«Sono cambiati gli attori e i termini del precedente accordo e, pertanto, è giustificabile anche un avvicendamento di uno o più assessori»
Questa la giustificazione del sindaco Massafra ai ritocchi che apporterà in giunta. I più “dolorosi” sono quelli che riguardano Nicola Muscogiuri (Noi Centro), sinora vice sindaco, e, molto probabilmente, Angela Moccia (Lista Girardi): entrambi erano
stati eletti consiglieri comunali dopo le Amministrative del 2013 e, quindi, per entrare a far parte dell’esecutivo, nel rispetto della legge, si erano dimessi dalla carica elettiva. A distanza di 13 mesi Muscogiuri e la Moccia si ritrovano completamente tagliati fuori dalla gestione amministrativa attiva. Il primo per scelta del proprio partito; la seconda perché il proprio movimento ha dovuto rinunciare ad un posto in giunta per poter rispettare il principio della pari dignità politica (anche l’altro assessore della Lista Girardi, Gregorio Curri, se il suo partito decide di restare in giunta, è stato peraltro eletto consigliere e si è dovuto dimettere).
«Vi era la consapevolezza che tale processo di riassetto della coalizione avrebbe comportato degli avvicendamenti nella compagine amministrativa, che avrebbero penalizzato donne e uomini di grande valore umano e professionale, che si sono dedicati con passione e spirito di servizio all’azione amministrativa, sacrificando professione e famiglia ed, in qualche caso, rinunciando alla carica di consigliere comunale» scrive Massafra nel nuovo patto politico, cercando così di indorare la pillola a Muscogiuri e Moccia. «Con loro si è lavorato in perfetta armonia e, checché se ne pensi, sono stati ottenuti importanti risultati. Ma le regole della politica a volte impongono scelte che prescindono dai sentimenti e dalla volontà del sindaco, e tutti coloro che hanno accettato l’incarico di assessore sapevano che l’ipotesi di un avvicendamento non si poteva escludere a priori e che, soprattutto, la loro nomina era frutto di un preciso accordo politico: qualora fossero cambiati attori e termini di tale accordo, tale avvicendamento in una o più deleghe sarebbe stato nelle cose».