L’avvio di una campagna scientifica di scavi, a distanza di oltre 50 anni dall’ultima, diretta da De Grassi (fu presa in esame un’area di circa mezzo ettaro e furono portate alla luce circa 1.200 tombe di origine messapica), crea fermento, interesse e aspettative fra i tanti cultori della storia patria
«Il mio sogno è quello di far venire alla luce i resti delle due città sepolte dei messapi (quella dell’area del parco archeologico e quella del sito “Castelli”) e, poi, di poter inaugurare un museo».
L’avvio di una campagna scientifica di scavi, a distanza di oltre 50 anni dall’ultima, diretta da De Grassi (fu presa in esame un’area di circa mezzo ettaro e furono portate alla luce circa 1.200 tombe di origine messapica), crea fermento, interesse e aspettative fra i tanti cultori della storia patria.
Sergio De Cillis, presidente della sezione di Manduria di Archeoclub, alza l’asticella. Dopo essere riuscito a creare una sinergia vincente con la sezione di Oria di Archeoclub, con la Soprintendenza, con il Rotary di Manduria e con l’Amministrazione Comunale, ha raggiunto un traguardo storico: si ritorna a scavare, si riprende a indagare il ricchissimo sottosuolo della città, si ricomincia a porre altri tasselli per ricostruire più dettagliatamente la lunga storia della città.
«Potenziare l’offerta di visita del parco, ampliando le cose da ammirare, è fondamentale per ricreare interesse nei confronti di questo contenitore e, di conseguenza, per aumentarne le presenze di visitatori» ha convenuto, nel corso del convegno dell’altro ieri, Arcangelo Alessio, direttore archeologo, per oltre trent’anni responsabile della zona per la Soprintendenza Archeologica. «Nella zona presa in esame, quella alle spalle dell’abside della chiesetta di San Pietro Mandurino, non si scava dagli anni ’90: in quella circostanza l’intervento fu limitato. Vennero alla luce resti abitativi databili in epoca medievale. Lo stesso avvenne nella piazzetta che si trova all’esterno della recinzione. Abbiamo avuto la conferma che quest’area fu molto frequentata in età medievale. Ora, però, si potrà eseguire uno scavo completo, a 360 gradi. Se è vero che l’adrenalina scatta quando si muove la terra, occorre però partire dall’esame della situazione pregressa, affinchè lo scavo possa ricollegarsi con tutto ciò che è stato già portato alla luce».
Ora si spera che l’entusiasmo che sta generando l’avvio della nuova campagna di scavi, non solo fra gli addetti ai lavori, possa essere contagioso, sino, magari, a coinvolgere anche l’Università di Lecce, che sinora si è interessata più che altro dei siti messapici del Salento, dimenticando quello di Manduria, che è altrettanto importante.
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E’ in rete la terza puntata del “Prudenzano News”
“La processione arborea di San Pietro in Bevagna
fra rito e Fede”