«Il calcio è un po’ uno specchio della nostra società, la passione sana dei tifosi che si contrappone ai troppi soldi che girano nelle mani sbagliate»
Franco Rossi disse: “Il calcio non è uno sport, non è un gioco e non è uno spettacolo: è un emozione…”
Forti di questa definizione abbiamo cercato un artista per porgli alcune semplici domande, domande che tutti gli amanti del Calcio, almeno una volta nella vita si son posti. Domande alle quali, solo una persona che vive per trasmettere emozioni, può rispondere. Noi abbiamo trovato una grande persona, un nuovo amico: Francesco Canale, meglio conosciuto come Anima Blu.
Ciao Francesco, com’è il tuo rapporto con il calcio?
Quando ero piccolo mi interessavo di più, riuscivo anche a giocare, nonostante la mia diversità: rincorrendo la palla con la carrozzina, o stando in porta (con la “regola” che la rete non valeva se superava la mia testa). Negli ultimi anni non ho seguito molto il calcio, m'interesso, sopratutto, delle tematiche sociali che lo riguardano.
Una domanda che di solito ci poniamo, ma difficilmente troviamo una buona risposta: secondo te, quale ingrediente ha permesso al calcio di diventare così popolare?
Sicuramente dare una risposta è difficile, forse il grande successo è racchiuso nella sua semplicità, in quel qualcosa di primordiale nel rincorrere una sfera. Certo che tutto quello che si è costruito intorno negli anni ha permesso lo sviluppo di questo movimento .
Come ti spieghi il “rafforzamento” del movimento calcistico dopo tutte le notizie di cronaca nera che dovevano distruggerlo?
Il calcio ormai è talmente radicato che in questo momento non credo ci possa essere nulla che possa in qualche modo fermarlo. Da una parte c’è la gente che non rinuncerebbe mai al calcio, dall’altro c’è ormai un sistema che non si può fermare. Obbiettivamente parliamo di un movimento profondamente marcio che è un po’ l’emblema della società capitalista in cui viviamo. Per far crollare il calcio dovremmo far cadere la società. Tsipras aveva addirittura proposto di bloccare il campionato, un po’ come aveva proposto anche Monti. Sicuramente non è la strada da percorrere, ma una pulizia andrebbe fatta.
Di solito chi vede il calcio è sempre alla ricerca di emozioni, positive o negative che possano essere. Secondo te, cosa colpisce il “tifoso medio”?
Quando ero piccolo ho cercato di giocare a calcio in tutti i modi possibili, crescendo mi sono rivolto verso l’arte, ma è chiaro che la fede calcistica, al di là del gioco stesso, è il sentirsi parte di un gruppo, nella sua accezione più pulita. Lo stare insieme, avere degli idoli che fanno quello che tu non puoi fare. Insomma il sentirsi una famiglia in quel momento.
Spesso i calciatori sono chiamati “gli artisti”, forse un paragone troppo spinto?
Credo che possa starci come definizione. Penso che gli artisti si differenziano in due grandi categorie: chi crea arte e chi fa arte. I calciatori possono essere considerati come coloro che mettono in pratica l’arte, l’idea di un’azione, l’idea di fare una determinata cosa in quel momento può sicuramente essere un’azione artistica o un qualcosa che ha le vesti di un azione artistica.
Anche se lo segui marginalmente chi ti ha colpito di questo mondo?
Mi ha sempre colpito la figura di Damiano Tommasi, con il quale ho sfiorato un’intervista per una mia vecchia rivista. Ho ancora una maglia di Buso, l’ex calciatore del Napoli: mi invitarono ad un Inter-Napoli, partita alla quale non ho potuto assistere, ma alla fine della sfida mi portarono la maglia, che non ho neanche lavato e conservo come una reliquia .
Vivi a Lecce da un po’ di anni, un tuo compaesano illustre è Antonio Conte, personaggio molto discusso ma allo stesso tempo un vincente nel suo ruolo. Che impressione hai di lui?
Personalmente non lo conosco, a vederlo dalla Tv mi sta anche simpatico, ma ci sono cose che mi lasciano un po’ perplesso. Magari mi sbaglio ma penso che Conte sia sulla scia di Tavecchio, personaggio che con quello che ha detto non sarebbe potuto diventare in nessun paese presidente federale. Poi ripeto personalmente Conte mi sta simpatico.
Ti volevo lasciare con un piccolo gioco: quali colori si adattano meglio all’attuale movimento calcistico Italiano?
Così di getto ti direi il Bianco e il Nero, allo stesso tempo tanto positivo e tanto negativo. Come dicevo prima è un po’ uno specchio della nostra società, la passione sana dei tifosi che si contrappone ai troppi soldi che girano nelle mani sbagliate».
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E’ in rete la settima puntata del “Prudenzano News”
“Eco-Logica”, viaggio nel mondo della raccolta differenziata
http://www.manduriaoggi.it/cs/?id=7
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