Sarebbe stata eretta nel 1611 per volere di Donato Ricchiuti
In piazza della Pietà, nei pressi della via per San Pietro in Bevagna, è ubicata una cappella di dimensioni ridotte, ben nota ai manduriani:s i tratta della chiesetta della Madonna della Pietà.
Essa si presenta come un vano parallelepipedo imbiancato a calce, dal profilo sobrio, valorizzato in senso decorativo solo nella parte più alta, scandita da una teoria di rosette cui si alternano segni cristiani ancora non ben identificati. Il piccolo vano è orientato ecclesialmente, cioè con ingresso ad ovest e presbiterio ad est. L’interno è anch’esso piuttosto sobrio, valorizzato comunque da due pitture murali raffiguranti San Leonardo e Santa Lucia, e da una tela collocata sulla parete d’altare, raffigurante la Madonna della Pietà, realizzata dal pittore Gaetano Saracino nel 1856.
Le vicende storiche relative alla cappella sono state parzialmente ricostruite da L. Tarentini, che nella sua “Manduria Sacra” vi dedica tre pagine [Cfr. L.Tarentini, Manduria Sacra (Manduria 1899), pp 68-70]. L’erudito, dopo aver fornito una descrizione sommaria della chiesetta, mette in evidenza il fatto che “quando e da chi fu eretta s’ignora assolutamente”, ma avanza comunque una ipotesi di datazione al sec. XVII sulla base degli elementi stilistici. Lo studioso, inoltre, ricorda che la famiglia manduriana dei Ricchiuti aveva fondato nella cappella un “beneficio”, legando cosi ad essa la propria memoria.
Recenti ricerche d’archivio ci permettono adesso di verificare documentalmente le congetture del Tarentini e di precisare “ad annum” la datazione della cappella. Nell’Archivio di Stato di Taranto, come è noto, si conservano, tra gli altri, i protocolli del notaio Battista Erario, che operò sulla piazza di Manduria nel sec. XVII. Nel protocollo del 1611, alla carta 181 recto, è scritto che nei primi mesi dello stesso anno, per volere di Donato Ricchiuti, fu costruita una cappella nei pressi della via di San Pietro in Bevagna, “intitolata sub vocabulo la Madonna dello Spasimo, seu della Pietà”.
L’atto notarile, rogato nel Luglio 1611, precisa anche che alla cappella era annesso un “beneficio” a pro dell’anima di Donato Ricchiuti e dei suoi parenti, e a remissione dei loro peccati. La chiesetta era inoltre gestita da un rettore o cappellano.
L’atto notarile ci permette quindi di precisare la datazione del piccolo luogo di culto e la sua committenza: una lettura più approfondita di tutto il documento potrà riservare al ricercatore altre sorprese.
Tornando ai valori storico-artistici, ci pare opportuno segnalare che la decorazione della cornice sulla sommità della facciata richiama espressamente il repertorio rinascimentale, che fu utilizzato in provincia per lungo tempo, anche quando nelle grandi città si faceva strada la rivoluzione figurativa barocca. Anche le due pitture murali, datate dubitativamente dallo studioso M. Guastella al sec.XVIII, ci pare possano essere retrodatate almeno al sec. XVII, poichè presentano caratteri anch’essi riconducibili alla temperie cinquecentesca (staticità delle figure, sagoma delle nicchie). Solo il dipinto della parete d’altare, dando credito al Tarentini, si può datare con certezza alla seconda metà del sec. XIX [Cfr. M.Guastella, Iconografia Sacra a Manduria (Manduria 2002) p.366]. Esso è opera, come già detto di Gatano Saracino, membro di una famiglia di pittori manduriani di cui non restano che scarne notizie biografiche. Il dipinto d’altare, pur se opera di un pittore modesto, possiede tutto il fascino dell’impronta popolare: i personaggi rappresentati sono caratterizzati dall’intenso patetismo tipico dei pittori “primitivi”.
Segnaliamo che l’opera copre verosimilmente una pittura murale di cui il Tarentini tramanda il ricordo e che sarebbe bello poter apprezzare direttamente, dopo il necessario restauro. Non è da escludere che anche le pareti laterali possano ospitare, sotto lo scialbo, qualche altro dipinto. Il paliotto dell’altare, poi, è un colorato puzzle che riutilizza, in buona parte, antichi partiti decorativi, probabilmente provenienti dalla stessa chiesetta.
La manutenzione del luogo di culto, caduto in abbandono nel sec. XIX, è da diverso tempo affidata alla famiglia Sergi, che riaprono la cappella in occasione della solennità della Madonna della Pietà (prima domenica dopo Pasqua). Di fronte ad essa sosta, nelle fasi conclusive della funzione processionale, il grande simulacro ligneo della Pietà collocato in Sant’Angelo, commissionato molti anni fa dal dott. Soloperto.
Nicola Morrone
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