Una casualità che anche i non credenti fanno fatica a definire tale: lunedì sera, distanti solo geograficamente, sono morte praticamente nello stesso istante
Una vita insieme e un epilogo comune. Non può finire tutto con la morte, con il dissolversi del “contenitore” dell’anima. Che si creda o no in entità soprannaturali, le sorelle Lidia e Laura Serafino hanno raccontato a tutti i viventi che la sensibilità è la tela dell’Umanità credente, trama e ordito di una vita vissuta insieme e che continua anche dopo la morte.
Le due sorelle, nate a circa un anno di distanza l’una dall’altra molto tempo fa, hanno trascorso una esistenza insieme, vicine di casa, l’una accanto all’altra sia pur con le proprie esperienze famigliari. Ma la loro esperienza di vita non finisce lasciando questa terra, invece si riverbera su figli e nipoti e sulle generazioni a venire a causa di una casualità che anche i non credenti fanno fatica a definire tale: lunedì sera, distanti solo geograficamente, sono morte praticamente nello stesso istante.
Consumate sì da una grave malattia ma una delle sorelle, Laura di 80 anni, ricoverata in un reparto dell’ospedale di Copertino mentre l’altra, Lidia di 81, si spegneva serenamente nella propria abitazione. Quando i parenti – che si sono divisi tra l’assistenza alle due ammalate – si sono chiamati a vicenda per annunciare la triste notizia del decesso, le telefonate si sono incrociate: ognuno comunicava all’altro la morte della madre, della zia, della nonna, dell’amica cara. Entrambe si sono spente alle 19.30. Nessuna delle due sapeva che la sorella era in fin di vita. Eppure, forse, l’hanno avvertito. Entrambe hanno sentito che il proprio filo della vita non era sciolto, non era singolo ma si intrecciava indissolubilmente con quello di un’altra persona: una sorella che è dna, poi tempo di giochi e d’infanzia.
E, infine, tempo comune che, attraverso quasi un secolo, scolpisce profili di comunione che nemmeno la morte è in grado di sciogliere. Ieri pomeriggio, commovente, la cerimonia funebre delle due sorelle con le bare vicine, con i carri funebri entrambi parcheggiati all’esterno della parrocchia di Santa Maria Degli Angeli. Infine le famiglie ma anche gli estranei, presenti al funerale e colpiti da quella straordinaria coincidenza. Che qualcuno non chiama così ma preferisce pensare che sia il comune telaio sul quale una divinità tesse la trama e l’ordito della vita di tutti gli uomini.