L’intervista a Giuseppe Erario
In vista della partita fuori casa contro il Trani, ho il piacere di incontrare il giocatore biancoverde Giuseppe Erario, (che ha ultimamente indossato la fascia di capitano in mancanza di Scarciglia), che si è gentilmente reso disponibile per concedermi una breve intervista.
Ci sediamo. Sembra molto tranquillo e senza problemi parto con le domande:
Non siete così tanto lontani dalla griglia dei playout. Eppure di domenica in domenica manca sempre poco per portare a casa i tre punti. A cosa è dovuto tutto ciò?
«Purtroppo in questa categoria ogni calo di concentrazione si paga a caro prezzo» risponde Erario. «Va specificato che siamo una squadra e l’errore non è mai, mai, del singolo. Ma dell’intero gruppo. Ci restano ancora abbastanza partite per lavorare e cercare di rimediare a questi errori. Ce la stiamo mettendo tutta, speriamo di raccogliere i frutti del nostro impegno».
Sorrido, colpita dalla sua determinazione, e proseguo.
Come reagisce lo spogliatoio ai vari scossoni societari? Adesso avete anche cambiato allenatore. Come hanno preso la notizia i ragazzi in squadra?
«Lo spogliatoio è sempre molto compatto, unito. E restiamo fuori da qualsiasi problema societario. In merito al cambio dell’allenatore, abbiamo accolto mister Bullo così come in precedenza abbiamo accolto mister Sarli (al quale mandiamo il nostro più grande in bocca al lupo!), e siamo tutti a disposizione del mister, sempre! Ci atteniamo alle sue direttive, anche perchè il nostro obiettivo non cambia».
Nulla da dire, Erario risponde con prontezza e sicurezza ad ogni domanda che gli viene posta.
Tra un paio di settimane affronterete il Casarano fuori casa e il Gallipoli in casa. Soffrite per caso di timore reverenziale nei confronti di squadre meglio “attrezzate” di voi?
«Noi non soffriamo nessuno» mi corregge subito. «Siamo una squadra giovane e non abbiamo intenzione di essere le vittime sacrificali di nessuno! Ce la giochiamo con tutti, sia fuori che in casa. Anzi forse deve essere il contrario, e noi dobbiamo essere temuti. Non credi?».
Certo. Comunque, passiamo a Manduria e il progetto giovani. Tu che sei nato e cresciuto nel settore biancoverde, indossare la maglia del tuo paese è una marcia in più?
Sorride.
«Sicuramente sì. Senza nulla togliere a chi è venuto da fuori negli anni passati, ma giocare per il proprio paese è un’immensa soddisfazione! Manduria ha adottato calcisticamente giocatori di paesi limitrofi, e la piazza da noi si aspetta tanto. Ogni domenica siamo Manduriani nel cuore. E in più, lo dobbiamo anche ai nostri tifosi che ci seguono sempre, nel bene e nel male».
I tifosi, appunto. Pongo la domanda finale. Vuoi dire qualcosa a questi ragazzi che vi seguono ovunque con il cuore e con l’anima?
«Sono adorabili, immagino non sia facile lasciare a casa le proprie famiglie, ogni domenica, per venire a supportare una squadra che è ultima in classifica. Eppure loro lo fanno sempre. Sono grandiosi, nulla da dire. Noi li ammiriamo tantissimo, e ne abbiamo profondo rispetto. Speriamo un giorno di poter dare soddisfazioni anche a loro. Sono anche loro, che ci danno la forza di continuare a testa alta!».
Ed è con queste grandi parole che concludiamo l’intervista. Che dire? Il Manduria sa cosa vuole, ha il suo obiettivo ed è inarrestabile. A testa alta e con un coraggio da leoni, siamo sicuri che i nostri campioni riusciranno ad uscire da questo momento un po' difficile.
Maica Cantarella