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11/02/2015 15:47:05 - Salento - Attualità

Blitz del Consiglio regionale nel giorno della vigilia di Natale: costeranno 1 milione l’anno

 
Dagli assegni da 10.000 euro al mese, stile manager, si scende a 1.300 euro al mese, roba da onesto impiegato di concetto. Ma non chiamateli vitalizi: ora si chiameranno pensioni, e ne avranno diritto tutti i prossimi consiglieri regionali. Ciò che è uscito dalla porta, con una legge che la Puglia ha votato a fine 2011, rientra dalla finestra grazie a una delibera di otto pagine, approvata in gran segreto alla vigilia di Natale e poi sapientemente imboscata. Il problema è che, vitalizi o pensioni che siano, continueremo a pagarglieli noi: ci costeranno un altro milione di euro l’anno.
Già, perché a differenza dei vecchi vitalizi, le nuove pensioni dei consiglieri regionali si calcoleranno con il sistema contributivo, quello applicato ai (veri) lavoratori. La trattenuta è stata fissata al 33% dell’indennità mensile (che è pari a 7.000 euro), ma soltanto l’8,8% è a carico del consigliere: il resto, pari al 24,2% (ovvero a 1.694 euro al mese) ce lo mette la stessa Regione. Che quindi spenderà, per ogni consigliere, altri 100.000 euro a legislatura, ovvero 5 milioni di euro per i 50 consiglieri prossimi venturi: soldi che si aggiungono, si badi bene, a quanto la Regione già spende per i vecchi vitalizi, cioè 13 milioni di euro l’anno. Cifra, anche questa, destinata ad aumentare quando decadrà il consiglio in carica.
La delibera è stata adottata il 19 dicembre, all’unanimità, dall’ufficio di presidenza del Consiglio regionale, e fino a pochi giorni fa era indicata sul sito come «non disponibile». Il regolamento («Disciplina per il trattamento previdenziale dei consiglieri regionali») è stato copiato da quello in vigore alla Camera, ma con una serie di correttivi (ovviamente favorevoli agli interessati): la reversibilità, che a Montecitorio si paga, in Puglia sarà gratuita, e sarà possibile anche (a Roma non si può) rinunciare alla pensione e chiedere indietro i contributi versati.
L’adesione al nuovo meccanismo è facoltativa, nel senso che ciascun eletto potrà scegliere se aderire o meno al sistema e dunque farsi scalare i contributi. I consiglieri regionali pugliesi andranno in pensione a 65 anni con un minimo di 5 anni di contributi, ma chi ne raggiunge almeno 10 (dunque con due legislature alle spalle) potrà riscuotere l’assegno a 60 anni. Nel frattempo, però, il montante contributivo si rivaluterà anno dopo anno con lo stesso meccanismo utilizzato per le pensioni, cioè applicando la variazione media quinquennale del Pil (un indice che negli ultimi tre anni è negativa, come sanno bene i pensionati: ma negli esempi del grafico in alto è stato ipotizzato un tasso positivo dell’1%). Anche l’assegno, mensile, che si determina moltiplicando il montante contributivo per un coefficiente fissato dal regolamento (cresce al crescere dell’età di pensionamento) è rivalutato annualmente all’inflazione: questo invece i pensionati «normali» se lo possono sognare di notte.
Facciamo qualche esempio. Un consigliere eletto a 60 anni, dopo una sola legislatura prenderà circa 658 euro lordi al mese. Un collega eletto a 40 anni, che alla scadenza del mandato dovrà dunque attendere 20 anni per chiedere la pensione alla Regione, grazie al meccanismo di capitalizzazione ne riceverà invece circa 800 lordi al mese. Se le cifre sembrano basse, è appena il caso di notare che nessun lavoratore ha diritto alla pensione di anzianità dopo appena 5 anni di contributi, e comunque siamo ben oltre la soglia delle «minime».
Con due o più legislature, però, anche le cifre diventano più interessanti. Il consigliere eletto a 55 anni, dopo due legislature prenderà 1.300 euro lordi al mese. Quello eletto a 50, dopo tre legislature ne riceverà 2.085. Ma se sarà un 40enne a fare le tre legislature, a 65 anni potrà portare a casa 2.303 euro al mese lordi.
La pensione della Regione è ovviamente comulabile con quella «normale» e anche con quella parlamentare, ma non con l’indennità di parlamentare, consigliere regionale o assessore: se il «pensionato» viene rieletto o nominato ad incarichi che prevedono un’indennità pari o superiore al 50% di quella del consigliere regionale, l’assegno si congela. La «nuova» pensione è invece cumulabile con l’assegno vitalizio: sarà difficile che avvenga, ma almeno in teoria qualcuno potrebbe riuscire a sommare l’una e l’altra. Va anche detto che dopo l’abolizione dei vitalizi (dal 1° gennaio 2012), metà della legislatura attuale risulta oggi sprovvista di copertura: ma chi a maggio verrà rieletto potrà recuperare i 3 anni versando i relativi contributi. Ai consiglieri conviene, eccome se conviene, visto che per ciascuna legislatura verseranno 40.000 euro e se ne ritroveranno accreditati 140.000. Meglio del gratta e vinci.

 

 

 

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E’ in rete la seconda puntata del “Prudenzano News”
“Non un rito ma il culto della memoria
Tributo a Elisa Springer”










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