L’intervista alla presidente della fondazione “Elisa Springer A-24020”, Francesca Lopane
A dieci anni esatti dalla sua morte, il Comune di Manduria intitolerà una piazza a Elisa Springer, la cittadina viennese di nascita e manduriana d’adozione che era sopravvissuta ai campi di concentramento dei nazisti. Per ricordare la figura di Elisa e per onorarne la memoria, è stata scelta piazza P, un’area attrezzata, ancora senza nome, che si trova in fondo ad una perpendicolare di via per Avetrana.
La cerimonia avrà luogo venerdì prossimo, alla presenza delle varie autorità cittadine e di alcune rappresentanze delle scuole di Manduria. Sarà presente anche Francesca Lopane, presidente della fondazione “Elisa Springer A-24020” (il numero che le fu marchiato sul braccio all’arrivo al campo di Auschwitz).
«Sono stata invitata dall’Amministrazione a collaborare per mettere a punto una serie di iniziative per ricordare Elisa a dieci anni dalla sua scomparsa» fa presente Francesca Lopane. «E’ l’avvio di un percorso, che spero continui, per onorare la sua memoria. In programma vi è innanzitutto l’intitolazione della piazza, che avrà luogo venerdì. Poi, per il 27 gennaio, il Giorno della Memoria, vi sarà un’altra iniziativa, alla quale parteciperanno alcune personalità importanti. Ho suggerito inoltre all’Amministrazione di promuovere un concorso per coinvolgere gli studenti: è importante che nelle scuole si continui a parlare di Elisa e del suo importante messaggio di pace».
La fondazione è impegnata a proseguire quella era stata la missione di Elisa: promuovere quei valori che nei lager si è inutilmente cercato di cancellare: amore, fratellanza, rispetto, solidarietà.
«Il suo ricordo è ancora vivo in tutti coloro che hanno avuto modo di conoscerla» afferma la signora Lopane. «Sono entusiasti di ascoltare la testimonianza indiretta di chi ha vissuto accanto ad Elisa. Noto invece molta riflessione in coloro che non avevano ancora mia sentito parlare di lei».
Dopo aver taciuto per quasi cinquant’anni le orribili sofferenze vissute nei campi di concentramento, Elisa nel 1997, attraverso il suo libro, “Il silenzio dei vivi”, riversò all’opinione pubblica delle verità agghiaccianti.
«Quelle tragedie, purtroppo, continuano a ripetersi in varie parti del mondo. Elisa raccomandava tutti di non abbassare mai la guardia. Solo dopo lo sgomento che segue alle stragi ci si ferma a riflettere sul come sia potuto accadere. Sono orrori che possono ancora ripetersi. Non dobbiamo mai abbandonarci al sonno della memoria, altrimenti tutto riaffiorerà».
Della sua vicinanza ad Elisa, Francesca Lopane ci racconta due episodi.
«Quando è “andata via”, io ero accanto a lei. Tenevo la sua mano nella mia mano. Forse lei era cosciente di ciò che stava avvenendo, mentre io non immaginavo che fossero i suoi ultimi minuti di vita. Ma lei è “andata via” serenamente, convinta di aver trasferito un importante “seme” nel mio cuore. Elisa, poi, mi regalò il cameo che le fu donato a Pompei, quando le fu conferita la cittadinanza onoraria. Ora porto sempre con me quel cameo quando incontro le scolaresche: attraverso quel cameo, Elisa è sempre con noi».