La secolare processione arborea di San Pietro in Bevagna ritorna il 14 marzo prossimo
“Una sfida all’uomo moderno a comprendere il senso della vita”.
La secolare processione arborea di San Pietro in Bevagna ritorna il 14 marzo prossimo a distanza di cinque anni dall’ultima edizione, nel rispetto di un decreto emanato, il 25 giugno del 2009, dall’allora vescovo di Oria, mons. Michele Castoro. Un suggestivo pellegrinaggio a cui, nel corso dei secoli, si ricorreva per impetrare, con la preghiera e la penitenza, la pioggia nei periodi in cui la siccità minacciava i raccolti. Per ottenere l’acqua, elemento vitale della natura umana, si chiedeva l’intercessione del santo apostolo Pietro, al quale è dedicato un santuario nell’omonima località turistica mandurina. Secondo una leggenda, Pietro, partito (con Marco e Andrea) per mare da Antiochia, alla volta di Roma, per adempiere alla sua missione evangelizzatrice, incontrando una tempesta, fece naufragio in territorio di Bevagna, intorno all’anno 44 d.C. Pentito del tradimento a Gesù, dalle sue copiose lacrime sgorgò il rigagnolo Chidro. Con quelle acque, sempre secondo la leggenda, Pietro battezzò Fellone, re dei Fellinesi.
Il santuario ha custodito a lungo un’effigie di San Pietro ritenuta miracolosa (poi è stata trafugata e sostituita). A lui, che si ritiene potente e miracoloso, la gente, nei secoli, si è rivolta affinchè intercedesse per ottenere dal Signore la grazia: la pioggia che avrebbe salvato i raccolti.
In cambio i fedeli offrono preghiere e penitenze. Una, in particolare, ha reso quasi unico questo pellegrinaggio: dalla località di San Pietro in Bevagna sino a Manduria (circa 12 chilometri), migliaia di persone portano sulle spalle, oltre al simulacro del santo, grossi tronchi di alberi, che, attraverso la fantasia popolare, vengono arricchiti da immagini sacre, altarini e sinanche gli attrezzi che si usavano nei lavori in campagna. E’ così che la processione di San Pietro ha acquistato questa sua connotazione arborea.
Un rito senza eguali, che continua a poggiarsi sulla fede autentica della gente. Sicuramente non lo si offre ancora al Cristo Redentore come richiesta dell’acqua per restituire vita a campi, ma di quell’acqua che estingue la sete di giustizia, di bontà e di pace. Un “popolo in cammino” verso la Fede, proprio come il figliol prodigo che si incammina verso la casa paterna, in cui il Padre concede il perdono al figlio pentito.
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