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11/04/2015 08:00:36 - Salento - Attualità

Il punto della diffusione del batterio, che rischia di affossare l’olivicoltura salentina

Sono mesi, ormai, che notizie circa lo stato dall’allarme che vede protagonisti gli storici ulivi della nostra terra, il Salento, echeggiano nelle nostre case, tra le nostre strade, nella nostra cara regione, nella nostra amata terra e in tutta l’Italia e l’Europa stesse, con triste e spaventosa prepotenza.
L’incubo e’ iniziato, secondo il parere dei nostri scienziati, quando l’ormai noto batterio Xylella fastidiosa è giunto nelle nostre terre a bordo di piante di oleandro provenienti dalla Costa Rica; il contagio ha avuto modo di scatenarsi per mezzo del trasporto del batterio per via dell’insetto vettore Philaenus spumarius noto come “Sputacchina”: tantissimi sono stati gli ulivi del Salento vittime di tale contagio, come pesanti e destabilizzanti sono state le immediate conseguenze di questa catastrofe, a partire dal piano messo in atto dal Commissario straordinario per l’emergenza Giuseppe Silletti.
Tale piano prevede la suddivisione del Grande Salento in aree specifiche, a secondo dei maggiori o minori danni compiuti dal patogeno, e della diversa intensità dello stesso piano d’azione previsto.
Tutti i comuni della provincia di Lecce (un’estensione di oltre duecentosessantamila ettari) rientrano nella zona infetta, in cui è annesso anche il focolaio di Brindisi, e per la quale è previsto il provvedimento più estremo: eradicazione, che coinvolgerà anche il focolaio nel comune di Oria e i terreni di ben sedici comuni leccesi (Arnesano, Campi, Carmiano, Copertino, Guagnano, Lecce, Leverano, Monteroni, Nardò, Novoli, Porto Cesareo, Salice Salentino, Squinzano, Surbo, Trepuzzi,Veglie).
In un’ulteriore area denominata “zona cuscinetto” (comprendente i comuni Cellino San Marco, San Donaci, San Pancrazio Salentino, San Pietro Vernotico, Torchiarolo, Oria, Francavilla e i comuni tarantini di Avetrana e Manduria) verranno realizzati interventi agronomici e fitosanitarial, al fine di cercare di difendere tale area e di mantenerla indenne da Xylella.
L’ultima area delimitata dal piano è la zona di profilassi, o «cordone fitosanitario»: in cui si tenterà di prevenire e quindi fermare una presunta avanzata del batterio verso il Nord della regione. In questa zona rientrano i comuni di Erchie, Latiano, Mesagne, Torre Santa Susanna, Oria e Francavilla Fontana, Avetrana, Manduria, Maruggio, San Marzano, Sava e Torricella.
Infine, nel «cordone» verranno effettuati gli stessi interventi della zona cuscinetto, ovvero migliaia di alberi da abbattere.
Certamente, davanti alla prospettiva di un rischio di contagio cosi’ alto e imprevedibile la formulazione di tale piano potrebbe apparire ragionevole, incontestabile, conforme alla morale di legittima difesa e prevenzione per i paesi di tutta l’Unione Europea. Certo, peccato che sia l’Italia la prima vittima della mancanza di controlli alle frontiere dell’Unione europea da dove è arrivata la malattia; peccato che sia anche l’Italia uno dei Paesi membri, e che le sollecitazione dell’Ue urgano solo in ambito d’intervento estremo, di eradicazione, eliminazione totale delle piante infette, senza il minimo riguardo alle conseguenze che una simile azione brutale potrebbe avere, e senza l’opportuno riconoscimento di alcun contributo per gli imprenditori olivicoli che finirebbero immediatamente per strada, come se tale emergenza fosse stata causata da queste persone, sulle cui spalle ne ricadrebbe tutto il peso, e la cui sopravvivenza ne verrebbe immancabilmente compromessa.
Semplicemente per continuare a garantire un futuro, e per cercare di prevenire un ingiusto e non meritato collasso delle imprese olivicole, delle cooperative, dei frantoi e dei vivai pugliesi, dovrebbe essere resa possibile (su urgenti e continue sollecitazioni dei nostri politici) la dichiarazione di “Stato di calamità naturale”, con il quale sarebbero immediatamente innescate urgenti misure di sostegno; invece, pare che la nostra cara comunità abbia finanziato esclusivamente il piano d’eradicazione, senza lasciare il minimo spazio alla scienza, alla ricerca di una possibile soluzione, attraverso lo studio, la
perspicacia e l’intelligenza dei nostri ricercatori, pugliesi e non solo.
Sconvolgente è stata la dichiarazione del direttore generale di Efsa –Autorità Europea per la sicurezza alimentare- nella quale sottolinea che all’Efsa non è mai stato chiesto di produrre un parere scientifico sulla eziologia (rapporto causa-effetto) della malattia del disseccamento rapido degli ulivi, in modo da trovare una possibile soluzione.
Infine, la ciliegina sulla torta in questa triste situazione, è stato il piano d’azione promosso dal ministro francese delle Politiche Agricole Le Foll, che blocca l’importo di vegetali dalla Puglia per frenare il rischio di contagio sul territorio nazionale del batterio Xylella, la replica dell’omologo italiano Maurizio Martina è stata immediata, «Difenderemo i nostri interessi nazionali».
«Una decisione arbitraria assunta al di fuori del diritto comunitario che rischia di scatenare una guerra commerciale senza precedenti» è stato il commento di Coldiretti. «Il principio della libera circolazione delle merci è fondamentale per l’
esistenza del mercato unico e vieta qualsiasi ostacolo di carattere discriminatorio a tal fine. Una deroga è prevista da un articolo del Trattato di Lisbona a tutela della salute e della vita delle persone. Quella deroga, alla quale evidentemente si riferisce il decreto francese, è utilizzabile in situazioni eccezionali e va interpretata in maniera del tutto restrittiva e limitata a quanto strettamente necessario». È in sintesi il pensiero espresso in un’intervista alla Gazzetta del Mezzogiorno da Ennio Triggiani, docente ordinario di Diritto dell’Unione europea all’Università di Bari.
Che la Francia abbia colto l’occasione di indebolire il mercato, appellandosi a una deroga discutibilmente applicabile, attaccando slealmente la concorrenza della nostra regione, il cui olio e vino da sempre hanno primeggiato nel mercato dell’Unione Europea?
«Lo Stato che intende utilizzare la deroga deve ampiamente motivare le ragioni scientifiche della stessa, avendo l’onere di dimostrare che l’effettiva finalità del provvedimento non presenti carattere discriminatorio» sostiene Triggiani: cosa che la Francia, pur appellandosi alla deroga, non ha dimostrato, dal momento che pareri e approfondimenti scientifici non hanno
avuto possibilità d’attuazione.
Ma se pure il nostro mercato e la nostra economia, come sostiene Martina, in una fase politico-economica così delicata ne rimanessero gravemente colpiti; se pure i nostri olivicoltori finissero improvvisamente per strada, senza alcun tipo di sostegno, senza nessun diritto, senza tutela alcuna; se pure tutte le nostre imprese fallissero, se non avessero più la possibilità d’investire e di produrre pregiatissimi prodotti stimati e apprezzati da tutte le culture; se pure l’Italia perdesse grandi quote di mercato e ingenti stime di profitti, tutto questo cosa sarebbe davanti alla più crudele ed egoista distruzione di secoli e secoli di storia? Cosa sono gli interessi economici davanti all’erosione e all’abbattimento di un simbolo, dell’identità culturale di un Popolo che vanta cultura e tradizioni bellissime, che ha sofferto e continua a soffrire tanto, dall’impianto del depuratore con scarico nel mare all’abbattimento dei suoi ulivi: maestosi giganti del passato, testimoni di fulgenti pagine di storia, Padri dei nostri padri… Se davvero fossero abbattuti tutti e trentacinquemila, cosa resterebbe del Salento?
Senza la sua anima, cosa resterebbe di un uomo?
 
Chiara Dostuni

 

 

 

 

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E’ in rete la sesta puntata del “Prudenzano News”
“Miki Formisano, un uomo in un corpo di donna con una storia da raccontare”

 











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