«Michele Emiliano è molto bravo con le parole. Salvo fare poi il contrario di quello che dice»
“La politica non metta le mani nella sanità”, ha sostenuto in un'intervista.
C'è qualcuno che non è d'accordo? Passi.
Poi accade che va dall'assessore Pentassuglia per dirgli che in campagna elettorale le cose serie non si fanno. In campagna elettorale si prende tempo.
E, poiché siamo già in campagna elettorale, la smetta di agire decisioni.
Ora si dà il caso che la campagna elettorale è iniziata a luglio e finirà a marzo-aprile, quasi un anno.
Lo abbiamo sempre sostenuto: un anno è un tempo eccessivo, insostenibile.
Dire ai pugliesi che si metteranno i loro problemi nel freezer per un anno, è dura, è masochista.
Ed è soprattutto vecchia politica. Quella che fa ciò che conviene, non ciò che è giusto.
Così, invece, di accelerare per concludere i processi sospesi, si suggerisce la melina.
Possiamo ampliare ora la rete cardiologica e pneumologica; possiamo ridefinire ora la nuova rete di emergenza-urgenza; possiamo avviare ora la conversione in residenze sanitarie degli ospedali dismessi; possiamo trasformare ora una serie di prestazioni ospedaliere in attività ambulatoriali altrettanto qualificate ma meno onerose; possiamo varare ora un piano di riordino della rete ospedaliera che prevede potenziamenti diffusi.
E ancora, è possibile far partire subito la “de materializzazione” della sanità: andare in farmacia a prendere i farmaci dei cronici senza passare dall'ambulatorio del medico, o far prenotare la prestazione diagnostica direttamente dal medico senza passare dalle code del CUP e di altri sportelli vari, ecc.
Soprattutto occorre nominare ora i nuovi manager, senza lottizzazione, ma in modo cristallino sulla base di un elenco stilato da una commissione di esperti molto qualificati, per dare certezza di governo alle ASL.
Non può essere che qualche criticità locale congeli tutta la politica sanitaria.
Una buona politica ci mette la faccia. Va sui territori, ascolta, discute e decide.
Una buona politica onora i suoi impegni. Fino all'ultimo giorno. Anzi fino all'ultimo minuto».
Guglielmo Minervini