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01/04/2014 08:36:13 - Provincia di Taranto - Cultura

Presso la libreria Gilgamesh, l’associazione Hermes Academy rievocherà il mito di Anna Fougez

Martedì 1° Aprile parte la kermesse di arti varie “Taranto si Mostra” – promossa dall’HERMES ACADEMY Onlus, in collaborazione con ProLoco e numerose altre associazioni – che, nel borgo antico e nel borgo umbertino, celebra, attraverso opere fotografiche, convegni, proiezioni e performance dal vivo, i talenti e i siti archeologici della Città dei Due Mari, con la
finalità di riscoprire, valorizzare e conservare la memoria storica locale, educare le nuove generazioni (e non solo) alla bellezza, alla diversità e allo sviluppo sostenibile, abbattendo il muro dell’incomunicabilità, che avvelena l’aria e seppellisce i nostri sogni.
A seguire i dettagli degli appuntamenti previsti dal 1° al 6 aprile p.v.
ANNA FOUGEZ: LA REGINA TARANTINA DEL VARIETÀ
Martedì 1° aprile, la libreria Gilgamesh di MIRIAM PUTIGNANO, in via Oberdan #45 a Taranto, a partire dalle ore 19.00, ospita il XXXXII incontro del ciclo “Taranto – Il Nuovo Volto”, organizzato dall’Associazione Culturale HERMES ACADEMY Onlus, in collaborazione con il Centro di Ascolto LGBTQ, l’Associazione Turistica PROLOCO DI TARANTO e IL CIRCO DELLA MAGNA GRECIA.
Nel corso della serata, la pluripremiata cantante tarantina DESIRÈE DORO e gli allievi del laboratorio di arti sceniche tenuto dall’actor coach LUIGI PIGNATELLI rievocheranno il mito di ANNA FOUGEZ, attraverso il recital “Anna”, in cui la parola si fonde al canto e ai contributi video, nel caleidoscopio del tempo che si fa tempio, dimora di carne e sangue, cristallizzato dal sacro fuoco dell’arte.
Interverranno il pittore NICOLA GIUDETTI, l’operatrice culturale NUNZIA LECCE, l’attore e scrittore LUIGI PIGNATELLI, la fotoamatrice MIRIAM PUTIGNANO.
Anna Fougez, pseudonimo di Maria Annina Laganà Pappacena fu una stella del varietà che furoreggiò sui palcoscenici italiani tra la prima guerra mondiale e la marcia su Roma. Soleva affermare che la canzone fosse una sintesi comica o drammatica, racchiusa nel breve spazio di pochi versi, in grado di presentare personaggi e situazioni paragonabili ad un flusso di scene che appaiono e scompaiono.
Nacque a Taranto il 9 luglio 1894, in via Innocentini #4. Rimasta prestissimo orfana dei genitori Angelo Pappacena e Teresa Catalano, fu adottata da Giuseppe Laganà e Giovannina Catalano. Debuttò sul palcoscenico all’età di 8 anni. Sette anni dopo, appena quindicenne, si esibì in coppia con Petrolini. A 16 anni si cucì sui rammendi delle calze decine di strass,
comprò per due lire due ventri di lepre, se li drappeggiò al collo come se fossero state volpi e cantò Bambola al Teatro Mastroieni di Messina.
I grandi di allora, nel mondo del teatro di varietà e del Café-chantant erano Gino Franzi, Gennaro Pasquariello, Elvira Donnarumma, Armando Gill, Gabrè. In poco tempo, poté pretendere il suo nome in cartellone accanto al loro e divenne l’interprete per eccellenza delle più note canzoni napoletane, sia nei teatri italiani sia in quelli europei.
Tra il 1919 ed il 1925, l’epoca degli scettici, del tabarin, dei romanzi di Pitigrilli e di Maurice Dekobra, la Fougez raggiunse il massimo del suo successo: guadagnava 500 lire a sera e, in alcuni casi, 2.000 lire a sera. Era il momento del varietà, che vide in lei e nelle sue rivali delle vere e proprie regine.
La Fougez era la più elegante di tutte: le prime piume di struzzo, le prime scale in palcoscenico, le prime fontane d’argento furono per lei.
Gioielli preziosi (a quel tempo oltre che conseguenza erano anche causa di successo), acconciature maestose e le bellissime gambe nude: ballava e cantava dopo essersi annunciata con un «Anna Fougez, signori, vi si presenta già per danzar, per cantar!» una marcetta che divenne la sua sigla.
Fu qualcosa di più di una cantante di successo: era l’espressione dell’eleganza, della ricchezza e del lusso, la sciantosa per antonomasia. Il suo nome d’arte si ispirò a quello della celebre vedette internazionale delle Folies Bergère, Eugénie Fougere. Era anche un’artista dotata di notevole talento. Legò il suo nome ai più bei motivi dell’epoca: Vipera, Abat-jour, Addio mia bella signora, Chi siete?, Passa la ronda, A tazza 'e cafè.
Nel 1930 si dedicò alla stesura della sua autobiografia, chiamata “Il mondo parla ed io passo”, un libro di memorie e di ricordi che ripercorre tutta la sua carriera artistica, con poesie scritte da lei stessa.
Nel 1940 si ritirò dalle scene e si chiuse in una villa piena di cimeli, a Santa Marinella, in provincia di Roma, dove continuò a vivere da grande diva, assieme al secondo marito, il ballerino René Thano e alle amiche di sempre: Amelia De Fazi e Annamaria De Fazi. Morì l’11 settembre 1966, all’età di 72 anni.
Una lapide molto semplice identifica la sua tomba e nessuna targa ricorda la sua artisticità nell’abitazione che ospitò i suoi natali. Nel dibattito che farà seguito alla messa in scena si parlerà di questo e delle prossime iniziative dedicate ad ANNA FOUGEZ che l’HERMES ACADEMY Onlus ha in cantiere per i prossimi mesi.
Un ringraziamento particolare per l’organizzazione della serata va a quattro amiche del Centro di Ascolto LGBTQ di Taranto e provincia: GIULIA, SIMONA, GABRIELLA e ALESSANDRA. In chiusura di serata è prevista, a grande richiesta, la proiezione del cortometraggio “BIG FISH”, scritto e diretto dal giovanissimo regista ANDREA ANNUNZIATO, studente presso il LICEO FERRARIS di Taranto.
LUIGI PIGNATELLI scrive questo nella propria nota critica: «Big Fish, così lo chiamano. È un ragazzo muto, che indaga l’altro da sé con coraggio e determinazione, abbattendo il muro dell’incomunicabilità che il suo handicap aveva innalzato. Talento e tecnica, binomio inscindibile, trasbordano dai frame: ANDREA ANNUNZIATO, appena maggiorenne, scrive con
risolutezza linguistica e ars poetica già vigorosa, seppur scevra da orpelli retorici; dirige e monta, coadiuvato da FRANCESCO LORUSSO, con misura e padronanza degli strumenti cinetecnici.
Molto intensa, naturale, coinvolgente e affatto artata, l’interpretazione di VALERIO CANNAROZZI, che dà voce, corpo ed anima al monologo/flusso di coscienza del protagonista. Per penuria di cera, lo spettatore, novello Icaro, in alchimia di cellulosa con Big Fish, rammenda ali di carta. L’orizzonte di pensieri, carburato dal sacro fuoco dell’arte, lo seduce, nella combustione delle ambizioni di cielo, anelando la sinfonia di un mondo che lo aveva disconosciuto. Ma il volo riconosce soltanto gli angeli e la preziosità del silenzio. Il corto, a soluzione aperta e che annovera tra gli interpreti anche MICHELA CANNAROZZI e lo stesso regista, cristallizza parole, sguardi, corporeità, attraverso la viva lente di un autore che, seppure
non abbia ancora compiuto un quinto di secolo, già conosce la missione catartica e salvifica dell’arte e se ne assume gli oneri».










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