Ipotesi sul possibile riutilizzo di un’antica statua, formulata in occasione della festa patronale di Uggiano Montefusco
Com’è noto l’ordine agostiniano maschile ebbe nella Terra di Casalnuovo (oggi Manduria) un importante convento con l’annessa chiesa intitolata a S.Maria di Costantinopoli e a S.Agostino. Il complesso architettonico, recentemente oggetto di restauri, sorge sull’attuale corso XX Settembre, nel tratto che collega Porta Napoli (o Arco S.Angelo) con Piazza Garibaldi.
La comunità religiosa professante la regola di S.Agostino, pare che si sia insediata in Manduria verso la fine del secolo XVI° e prosperò per lungo tempo, fino alla soppressione avvenuta nel 1814, sia nel numero dei frati, quanto nel patrimonio, annoverando almeno 103 frati deceduti in questo convento (tra cui molti Provinciali e Baccellieri) e varie e cospicue proprietà immobiliari, tra le quali l’importante masseria S.Vito in feudo di Lizzano.
L’agiatezza economica della famiglia religiosa trovò immediata espressione nell’imponenza e nella rilevanza artistica del complesso monumentale edificato (chiesa e convento), nella pregevolezza ed importanza delle opere pittoriche, nella ricchezza degli arredi sacri e delle suppellettili (tra cui l’organo, le campane, le sacre reliquie e le argenterie, queste ultime alienate per finanziare il lungo contenzioso sostenuto dai frati contro i baroni Chiurlia di Lizzano per il possesso della citata masseria in quel feudo) .
Tra le molte opere artistiche possedute dalla comunità religiosa spiccavano una statua in cartapesta di S.Nicola di Tolentino (pregevolissima opera dell’artista leccese Mauro Manieri) che oggi, purtroppo, non è più in sede, essendo stata acquisita (senza il parere della comunità manduriana) dal Museo Diocesano della vicina Oria, dove ora è esposta, nonché una statua di S.Agostino di cui, misteriosamente, con la soppressione del convento sembrerebbe essersi persa ogni traccia.
La notizia dell’esistenza della statua di S.Agostino ci viene fornita da Italo De Marco nel suo scritto dedicato agli Agostiniani di Manduria (“Il Convento e la Chiesa di S.Maria di Costantinopoli in Casalnuovo – Manduria” , Manduria 1988, stampato presso Graphica PB&C, pag.81). L’autore, che probabilmente avrà attinto la notizia dal “Campione” del convento, ci informa che “La statua di S.Agostino sembra sia stata venduta alla chiesa di Uggiano”. Non viene però data alcun’altra informazione sul presumibile artefice, sull’epoca di realizzazione e sulla collocazione attuale del manufatto.
Un altro dato importante riguardo alle sorti dela statua è fornito dalla tradizione locale secondo cui la comunità uggianese, dovendo procurarsi una nuova effigie del santo patrono, avrebbe accettato una statua di S.Agostino già realizzata da un artista di Lecce per gli Agostiniani di Manduria e da questi ultimi rifiutata.
Con gli opportuni adattamenti iconografici, che, probabilmente, hanno comportato un allargamento della sua base originaria (aggiunta della tinozza con i tre bambini; aggiunta delle sfere auree simbolo nicolaiano che, presumibilmente, prendono il posto del cuore ardente, simbolo, nell’iconografia agostiniana di S.Agostino “cardioforo”, dell’amore verso Dio; ecc.) la statua di S.Agostino sarebbe diventata quella di S.Nicola di Myra, pur conservando (quale inequivocabile indizio della sua origine) i paramenti liturgici di rito latino.
La tradizione è anche riportata dallo storico uggianese Giulio Becci nella sua opera “Il centro storico di Uggiano Montefusco” (Manduria 1984, stampato presso Tiemme).
Fatte queste premesse, a questo punto, il sospetto che sotto le sembianze del patrono di Uggiano si celi proprio il santo di Tagaste già appartenuto agli Agostiniani di Manduria sembra alquanto fondato.
La conclusione, che potrebbe anche aver trovato conferma in interventi di restauro della statua (di cui però non conosco gli esiti), é avvalorata dalle difficoltà in cui, nel passato, la comunità uggianese si è spesso trovata nell’affrontare le spese relative alla costruzione della Chiesa matrice, difficoltà economiche legate al calo demografico registratosi in quel centro, le quali hanno reso necessario l’intervento anche della benefattrice mandurina Marianna Giannuzzi con alcuni lasciti.
Tali difficoltà potrebbero avere suggerito l’acquisto, come “usato”, della pregevole statua del vescovo di Ippona, resasi disponibile dopo la soppressione della famiglia religiosa, ed il successivo “riciclaggio” (rectius riconversione) nel S.Nicola di Myra.
L’ipotesi, peraltro, trova un ulteriore riscontro nel fatto che proprio alla comunità parrocchiale di Uggiano sarebbe stata venduta, sempre dopo la soppressione del convento agostiniano, la campana piccola della chiesa di S.Maria di Costantinopoli, campana che il parroco pro tempore avrebbe fatto fondere nel 1936, per realizzarne una nuova (cfr. I. De Marco, op. citata, pag.81).
Infine, passando da un’ipotesi ad un’altra, non pare eccessivo azzardare che l’autore della statua possa essere proprio quel Mauro Manieri che realizzò per gli Agostiniani di Manduria il S.Nicola di Tolentino di cui si è detto sopra, commissionato in Lecce dal Priore Baccelliere Fra Tommaso Gabellone per la somma di ducati 21 per il corpo e di ducati 14 per il diadema e per il crocifisso di argento (cfr. Campione). Se così non fosse, in ogni caso si tratterebbe di un autore non meno prestigioso.
In tal senso, fatte salve le necessarie verifiche, potrebbe deporre la circostanza che l’impegno economico profuso dalla comunità religiosa per la realizzazione dell’immagine di un santo agostiniano per così dire “minore”, giustificherebbe ampiamente un impegno quantomeno analogo nel commissionare la statua del fondatore dell’ordine.
La risposta, comunque, non potrà che pervenire in futuro da studi più accurati.
Giuseppe Pio Capogrosso