ruzzolare del mondo verso la catastrofe.
No, non dobbiamo chiudere gli occhi di fronte alla realtà. Ma lo sapete meglio di me: il mondo è andato sempre così, forse anche peggio. Il mondo è stato sempre un po’ triste!
Il nostro compito di credenti, oggi, non è di macerarci negli eventi della perversità del mondo ma di salire sulla tolda per scrutare l’arrivo della colomba, per scorgere nel firmamento questo allargarsi dell’arcobaleno”.
 
Io ho tanti dubbi, ma anche una certezza: che don Tonino Bello vuole bene e sorride dal cielo a chi organizza la speranza, che don Tonino Bello sarà sempre compagno di viaggio di chi organizza, per sé e per gli altri, la speranza.
 
 
Francesco Lenoci
Docente Università Cattolica del Sacro Cuore – Milano
Vicepresidente Associazione Regionale Pugliesi – Milano











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