La lettera indirizza a Giuseppe Pio Capogrosso, autore del recente articolo “Tracce del digiuno dell' Immacolata Concezione e della Carta di Casalnuovo in Abruzzo”
Innanzitutto La ringrazio infinitamente per il magnifico articolo che Ella mi ha inviato in anteprima e in forma riservata dimostrando stima nei miei confronti ed è mio desiderio attenderne la pubblicazione on-line, a fine novembre, sulla testata giornalistica "Manduria Oggi" nella sezione Cultura.
Sulle ipotesi da Lei formulate circa l'origine del digiuno osservato nella mia famiglia, penso proprio che siano esatte per cui non ha motivo alcuno di scusarsi, per eventuali imprecisioni, nell'articolo da Lei scritto perché ho già visto che non ve ne sono e tutto è riferito con esattezza.
Come Ella afferma, non conoscevo la provenienza di detta usanza familiare, ma pensavo che fosse stata ideata dall'abate Don Donato Carosi.
Ed è un vero peccato che ricerche eseguite nei centri abruzzesi di Chieti e Sulmona non abbiano dato risultati certi sul digiuno assegnato ai miei.
Anch'io credo che tale incoerenza sia legata a maldestri ed antichi interventi di restauro dell'antico manoscritto e che si sia verificata una confusione nel riordinare alcuni fogli. (Peccato)
Comunque siano andate le cose, è ipotizzabile che la mia famiglia fosse veramente iscritta in quell'elenco e che si sia scambiato il nome dei Carosi con i Carosini, cittadini dimoranti nel Tarantino.
Certo di poter continuare proficuamente la nostra collaborazione, saluto distintamente.
Giovanni Tabassi