L’assessorato regionale alla Sanità ha annunciato la pubblicazione di una circolare che invita i manager Asl a coprire i turni dei medici per i prossimi 15 giorni in attesa di un piano di accorpamenti che dovrà rimodulare l’offerta ospedaliera
Guardie interdivisionali, accorpamenti, fusioni di reparti e pesanti rischi di infrazioni comunitarie. Il primo giorno di applicazione della direttiva europea 161 del 2014 che blocca i turni non stop dei medici, dichiara la fine dei turni di lavoro superiori a 12 ore e attua il riposo di almeno 11 ore fra un turno e l’altro, lascia reparti ospedalieri più scoperti e molte incognite sul futuro della sanità pugliese. Nell’ultimo incontro in Regione, l’assessorato alla Sanità ha annunciato la pubblicazione di una circolare che invita i manager Asl a coprire i turni dei medici per i prossimi 15 giorni in attesa di un piano di accorpamenti che dovrà rimodulare l’offerta ospedaliera.
Nel frattempo Asl, aziende ospedaliero-universitarie e Irccs pugliesi provano a coprire i turni in corsia come possono, attraverso guardie interdivisionali e doppi turni. Quasi tutti i manager, comunque, si dichiarano pronti a incorrere in infrazioni pur di garantire il servizio pubblico. Critica la situazione nella Asl Bari, dove già da tempo si attuano le guardie interdivisionali e dalla scorsa estate sono cominciati i primi accorpamenti di reparto. È quanto accaduto ai reparti di Chirurgia e ortopedia dell’ospedale di Corato. Decisione identica anche con alcuni reparti dell’ospedale di Altamura. Questa, come spiega anche il direttore generale dell’Asl Bari, Vito Montanaro, è la fase 2 del piano di risposta alla direttiva europea. Oltre gli accorpamenti c’è la fase 3, ovvero la vera e propria fusione di reparti, con chiusura di unità operative negli ospedali più piccoli e trasferimento di personale medico e infermieristico nelle strutture più grandi.
«Dobbiamo prima valutare se c’è la possibilità di fare ulteriori accorpamenti – spiega Montanaro – In caso contrario ricorreremo alle fusioni». Il problema nella più grande Asl pugliese non potrà essere risolto neanche con le nuove assunzioni che porteranno da qui ai prossimi mesi solo 100 medici in più. Le criticità maggiori riguardano i reparti chirurgici e oncologici. È il caso della senologia dell’ospedale San Paolo, a corto di medici. «Ma in questi casi – avvisa il dg - per tutelare la salute che è il bene primario, dobbiamo rischiare di violare la direttiva». La situazione è simile nel resto della Puglia. Nell’Asl Bat si fa sempre più probabile un trasferimento dell’équipe ortopedica dall’ospedale di Canosa a quello di Andria.
Più a sud, nell’Asl Brindisi sono i piccoli ospedali di Fasano, San Pietro Vernotico, Ostuni e Mesagne quelli in cui si prevedono chiusure di reparti, molti dei quali passerebbero nelle strutture più grandi come il Perrino di Brindisi e l’ospedale di Francavilla. A Taranto si prova a risolvere i buchi nei turni attraverso guardie interdivisionali e minore presenza di medici nelle postazioni del 118. Ma sul tavolo del direttore generale, Stefano Rossi, è già pronto un progetto di chiusura dei due pronto soccorso di Grottaglie e dell’ospedale Moscati di Taranto. Il personale entrerebbe a far parte del pronto soccorso del Santissima Annunziata di Taranto.
Anche l’Asl di Lecce si prepara a una grossa rimodulazione di reparti. Diverso, invece, il caso dell’Asl di Foggia. Qui si valuta esclusivamente l’uso di guardie interdivisionali e doppi turni. Difficile attuare accorpamenti o fusioni di reparti nel territorio a causa della sua conformazione geografica.