La pittura di questo giovane creativo è tematicamente completa: surrealismo e realismo, finzione e verità
L’estate scorsa, passeggiando nella piazza delle Perdonanze a San Pietro in Bevagna, abbiamo conosciuto una giovane promessa della pittura locale. Si tratta di Daniele Bianco, artista originario di Nardò, la cui poetica abbiamo approfondito recentemente attraverso una chiacchierata svoltasi nella saletta di un noto bar del centro di Manduria.
Daniele nasce nel 1982 in Germania, ad Aschaffenburg, ma è residente a Nardò dal 1990. Frequenta tra il 1997 e il 2001 l’istituto d’arte cittadino (sez. Architettura e arredamento), studiando soprattutto Disegno dal vero e avvicinandosi al colore solo negli ultimi anni di frequenza. Tra il 2001 e il 2007 egli frequenta l’Accademia di Belle Arti di Lecce e matura progressivamente una reale confidenza con la pittura: la sua figura di riferimento, cioè il prof. Antonio Elia (docente di Anatomia Artistica) lo aiuta a comprendere che il disegno. lungi dall’essere mera espressione di abilità manuale, prevede anche lo sviluppo di un’adeguata capacità concettuale. Il disegno è infatti una sorta di crogiuolo in cui si fondono le conoscenze e le competenze reali dell’artista: dal suo sviluppo si può comprendere molto sulle effettive capacità dell’operatore.
Avvicinatosi subito, e in modo del tutto naturale alla pittura di paesaggio, Daniele Bianco decide di approfondire la sua personale ricerca in direzione dello studio del paesaggio salentino, familiare e riconoscibile, ma personalmente interpretato secondo la sua visione poetica. Esso non è mai un paesaggio riprodotto “fotograficamente”, ne’ secondo un realismo di maniera: sempre mosso, appassionato, vibrante, e connotato essenzialmente da tonalità cromatiche calde, sotto la tersa luce meridiana. Si consideri, in questo senso, la “Cavalcata a Torre Uluzzu” (che vediamo nella foto in basso): il pittore vi ha riprodotto, con un taglio prospettico non convenzionale, un paesaggio ben noto, spesso frequentato in solitaria alla ricerca di nuove suggestioni visive e “sentimentali”, e perciò riprodotto in termini abbastanza fedeli. Al suo interno, la donna a cavallo, e il cane che la segue, rappresentano a loro volta piccoli, felicissimi inserti di vita e colore.
Le torri costiere salentine, memorie della presenza militare vicereale nel Sud Italia, affascinano da sempre il pittore, per gli echi di antichi eventi bellici, legati agli sbarchi dei corsari turchi e alla difesa dell’entroterra da parte delle milizie cristiane. L’artista è altresì fortemente suggestionato dal “limen” che divide la terra dal mare, il certo dall’incerto, la realtà dal mito, che, in questo senso, non può che essere quello di Ulisse. Altro tema caro al nostro creativo è quello della cultura popolare salentina.
Di questa serie fanno parte dipinti come “La Tarantata” (nella foto in alto), commissionati all’artista da un operatore culturale di Nardò, Marcello Gaballo, direttore della prestigiosa rivista di cultura salentina “Il delfino e la mezzaluna” e animatore della Fondazione Terra d’Otranto.
Daniele Bianco ha illustrato, con una serie di disegni ad inchiostro di china e con 4 dipinti, l’ultimo numero della predetta rivista (ottobre 2014); i disegni ad inchiostro illustrano, in particolare, il “Mito di Aracne”. Questi ultimi sono tutti ad alto potenziale drammatico, perchè drammatico è l’esito della vicenda che illustrano, la triste conclusione della storia di una rivalità tra una dea e una fanciulla. Nelle scene che riproducono le fasi salienti della vicenda mitica, niente è lasciato al caso, neanche nell’ambientazione: l’artista si è meticolosamente documentato su interni, arredi e costumi del contesto storico di riferimento (Grecia Antica) per conferire alla sua interpretazione il massimo della fedeltà storica, evitando ogni genericità. Vibranti e drammatiche anche le scene della “Tarantata”, coloratissime e cariche di umanità, mai realistiche nel senso canonico del termine, mai virtuosistiche.
Completa la produzione di Daniele Bianco una serie di opere di soggetto fantastico e surreale, che partono però sempre da un riferimento naturale, poi trasfigurato in modo assolutamente personale.
La pittura di questo giovane creativo è dunque tematicamente completa: surrealismo e realismo, finzione e verità. Molto apprezzata dai turisti, in generale, la sua originalissima pittura su tegole, in cui ritroviamo le caratteristiche salienti della pittura su tela: una esplosione di colori, nella luce mediterranea. Ce n’e’ a sufficienza per pronosticare, al di là dei risultati attuali, un futuro ricco di gratificazioni.
Nicola Morrone
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