Francesca Lopane, presidente della fondazione “Elisa Springer”, tocca un tema di scottante attualità
«Il razzismo e l’antisemitismo, che è una forma molto particolare di razzismo, vanno trattati insieme. E’ questa la vera attualizzazione dell’insegnamento della Shoah».
Francesca Lopane, presidente della fondazione “Elisa Springer”, tocca un tema di scottante attualità.
«Anche nelle nostre scuole vanno moltiplicandosi le classi multiculturali, dove studiano insieme italiani, europei e figli di immigrati extracomunitari, tra cui molti di religione musulmana, che a volte ignorano la realtà della storia e della cultura ebraica, o ripetono un antisemitismo ora superficiale, ora profondo, nato dal risentimento per la contrapposizione che da anni divide il mondo arabo e Israele, e ancor più in questi giorni, dopo le terribili vicende di Parigi e le conseguenze che queste stanno avendo sulla temibile recrudescenza dello “scontro di civiltà”, che adesso, più che mai, pongono il problema di un approccio inclusivo alla questione dell’identità, nostra e degli “altri”.
Gli insegnanti, che fino a qualche anno fa presentavano con sicurezza la storia della Shoah ad alunni e studenti, oggi si sentono impreparati ad affrontare le critiche anti-Israele e la commistione fra antisionismo e antisemitismo..
I fatti di Parigi (in cui, come noto, gli attentatori erano cittadini francesi, formatisi in scuole francesi) dimostrano il fallimento clamoroso di tutto il sistema valoriale, prima ancora che civile e politico, di un occidente asseritamente pluralista, ma in realtà incapace di veicolare i propri principi e di fare i conti con le proprie contraddizioni interne.
Aumentiamo i programmi, allora, mettiamo più fondi per la formazione dei formatori, facciamo partire dal basso gli interventi.
Il razzismo e l’antisemitismo vanno trattati insieme. E’ questa la vera attualizzazione dell’insegnamento della Shoah. La situazione è fluida, ma per vincere questa battaglia bisognerebbe essere tutti più alleati, più concordi.
Sconfiggere la paura antisemita, contrastando le nuove forme con cui si presenta nell’XXI secolo, aiuta a guarire una gravissima patologia delle relazioni e della personalità umana, ma anche contribuisce a sciogliere i nodi della difficile convivenza sociale in una società complessa e multiculturale.
Simbolicamente, l’antisemitismo assume il significato di una paura ancestrale che si riveste, a 70 anni dalla fine di Auschwitz, di nuove forme e, insieme, di una sfida educativa: poter vivere insieme tra persone che si vedono reciprocamente diverse più di quanto non siano».
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E’ in rete la seconda puntata del “Prudenzano News”
“Non un rito ma il culto della memoria
Tributo a Elisa Springer”