Ripartiamo non da zero, ma da quando pensavamo di volare alto con la cultura
Taranto, Taranto dalle mie brame allunga le trecce, non di fumo, ma di energia pulita per far salire un po’ di cultura. Natale ha già bussato. Stiamo per aprire. I panettoni sono stati già compilati sotto gli alberi. Il presepe ha personaggi etnici e dialogano con le lingue del Mediterraneo. Non trovo accenti austriaci. Adriatici si. Ma gli incontri recitano non le lingue diffuse maggioritarie, piuttosto sono intrise di una geopolitica afrobassoeuropaadriatica.
Taranto muore! Non muore soltanto per il fumo se si muore di fumo soltanto esterno. Si può morire anche di fumo interno. A volte entro in alcune stanze dove mi sembra di abitare una fumacchiera, si fumano sigari cubani e sigarette non più nazionali.
Peccato sono sparite le nazionali e le internazionali bianche e verdi. Taranto muore per mancanza di cultura. Non ha cultura. Perchè si parla troppo. Perchè si è parlato troppo senza mai aver nulla concluso.
Non ha mai avuto un Progetto Cultura tranne che nella stagione 1995 - 1999, ma anche i nobilitati a parlare di cultura, in quegli anni, dicevano: “Si, però, mah, io che faccio” e via di seguito e intanto le operazioni si facevano.
Dopo il vuoto.
L’università continua ad essere culturalmente latitante. Sapete perchè? Perchè non si riesce a fare una distinzione tra un Progetto di programmazione e organizzazione della cultura e un Progetto universitario. Non è la stessa cosa. Non ho bisogno di rendere note le mie assicurazione. Ci sono compiti specifici e diversi. Non confondiamo come si è fatto anche in questi recenti mesi.
Taranto non fa cultura, non ha un esercizio forte di manifestazioni culturali, non ha la capacità e la forza di creare eventi se per eventi non si vogliono far passare quelli che restano nella cinta muraria e tra le pagine dei quotidiani locali. E poi aveva l’arroganza e la presunzione di candidarsi a Capitale della Cultura!
Caduta la farsa nel teatro di Gogol i personaggi dovrebbero specchiarsi al naso dello specchio per capacitarsi un po’ della loro presunzione.
Allora. Occorre il Progetto per una città che punti alla Cultura.
Non ad una città che in tempi d’epoche che si trovano solo sui libri di archeologia è stata Magna Grecia. ORMAI LA MAGNA GRECIA E’ SOLO UNA METAFORA METABOLIZZATA BENE. Anzi è un archetipo.
Mettiamo insieme alcuni cocci per costruire un tassello. Occorre una Pinacoteca. Una Biblioteca Provinciale. Un Indirizzo culturale.
Non possiamo dimenticare oltre 50 anni di Italsider. L’Italsider è stata la cultura avanzante di una città industriale.
Taranto è stata. Ma cosa è oggi? La città dalla quale si scappa.
Il processo politico che si illudeva di innescare con le sinistre è completamente fallito. La destra è sparita. Ma bisogna pur superare le dune del deserto. Si superano avendo il coraggio di affermare pubblicamente che la Taranto della Cultura non c’è, la Taranto di una Università modello non esiste, il territorio che pensa di fare cultura fa piccole serate per alleviare a volte la noia.
Cosa fare? La Rivoluzione. Cioè pensare. Perchè pensare è rivoluzionario. Pensare non per altri decenni. Pensare per utilizzare il passato come esperienza e il futuro come azione.
Credo che sia necessario creare una Consulta dei Comuni. Credo che sia necessario riprendere l’idea degli Eventi. Qualcuno mi dirà che occorrono i soldi. Bene. Invece di patrocinare dieci manifestazioni, facciamo una sola manifestazione all’anno. Questo vale per Taranto ma anche per le comunità chiamate “paesi”.
Qui non si tratta più di ragionare con la mente a sinistra o a destra, ma con la volontà della capacità e con la potenza della professionalità culturale pensando ad un compito missionario per la cultura. E’ da secoli che io mi sforzo di far capire che un Evento non può essere etichettabile ideologicamente, ma, signori miei, occorre la qualità e che sia un circuito nazionale e non un cortocircuito. Poi idee originali, innovative, innovanti.
Basta con i conflitti. Facciamo una bella mostra su Bettino Craxi artista? Chi ci sta? Sapete che Craxi era un artista? Un vero pittore. Abbiamo dimenticato Carrieri, Fornaro, Spagnoletti. Ci siamo scordati di Carlo Belli che ha portato la metodologia della comunicazione archeologica da Taranto in tutta Europa. Ma quanti sanno chi è stato Carlo Belli? Il padre nobile dei Convegni della Magna Grecia. Senza di lui neppure i Convegni ci sarebbero stati, però i tarantini hanno la debolezza della paura a pronunciare questo nome.
Insomma bisognerebbe dire per prima cosa: Scusateci, in questi anni ci siamo confusi, non abbiamo fatto cultura: pensavamo e pensavamo che anche con l’Università si potesse esercitare un modello di cultura ma abbiamo confuso i ruoli.
Ripartiamo non da zero, ma da quando pensavamo di volare alto con la cultura. Si avrà il coraggio di dire ciò? Taranto culturalmente muore e noi stiamo a guardare.
Pierfranco Bruni