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19/07/2014 09:34:05 - Manduria - Cultura

E’ il devoto, originario di Copertino, che fece commissionare, per grazia ricevuta, la tempera con i SS. Pietro, Andrea e Marco collocata nel Santuario di San Pietro in Bevagna

Il grande storico francese Marc Bloch (1886-1944) sostiene che la Storia, in quanto tale, è “scienza degli uomini nel tempo”, finalizzata essenzialmente a comprendere il presente attraverso il passato e il passato attraverso il presente. Nell’ambito delle nostre ricerche di storia locale, che conduciamo ormai da più di un decennio, ci è capitato recentemente di imbatterci in un uomo particolare, un “galantuomo” (cioè un proprietario terriero) salentino dell’800, carbonaro e cattolico, tenace oppositore del Re di Napoli Ferdinando I, la cui vicenda personale è specchio di quella di tanti altri uomini che, come lui, in tutto il Sud Italia, decisero di opporsi ad una monarchia in decadenza. Una monarchia che nel 1820-21, costretta dagli eventi, aveva concesso una carta costituzionale ai patrioti, ma che poi, sorretta dall’intervento armato di forze straniere, dopo nove mesi aveva potuto ritirarla.
Il “galantuomo” di cui si tratta è legato, tra l’altro, al territorio di Manduria. Si tratta di un uomo di Copertino, di nome Angelo Lezzi, che è poi il devoto che fece commissionare, per grazia ricevuta, la tempera con i SS. Pietro, Andrea e Marco collocata nel Santuario di San Pietro in Bevagna, realizzata negli anni ’30 dell’800. Di quest’opera, e della relativa vicenda storico-artistica, ci siamo occupati nell’articolo pubblicato il 7/3/2014 su queste stesse colonne.
Offriamo ora qualche spunto di approfondimento sulla figura del Lezzi, degna di interesse, come detto, per varie ragioni. Angelo Lezzi era un individuo molto particolare. Non conosciamo i suoi dati biografici di base, ma abbiamo recentemente scoperto un elemento che ne illumina la vita in modo decisivo: egli era un “settario”, cioè un oppositore politico della monarchia borbonica. Come tale figura infatti nell’elenco degli oppositori politici del re fornito all’Intendente di Terra d’Otranto il 6 maggio 1829. Egli viene così classificato:”proprietario, settario durante il nonimestre [costituzionale], carbonaro, filadelfo, patriota”.
In buona sostanza, il perfetto nemico del re (cfr. M.Pastore Doria, “Settari in Terra d’Otranto”, II, in “Studi Salentini” ,XXVI-XXVII, P.159). In verità, in un altro elenco dei settari fornito all’Intendente di Terra d’Otranto il 7 gennaio 1830, compare un altro Angelo Lezzi di Copertino, così classificato: ”contadino, semplice ma antico carbonaro, e nel tempo del nonimestre si fe’ legionario volontario” (cfr. ibidem, p.162). Quest’ultimo, a scanso di equivoci, non può certo essere il devoto che fece commissionare la tempera ottocentesca nel Santuario petrino. Il dipinto, infatti, comportava un ingente impegno di spesa, che solo un membro della classe agiata (un “galantuomo”, appunto) poteva permettersi.
Il primo Angelo Lezzi faceva parte della setta carbonara di Copertino, che si denominava dei “Figli della Ragione”, con rimando sufficientemente esplicito all’illuminismo francese, e ai suoi conseguenti ideali di giustizia e libertà dalla tirannia politica. Quegli stessi ideali che, come è noto, avevano portato in Francia alla Rivoluzione del 1789. A Copertino nel 1829 risultano segnalati 71 carbonari, di varia estrazione sociale. Non si deve immaginare che essi fossero tutti esponenti delle classi subalterne: tra di loro vi erano appunto anche proprietari terrieri, cioè “galantuomini”, ma tutti erano uniti dal desiderio di dare un colpo mortale alla monarchia borbonica.
Si potrebbe esser colpiti, oggi, dal fatto che un proprietario terriero, cattolico devoto a tal punto da far realizzare un monumentale ex-voto in uno dei più importanti santuari del Salento, potesse professarsi ”figlio della ragione” (in una parola, illuminista) e mettersi contro il re. Ciò, a maggior ragione, in un’epoca in cui la maggior parte della borghesia agraria del Mezzogiorno difendeva accanitamente, per ragioni politiche, “il Trono e l’Altare”, cioè i poteri costituiti, rallentando di fatto lo sviluppo moderno di quest’ampia parte della Penisola, col mantenere irrisolto il problema della distribuzione delle terre ai contadini. Ci soccorre, allora, l’acuta osservazione di Marc Bloch, espressa a p.42 della sua “Apologia della storia”(Torino 1969) quando egli afferma che “I fatti umani sono fenomeni estremamente delicati (altrove definiti “fatti essenzialmente psichici”) non spiegabili con strumenti logici, o peggio, matematici”.
Evidentemente, allora, nella coscienza di Angelo Lezzi da Copertino, come in quella di tanti altri proprietari terrieri, non esisteva un nesso meccanico tra orientamento politico e orientamento religioso. Non tutti i proprietari terrieri, anche se sinceri cattolici, condividevano le scelte del Papa (che erano inevitabilmente anche quelle del Re, e viceversa, per ragioni facilmente intuibili): nel Sud, i due elementi (politico e religioso) erano spesso tenuti distinti, e non solo dai membri delle classi agiate, ma anche da quelli delle classi subalterne. Si consideri, tra l’altro, che tra i convinti liberali meridionali c’erano anche non pochi preti. D’altro canto, nello Statuto della Carboneria Salentina si invitano gli adepti ad affidarsi, nel loro operare, “a nostro Signore Gesù Cristo”. Ciò permetteva a molti carbonari, soprattutto degli strati più umili (contadini, artigiani) di orientare la loro lotta sia in direzione del raggiungimento della giustizia sociale, sia in direzione di una liberazione integrale (cristiana) dell’uomo. [cfr.V.Zara, La Carboneria in Terra d’Otranto (1913)].
Esistevano comunque “settari” che avevano deciso di mettersi contro il re perché erano fiduciosi in una trasformazione della società meridionale in senso liberale, ma vi era anche il rovescio della medaglia: molti “galantuomini” avevano intuito che conveniva mettersi contro una monarchia in decadenza perchè sarebbe arrivato, per loro, il tempo di “contare di più”, come poi, dopo la conquista garibaldina e l’Unità, effettivamente si verificò.
Come è noto, infatti, dopo l’Unità d’Italia (1861) le terre non furono distribuite ai contadini, ma messe all’asta, e furono in buona parte acquisite appunto dai “galantuomini”, molti dei quali, probabilmente, già protagonisti, in passato, delle lotte antiborboniche.
Angelo Lezzi da Copertino sarà stato uno di questi? Per mancanza di documentazione, non è possibile per il momento dare una risposta. Ciò che comunque, dall’intricata matassa degli avvenimenti, emerge con evidenza, è l’irriducibilità delle scelte dei singoli rispetto agli orientamenti sociali, religiosi, politici e culturali prevalenti in una determinata epoca storica. Un cattolico devoto poteva essere, nell’Ottocento, di tendenze illuministe e persino carbonaro, pronto a rischiare la vita per contestare un dato assetto politico-istituzionale, e forse anche religioso. E non può non venire in mente, a questo proposito, lo stupendo quadro di Gioacchino Toma, intitolato ”Il prete rivoluzionario”(1861), quello si’,al di la’ di qualsiasi valutazione a posteriori su quegli eventi, specchio di un’epoca.
 
Nicola Morrone










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