Non crediamo, infatti, che alla base delle nuove profonde lacerazioni possano esserci motivazioni che vanno oltre le ambizioni di questo o di quell’altro politico
E’ la seconda crisi in appena due anni e mezzo di consiliatura. Dopo il rimpasto dell’estate 2014, polemiche e divisioni lacerano ancora una volta una coalizione che, nell’ultimo anno e mezzo, poteva contare su ben 20 voti in Consiglio su un plenum di 25. Una maggioranza di tipo “bulgara”, che sembrava potesse reggere a qualunque tipo di tempesta e che è invece ancora una volta naufragata sotto il peso dei dissidi e della fame delle poltrone.
Non crediamo, infatti, che alla base delle nuove profonde lacerazioni possano esserci motivazioni che vanno oltre le ambizioni di questo o di quell’altro politico. Non si spiegherebbe, altrimenti, come gli otto che avevano intravisto nel settore dei Lavori Pubblici uno dei problemi di questa coalizione (ricordiamo a settembre la richiesta esplicita dell’avvicendamento dell’assessore Curri o gli interventi nella terz’ultima seduta del consesso elettivo, che rimarcavano in particolare i ritardi in questo settore), ora possano trovarsi alleati proprio con il movimento titolare di questa delega. Non solo: gli otto avevano richiesto, circa un mese fa, l’annullamento delle procedure in atto dei project financing sulla pubblica illuminazione e sul cimitero, gestiti proprio dall’assessorato ai Lavori Pubblici. Martedì, al momento di discutere questi argomenti (compresa la richiesta di dimezzamento delle indennità di sindaco e assessori), gli otto hanno fatto retromarcia. Delle due, l’una: o bluffavano prima, oppure lo fanno adesso. In un caso o nell’altro, non è sicuramente uno spettacolo edificante per la città.
Senza voler per questo emettere dei giudizi sull’operato di questo o di quell’assessore, non possiamo esimerci dall’esprimere la preoccupazione per il futuro dell’Amministrazione. Sempre che si riesca, nei prossimi giorni, a trovare una mediazione fra la richiesta avanzata dai 13 consiglieri (che vogliono far fuori i due partiti entrati in maggioranza nell’estate del 2014), e la posizione di netta chiusura del sindaco (nessun veto alle persone).
Sperare che, all’improvviso, i quindici consiglieri che si erano distinti per la litigiosità nel primo anno della legislatura (se fu necessario un rimpasto, evidentemente dei problemi seri erano emersi già dopo dodici mesi), possano all’improvviso brillare per armonia e per un nuovo gioco di squadra è davvero azzardato.
«Sindaco, verifichi se vi sono le possibilità per dipanare dualismi e contrapposizioni» sono state le parole del consigliere di minoranza, Luigi Morgante, che l’altro ieri ha annunciato di essere stato nominato coordinatore provinciale del Nuovo Centro Destra-Area Popolare. «Se riuscirà a superare anche questa crisi, considerato che nessuno dei consiglieri di maggioranza vuole andare a casa, continui ad amministrare Manduria. Da parte mia, pur restando in minoranza, c’è la disponibilità a collaborare sugli argomenti di maggiore rilevanza: dal depuratore, alla Bradanico-Salentina, alla sanità. Altrimenti, si dimetta prima del primo febbraio, per evitare un commissariamento di oltre un anno e un nuovo periodo di agonia per la città».