Trovata a notte fonda nel cimitero in stato confusionale
Sabato, intorno alle ore 16:30, una giovane donna mesagnese, che chiameremo col nome di fantasia Giulia, si allontanava da casa, rendendosi irrintracciabile e facendo temere il peggio per i suoi familiare che conoscevano il momento difficile che la stessa stava attraversando a causa di un problema di salute.
Alle ore 18,40 circa, quando la figlia della signora Giulia si era presentata in Commissariato disperata per gli esiti negativi delle ricerche poste in essere da tutta la famiglia. Gli operatori hanno subito compreso che non si doveva perdere tempo. Ogni minuto poteva essere prezioso, tanto più che il marito della signora Giulia, impegnato nelle ricerche, riferiva che sua moglie aveva di recente manifestato l’intento di farla finita. Dopo aver acquisito le generalità, le fattezze fisiche e le caratteristiche dell’abbigliamento indossato dalla signora Giulia, si dava subito inizio al protocollo operativo per le ricerche di persone scomparse. Ci si attivava personalmente raggiungendo il luogo dove la signora aveva prestato attività lavorativa fino a qualche tempo fa. Le colleghe di lavoro tentavano di contattarla anch’esse sul cellulare che risultava acceso, squillante, ma allo stesso tempo “muto” (privo di risposta).
Le ricerche in tutti i possibili posti ove si sarebbe potuta recare non sortivano alcun positivo effetto. Ad un certo punto si dava avvio alla procedura di geolocalizzazione del telefono in uso a Giulia. Intorno alle ore 0:10 il sistema localizzava l’apparecchio telefonico nel cimitero di Mesagne. Iniziava la corsa contro il tempo da parte di poliziotti e familiari. Si scavalcava il muro perimetrale del cimitero e si iniziava una ricerca mediante formazione a scacchiera verificando se Giulia si trovasse nei pressi dei siti funebri dei familiari deceduti.
Particolare attenzione veniva prestata nelle vicinanze della cappella di famiglia ove veniva notata la presenza di un alto monumento funebre con loculi posti a più piani. All’ultimo piano del monumento un operatore si accorgeva, nell’oscurità, della presenza di una sagoma seduta su un gradino di una scala. Era la signora Giulia, immobile, in stato confusionale, insensibile agli stimoli sonori e visivi, infreddolita.
Iniziava un delicato e cauto approccio con Giulia, si “gettava” verso di lei quella “fune” fatta di rassicurazione, conforto, umanità, cui si sperava si aggrappasse senza improvvisazioni drammatiche. L’empatia stava nascendo e Giulia rispondeva a quelle sollecitazioni e a quella fune che le era stata lanciata.
Una volta riportata al piano terra la si affidava all’amore dei cari che la portavano a casa e chiedevano l’intervento, sul posto, di personale sanitario.
Alle ore 1:30 circa finiva quell’incubo per la famiglia di Giulia e per Giulia.
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E’ in rete la seconda puntata del “Prudenzano News”
“Non un rito ma il culto della memoria
Tributo a Elisa Springer”