Stigmatizzabile il gesto del presidente del Consiglio Comunale, Nicola Dimonopoli, che impedisce a Ciak Social di riprendere i lavori, senza neppure fornire una spiegazione valida: non era mai accaduto a Manduria
Dodici consiglieri abbandonano l’aula e la seduta salta: i lavori sono slittati a oggi pomeriggio, ovvero alla data indicata per la seconda convocazione.
All’interno della maggioranza si inasprisce il braccio di ferro. Leo Girardi, parlando a nome di altri 12 dodici consiglieri, ha riproposto due condizioni al sindaco Roberto Massafra.
«Chiediamo l’azzeramento della giunta e il ritorno alla coalizione che ha vinto le elezioni Comunali del 2013» le sue parole. «Queste richieste provengono da un gruppo di 13 consiglieri e non ha uno sparuto gruppetto. Se non ci sarà l’azzeramento della giunta o se non ci saranno le sue dimissioni, domani (oggi per chi legge, ndr), in Consiglio voteremo contro tutti gli argomenti iscritti all’ordine del giorno. Anche perché non sono stati preventivamente concordati in modo democratico».
Terminato l’intervento, 12 di questi 13 consiglieri hanno abbandonato l’aula, facendo venire meno di fatto il numero legale. Dei tredici è rimasto in aula solo il presidente del Consiglio Comunale, Nicola Dimonopoli, il q uale, prima dell’appello, ha preteso e ottenuto dai vigili urbani presenti che l’organo di informazione Ciak Social Tv non riprendesse la seduta. Un attacco alla libertà di informazione di inaudita gravità, che non si era mai verificato in passato a Manduria. A maggior ragione se poi si tien conto che Ciak Social Tv svolge gratuitamente questo servizio, utile a tanti cittadini.
A Girardi ha replicato poi il sindaco Roberto Massafra, anche se la seduta era stata già dichiarata chiusa.
«Abbiamo assistito ad una brutta giornata per la democrazia manduriana» ha esordito Massafra, riferendosi alla decisione del presidente del Consiglio Comunale. «Non è democratico impedire ad un organo di stampa di fare informazione.
In merito alla comunicazione del consigliere Girardi, ribadisco che non accetterò mai strategie politiche ad escludendum oppure veti alla persona. Fatta questa premessa, azzererò la giunta solo a due condizioni: si dimetta innanzitutto anche il presidente del Consiglio, che dovrebbe essere super partes e che invece ha firmato la richiesta dell’azzeramento. E’ incoerente chiedere l’azzeramento della giunta e poi pretendere di conservare la proprio poltrona. Allo stesso tempo, la Lista Girardi deve ritirare il proprio assessore.
Se poi siamo convinti che non ci siano i margini per continuare a tenere in vita l’Amministrazione, allora le tredici firme apposte alla richiesta di azzeramento si trasferiscano ad un documento di scioglimento del consesso».